Perché quello tra Bari e Salerno non è solo un gemellaggio sportivo

Abbiamo provato a guardare dentro il reciproco sentimento di stima e affetto tra gli abitanti delle due città

lunedì 11 novembre 2024 17.23
A cura di Gianluca Battista
Si è scritto, detto e visto di tutto sul gemellaggio che domenica 10 novembre ha letteralmente colorato Salerno. Le due tifoserie, quella biancorossa a quella salernitana, sono unite da un rapporto di fratellanza dal 1983, ma quel che stupisce è l'amicizia autentica tra la gente comune.

Abbiamo incontrato centinaia di baresi sul lungomare e sul corso principale di Salerno, anche nella Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII e nella meravigliosa cripta barocca, una chicca artistica di primissimo livello. Per le strade di Salerno abbiamo respirato, per l'ennesima volta a dirla tutta, amicizia, rispetto, condivisione non tra tifosi, ma tra la popolazione comune di due città molto simili eppure con loro peculiarità che ben le distinguono.

Quella di domenica scorsa è stata sì una festa, ma è stato anche e soprattutto un incontro tra gente di mare, tanto per citare un classico della musica leggera italiana, che si vuol bene. "Ha vinto lo sport", si direbbe con nauseabonda retorica, ma alla fine di quella giornata, a mente fredda, resta esattamente questo.
Polizia rilassata, steward che si intrattenevano con le due tifoserie, giovani, adulti ed anziani con le sciarpe ed i simboli al collo delle due squadre che si confondevano.
Non c'era un margine tra settori, non c'era nemmeno la volontà di stare lontani. C'era solo una necessità di sentirsi vicini, di vivere a contatto quella giornata, quella partita, quei cori, quei sorrisi.

Sul campo ha vinto il Bari, fuori dallo stadio e sugli spalti entrambe le tifoserie. Ma hanno vinto le due città, unite finanche da destini sportivi comuni. "Chi si somiglia, si piglia", dice il proverbio, ed è così anche in questo caso. Salerno e Bari "fratelli nella vita non solo alla partita" come recitava lo striscione srotolato dalla Nord dalla tifoseria barese.
Il calcio si è fatto in questi 41 anni strumento per avvicinare due popoli che per vocazione si sarebbero reciprocamente eletti come amici fraterni probabilmente anche in altre circostanza, senza questo pretesto.

A marzo toccherà ai salernitani invadere Bari con il loro granata, figli di uno stesso cielo, attesi mai come ospiti ma sempre come qualcuno che torna a casa sua. E chi non lo ha capito, chi guarda solo alla partita del pallone non comprendendo tutto questo entusiasmo, è fuori contesto, monade in un mare d'amicizia.