Scarico e senza cambi, il nuovo Bari di Carrera incontra le vecchie difficoltà

La sconfitta interna contro il Potenza fa piombare il biancorossi di nuovo nelle antiche incertezze. La sfida all’Avellino si complica

lunedì 8 marzo 2021 9.36
A cura di Riccardo Resta
Cercava nuove conferme, e invece ne trova di vecchie. Il Bari di Massimo Carrera, dopo tre vittorie e un pareggio, conosce la prima sconfitta della rinnovata gestione tecnica, che fa molto male. Il Potenza passa 0-2 al San Nicola e infligge ai galletti una lezione pesante da metabolizzare. Basta un tempo alla squadra di mister Fabio Gallo per mettere guinzaglio e museruola a un Bari scarico, senza idee, sceso in campo già sulle gambe.

Certo, l'arbitro Di Graci mette in discesa la partita dei lucani concedendo al 10' un rigore molto fiscale per un fallo di mano di Celiento, che la colpisce col braccio attaccato al corpo e a distanza ravvicinata rispetto a Mazzeo al momento del tiro. Baclet è freddo dal dischetto, e per il Bari è già notte fonda.

Il discutibile arbitraggio del fischietto fiorentino, però, non deve essere un alibi. Lo stesso Carrera nel post gara ha, giustamente, dato all'episodio un'importanza relativa, preferendo analizzare il primo tempo horror dei suoi. «Eravamo troppo statici, gli attaccanti volevano la palla sui piedi senza attaccare la profondità. Così si fa fatica a far male all'avversario», ha detto il mister. Una chiave di lettura centrata per analizzare tutto quello che non è andato nell'approccio dei biancorossi; stavolta neanche il lancio lungo su Cianci funziona, la gabbia dei difensori lucani è stretta e impermeabile. Da parte sua, invece, il Potenza aggredisce i portatori di palla avversari, "accanendosi" sullo spaesato Lollo per distruggere le timide offensive del Bari e ripartire con contropiedi micidiali. L'azione che porta al raddoppio di Baclet è da far vedere in sala video: la triangolazione fra Di Livio e Mazzeo lascia i difensori di casa immobili come statue di sale, e consegna ai lucani un colpaccio inatteso, ma non immeritato.

I perché di questa sconfitta sono tanti, ma due fatti emergono su tutti. Innanzitutto, la maggiore voglia della squadra di Gallo, che scende in campo con la ferocia di chi deve conquistare un obiettivo importante come la salvezza, e giocando una vera e propria finale. L'obiettivo del Bari – il secondo posto – è ben più nobile di quello dei rossoblù, ma in campo non si è visto. E non è la prima volta che il Bari toppa sul più bello.

La prestazione senza vigore dei pugliesi si spiega anche con l'esiguità delle soluzioni in panchina. Carrera ricorre alla stessa formazione di quattro giorni prima contro la Juve Stabia, a sua volta diversa da quella del derby con il Foggia solo per Sabbione, Ciofani e Maita. Sotto di due goal, il tecnico si gira in panchina e vede il solo Rolando fra gli uomini capaci di fare la differenza. L'ingresso dell'ex Reggina al posto dello spento D'Ursi rivitalizza la manovra del Bari, che a metà ripresa ha l'occasione di riaprirla con Antenucci; il bomber tradisce e centra Marcone da zero metri. Poco dopo Cianci testa i riflessi del portiere sparandogli quasi addosso da buona posizione.

Il resto? Poca roba. Carrera può scegliere fra un manipolo di giovani ancora acerbi e l'esperienza di Bianco, il cui ingresso al posto di Lollo nulla toglie e nulla aggiunge alla farraginosa manovra dei padroni di casa. Senza Maita a dare brio al centrocampo e a trainare le prestazioni di De Risio, la via mediana del Bari è un buco nero. Lo stesso Marras, mattatore nell'infrasettimanale, appare la controfigura di se stesso; capita spesso in questa stagione bipolare del numero 10 biancorosso, troppo ingenuo anche quando rimedia, infierendo su Sepe già a terra, il primo dei due gialli della sua partita.

Fin qui l'entusiasmo dovuto al cambio di guida tecnica e ai buoni risultati ottenuti aveva mascherato il grande vuoto di questa rosa, ma il fatto che Carrera scelga di operare solo due dei cinque cambi disponibili, rinunciando anche a mandare in campo Candellone nelle battute finali, è sintomatico della povertà del roster.

Il nuovo mister nelle prime giornate della sua gestione ha potuto contare sull'effetto scossa e sull'orgoglio dei suoi, ma alla lunga i problemi strutturali vengono fuori. Motivo per cui, se vorrà proseguire sulla sua nuova strada, Carrera dovrà liberarsi dei vecchi fantasmi e dare al Bari nuove certezze di cui alimentarsi. Un compito non facile per una squadra che tende a cadere sempre in vecchi errori, ma l'incessante marcia dell'Avellino deve necessariamente essere da stimolo per questo finale di regular season. Non centrare neanche il secondo posto, ora lontano 4 punti, sarebbe un pessimo viatico per tentare l'impresa playoff.