Massimo risultato col minimo sforzo, per il Bari una vittoria di “realismo”
Tre punti importanti, presi con una partita “sporca” contro un avversario non scontato. Ora sotto con i big match
giovedì 3 febbraio 2022
Vincere quella che era la seconda trasferta in tre giorni o-1 con un'autorete: risultato massimo, sforzo minimo. A voler essere parecchio cinici e altrettanto realisti, in questo momento per il Bari non c'era risultato migliore. I biancorossi escono con tre punti fondamentali dal campo del Monterosi Tuscia, e soprattutto senza la spia della riserva accesa. E di energie, in questo lungo e intenso febbraio, ce ne sarà parecchio bisogno. Un po' di sano principio di realismo, freddo ma sempre molto utile, a metà del percorso in campionato non può fare che bene.
Insomma, quanto basta per guardare agli sviluppi di un delicato turno infrasettimanale con moderata soddisfazione. Mignani ha, giustamente, parlato di una partita complessa, su un campo difficile e contro un avversario non scontato. Sebbene la classifica parli di un Monterosi a ridosso della zona playout, fin qui i laziali hanno dimostrato buona organizzazione, discreti livelli di gioco e un'attitudine particolarmente spiccata al "giant killing" (chiedere all'Avellino). Ce n'era abbastanza per temere un trappolone che, fortuna per i biancorossi (di verde vestiti per l'occasione), non si materializza. Anche grazie a un azzeccato calcolo e al dosaggio delle forze; anche stavolta Mignani la indovina.
Il primo tempo va via fra ritmi lenti e qualche sbadiglio. Il Bari pressa alto, costringe il Monterosi al lancio lungo e si fra vedere un paio di volte (nulla di trascendentale) con Antenucci. Da annotare, fra gli aspetti positivi, c'è la prova di D'Errico sulla trequarti, dove l'ex Monza replica fedelmente i passi di Botta, fra sacrificio, quantità e qualità in fase offensiva. il Monterosi, dalla sua, mette in pratica una partita ordinata e attenta, grazie al 4-4-2 di Menichini che copre bene gli spazi e qualche timida preoccupazione la dà in ripartenza; a metà tempo Terranova stende Ekuban in area, ma per l'arbitro non c'è rigore. Il Bari ringrazia.
I galletti hanno pazienza, e basta una mezza fiammata per spaccare la partita. A pensarci è ancora una volta il solito Cheddira, sonnacchioso fino a quando, al 44', decide di prendere palla nella sua metà campo, strappare in velocità, seminare la difesa laziale e mettere in mezzo per Scavone; la scivolata di Verde toglie al centrocampista ospite il disturbo di appoggiare in rete, l'autogoal più classico e beffardo premia un Bari sparagnino ma straordinariamente concreto.
Poco o nulla accade nella ripresa: Cheddira si fa parare da Alia un destro pericoloso, il neo entrato (ex di turno) Costantino sporca i guantoni dell'altrimenti inoperoso Polverino. Il Bari la controlla bene, mostrando un deciso passo avanti rispetto alla sofferta vittoria contro la Paganese. Fondamentale appare l'inserimento, rapido ed efficace, di Maiello nelle geometrie di Mignani: l'ex Frosinone si vede poco, ma è prezioso nel dare equilibrio tattico a una squadra che rischia lo sbilanciamento in avanti, ed è giudizioso nell'amministrare il possesso. Ringrazia Maita, riportato in posizione di mezzala destra, suo ruolo naturale a cui, però, sembrerebbe doversi riabituare dopo un girone d'andata giocato da play.
Il resto? Poco o nulla. Si vede Misuraca nel finale, e l'impatto è di quelli positivi. Bene anche Gigliotti in difesa, dove prende il posto di un Celiento apparso spaesato a Pagani, e la coppia Pucino-Mazzotta sulle fasce, più attenta a contenere che a proporsi. Ma, è evidente, con quattro assenze pesantissime (Frattali, Ricci, Botta e Paponi), tanti impegni ravvicinati e una condizione atletica da rimettere a posto dopo il Covid e la lunga sosta, probabilmente di più non era lecito chiedere ai galletti.
Tutte energie risparmiate in vista della delicata sfida interna di domenica contro il Messina, che precederà gli scontri ad alta tensione con Monopoli e Turris, due delle pian vicine inseguitrici della banda di Mignani. Per ora è importante vincere, mettere punti e tenere le avversarie a distanza di sicurezza; il "come", in questo momento, conta davvero il giusto. Con la consapevolezza che i campionati vincenti passano anche dalle partite brutte, sporche e cattive; e il Bari anche su questo sta facendo passi avanti.
Insomma, quanto basta per guardare agli sviluppi di un delicato turno infrasettimanale con moderata soddisfazione. Mignani ha, giustamente, parlato di una partita complessa, su un campo difficile e contro un avversario non scontato. Sebbene la classifica parli di un Monterosi a ridosso della zona playout, fin qui i laziali hanno dimostrato buona organizzazione, discreti livelli di gioco e un'attitudine particolarmente spiccata al "giant killing" (chiedere all'Avellino). Ce n'era abbastanza per temere un trappolone che, fortuna per i biancorossi (di verde vestiti per l'occasione), non si materializza. Anche grazie a un azzeccato calcolo e al dosaggio delle forze; anche stavolta Mignani la indovina.
Il primo tempo va via fra ritmi lenti e qualche sbadiglio. Il Bari pressa alto, costringe il Monterosi al lancio lungo e si fra vedere un paio di volte (nulla di trascendentale) con Antenucci. Da annotare, fra gli aspetti positivi, c'è la prova di D'Errico sulla trequarti, dove l'ex Monza replica fedelmente i passi di Botta, fra sacrificio, quantità e qualità in fase offensiva. il Monterosi, dalla sua, mette in pratica una partita ordinata e attenta, grazie al 4-4-2 di Menichini che copre bene gli spazi e qualche timida preoccupazione la dà in ripartenza; a metà tempo Terranova stende Ekuban in area, ma per l'arbitro non c'è rigore. Il Bari ringrazia.
I galletti hanno pazienza, e basta una mezza fiammata per spaccare la partita. A pensarci è ancora una volta il solito Cheddira, sonnacchioso fino a quando, al 44', decide di prendere palla nella sua metà campo, strappare in velocità, seminare la difesa laziale e mettere in mezzo per Scavone; la scivolata di Verde toglie al centrocampista ospite il disturbo di appoggiare in rete, l'autogoal più classico e beffardo premia un Bari sparagnino ma straordinariamente concreto.
Poco o nulla accade nella ripresa: Cheddira si fa parare da Alia un destro pericoloso, il neo entrato (ex di turno) Costantino sporca i guantoni dell'altrimenti inoperoso Polverino. Il Bari la controlla bene, mostrando un deciso passo avanti rispetto alla sofferta vittoria contro la Paganese. Fondamentale appare l'inserimento, rapido ed efficace, di Maiello nelle geometrie di Mignani: l'ex Frosinone si vede poco, ma è prezioso nel dare equilibrio tattico a una squadra che rischia lo sbilanciamento in avanti, ed è giudizioso nell'amministrare il possesso. Ringrazia Maita, riportato in posizione di mezzala destra, suo ruolo naturale a cui, però, sembrerebbe doversi riabituare dopo un girone d'andata giocato da play.
Il resto? Poco o nulla. Si vede Misuraca nel finale, e l'impatto è di quelli positivi. Bene anche Gigliotti in difesa, dove prende il posto di un Celiento apparso spaesato a Pagani, e la coppia Pucino-Mazzotta sulle fasce, più attenta a contenere che a proporsi. Ma, è evidente, con quattro assenze pesantissime (Frattali, Ricci, Botta e Paponi), tanti impegni ravvicinati e una condizione atletica da rimettere a posto dopo il Covid e la lunga sosta, probabilmente di più non era lecito chiedere ai galletti.
Tutte energie risparmiate in vista della delicata sfida interna di domenica contro il Messina, che precederà gli scontri ad alta tensione con Monopoli e Turris, due delle pian vicine inseguitrici della banda di Mignani. Per ora è importante vincere, mettere punti e tenere le avversarie a distanza di sicurezza; il "come", in questo momento, conta davvero il giusto. Con la consapevolezza che i campionati vincenti passano anche dalle partite brutte, sporche e cattive; e il Bari anche su questo sta facendo passi avanti.