Reggiana-Bari, la vigilia di Vivarini: «Questa è "la partita". Sentiamo la responsabilità»

Il tecnico: «C'è grande concentrazione, giochiamo senza speculare. Primo subentro? Il difficile è stato conciliare caratteristiche degli uomini e idee tattiche»

martedì 21 luglio 2020 18.33
A cura di la redazione
«Questa è la partita che volevamo. Le finali si giocano al massimo, con tutte le forze a disposizione. Le semifinali si gestiscono, cercando di arrivare a una partita come questa. Ci siamo preparati tutto l'anno per questa partita, sotto l'aspetto tattico, mentale, fisico. Quest'anno è stato particolare, la sosta lunghissima ci ha fatto perdere un po' del lavoro di squadra ma stiamo sopperendo con le individualità. Grande merito a tutti i calciatori, che in questo periodo hanno mostrato valori di altissimo livello, umano e sportivo. Ce la andiamo a giocare con rispetto per l'avversario, al massimo della forza, dell'esuberanza, del coraggio, cercando di dare il massimo». In casa SSC Bari è mister Vincenzo Vivarini a suonare la carica in vista della finale di domani contro la Reggio Audace. Alle 20:45 il fischio d'inizio dell'ultimo atto playoff per stabilire chi seguirà Vicenza, Monza e Reggina in serie B.

Una partita attesissima da una città che ha tanta voglia di tornare lì dove si era interrotto il discorso: «Sentiamo la responsabilità e l'entusiasmo, faccio fatica ad andare in giro perché tutti sono presi da questo obiettivo. Una bella responsabilità - dice Vivarini ai canali ufficiali del club. Ieri in campo durante l'allenamento non si sentiva una parola; tutti sono concentrati sulla partita dell'anno, c'è poco da lavorare in questo senso. La finale si gioca senza speculare, dando il massimo. Nessuno si tirerà indietro. Se avessimo avuto la possibilità di giocare col pubblico mi sarebbe dispiaciuto non scendere in campo al San Nicola. La spinta dei nostri tifosi ci avrebbe portato alla vittoria. Per Bari sarebbe stato veramente entusiasmante vedere lo stadio in una finale playoff».

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Vivarini prosegue: «La semifinale si gestisce, perché devi arrivare bene ai tempi supplementari ed eventualmente ai rigori. Contro la Carrarese dovevamo calcolare ogni forza; la squadra ha risposto bene. Abbiamo fatto una buona prestazione, dimostrando un buon gioco e creando molte occasione. Meritato il passaggio del turno; la Carrarese - come tutte le altre nostre avversarie - ha fatto una prestazione di altissimo livello. Soffrire è anche il bello del calcio».

Una partita che arriva a conclusione di un campionato strano, contraddistinto dal lungo stop per il Covid-19: «Dobbiamo pensare alla prossima soddisfazione. I ragazzi si stanno esprimendo ad altissimo livello individuale; abbiamo perso un po' di sincronia nei movimenti, lo abbiamo sofferto ma stiamo facendo bene con le individualità. Ci dobbiamo proiettare a questa finale, che sarà una bella partita da giocare. Nella Reggiana ogni calciatore ha le caratteristiche adatte a quel tipo di gioco. Non ha senso prendere calciatori di altissimo livello senza un progetto tattico; non ha senso prendere difensori abituati a giocare bassi se si vuol giocare alti. Loro sono stati molto bravi ad avere una coerenza tattica. Noi abbiamo le nostre armi per fare una partita sopra le righe. Devo fare i complimenti al mio amico Alvini, che conosco bene e stimo tanto. Ha creato un meccanismo di squadra, ha avuto la capacità di coniugare le caratteristiche dei giocatori al progetto di gioco. Un sistema efficace di organizzazione di squadra, ha anche grandi individualità, gli attaccanti sono molto validi. Stiamo lavorando con lo staff per curare al minimo le situazioni di campo, per dare ai calciatori la sicurezza necessaria in queste partite».

Guardando in retrospettiva alla stagione che si concluderà domani, Vivarini analizza: «Questo è stato il mio primo subentro, ho avuto le difficoltà maggiori nel combinare le caratteristiche dei calciatori con il mio progetto tattico. Ho lavorato molto su questo aspetto, ho fatto tanto lavoro per trovare una logica giusta per questa squadra. L'equilibrio c'è sempre stato, mi è mancata un po' l'esuberanza in fase offensiva che a me piace. Abbiamo fatto un po' fatica su questo aspetto, la mia caratteristica da quando alleno. A Empoli ero riuscito a fare la squadra che volevo io, facevamo partite totalmente offensive; è stata una squadra che ha vinto facilmente il campionato. Quest'anno si è dovuto speculare su ogni singolo giocatore, ma è sempre un lavoro molto affascinante, soprattutto se non si è superficiali».