Senza vittorie né sconfitte, un Bari “nascosto” sale in terza posizione
Biancorossi con la “pareggite”: difesa attenta e solida, attacco spuntato. Ma i galletti sono ben oltre le aspettative
lunedì 5 dicembre 2022
"Làthe biòsas", vivi nascosto, suggeriva il famoso filosofo greco Epicuro a chi gli chiedeva quale fosse il rimedio per evitare una vita di dolori e affanni. Ora, non si sa se in casa SSC Bari circolino manuali di filosofia o testi della cultura greca, ma a ogni modo sembrerebbe che il convincimento dell'illustre pensatore sia penetrato nel profondo dell'animo di mister Michele Mignani e dei suoi calciatori. Sette partite senza vittoria, cinque pareggi consecutivi, l'ultimo per 0-0 con il Pisa al San Nicola. Dopo un inizio di stagione strabiliante, con tutti i riflettori puntati addosso, ultimamente i biancorossi hanno deciso di aggrapparsi al sacro valore della mediocrità, sperando di abbassare quelle luci della ribalta che Polito stesso qualche giorno prima del quinto pareggio di fila aveva definito «Non un vantaggio».
Eppure, qualcosa da qualche parte è stato sbagliato. Sì, perché pur racimolando solo cinque punti sui 21 messi in palio nelle ultime sette giornate, il Bari si ritrova al terzo posto, a pari merito con Parma, Genoa e Brescia; tutte squadre partite con ambizioni ben diverse da quelle dei galletti. C'è, poi, da dire che quello della "pareggite" cronica non è un problema solo dei biancorossi, visto che anche in questa giornata, la 15ma, il 50% (cinque su dieci) delle partite è finito con il segno X in schedina. Un segnale abbastanza inequivocabile del fatto che stiamo assistendo a un campionato di serie B contraddistinto da un equilibrio quasi spasmodico; tolte Frosinone e Reggina, che ormai hanno preso un bel vantaggio ma che comunque non sono affatto in fuga, tutte le altre si trovano a fare i conti con una classifica talmente corta che con una vittoria o una sconfitta ci si può ritrovare dentro o fuori dalla zona playoff.
Alla luce di una situazione assai "magmatica", quindi, l'attitudine del Bari sembrerebbe dar ragione alla squadra di Mignani. È vero, la vittoria manca, ma è altrettanto vero che la capacità di riuscire sempre (o quasi) a portare dei punti a casa sta dimostrandosi una "skill" piuttosto utile in un campionato così livellato (inutile cercare di stabilire se verso l'alto o verso il basso). Il Bari non sa più vincere, questo è certo, ma farlo perdere è diventato un compito improbo, anche per una squadra come il Pisa, data tra le più in forma dell'ultimo periodo.
Partendo dalle notizie positive, va notato lo 0 nella casella dei goal subiti. La difesa sta diventando sempre più un punto di forza della banda biancorossa; proprio quel reparto che a inizio campionato lasciava parecchio tribolare i tifosi, oggi è una garanzia. La ricostituita coppia Di Cesare-Vicari è una specie di vallo di Adriano che regge senza troppi patemi anche al cospetto del temibile attacco nerazzurro Torregrossa-Tramoni, che costruisce tanto poco quanto niente negli oltre 70' in campo. In generale, però, tutta la fase difensiva funziona bene: Maiello è il solito frangiflutti che recupera palla davanti alla difesa e ribalta l'azione a un tocco, Maita rientra dalla squalifica e si riprende il suo posto di equilibratore. Pucino in più di una chiusura è da brividi, ma quando non c'è altra soluzione allora è Caprile a metterci una pezza.
Il problema vero, almeno in questo momento, è un attacco «Sterile», come l'ha definito in settimana Polito. Cosa manca al Bari in avanti? Facile da dire: Cheddira, impegnato in Qatar con il Marocco, per cui ha giocato la bellezza di 0 minuti in tre partite, ma chissà che le cose non cambino negli ottavi, contro la fortissima Spagna. Venuto meno il capocannoniere della B, ecco che all'improvviso il Bari si scopre a corto di soluzioni offensive. Sulla trequarti si arriva con relativa facilità, ma quando Botta alza la testa per giocare il suo pallone a memoria alle spalle della difesa, ci si accorge che quello schema non può funzionare. Antenucci viene spesso e volentieri incontro per liberare lo spazio in profondità, dove dovrebbe andare Scheidler, un marcantonio di quasi due metri che non ha nello scatto la sua qualità migliore. Il problema, però, è che non abbiamo ancora capito quale sia la qualità migliore del francese e, soprattutto, quale sia la sua versione vera. Chi è Scheidler? L'attaccante che partecipa alla manovra, lotta su ogni pallone e va al tiro visto contro Ternana e Sudtirol, oppure il pesce fuor d'acqua osservato contro Benevento, Como e Pisa? Difficile dirlo, soprattutto se il Bari non riesce a mettere dentro neanche un buon cross (ci prova Dorval, ma si sente la mancanza di un uomo di fascia come Ricci) in grado di sfruttare i centimetri del francese. Assolutamente da rivedere, ma di tempo non ce n'è poi tantissimo. Stessa cosa dicasi per Salcedo, uno che alterna grandi giocata e prestazioni incolori; contro il Pisa, comunque, il suo ingresso e quello di Benedetti contribuiscono a rivitalizzare una manovra offensiva fino a quel momento piatta e prevedibile.
Ma, a ben pensarci, l'altra arma del Bari quando non era "nascosto", a inizio campionato, era la progressione impressionante di Folorunsho, uno che ai mondiali non ci è andato e che, però, si è un po' smarrito per strada. Lento e impreciso, l'italo-nigeriano si fa vedere solo quando, nel finale, costringe Rus a commettere il fallo che costa al difensore dei toscani il secondo giallo.
In superiorità numerica, il Bari colleziona due grosse opportunità: Pucino prende la traversa di testa, poi replica Benedetti con un destro che avrebbe meritato maggiore fortuna. Già, la fortuna… Un po' di buona sorte ai biancorossi sta mancando; verrebbe quasi da rimpiangere di non aver distribuito meglio i sei goal rifilati al Brescia, ormai due mesi fa. Quello che prima riusciva facile, adesso sembra maledettamente complicato; ci sta, ogni stagione è fatta di alti e bassi.
E, d'altra parte, chi si aspettava che il Bari mantenesse il ritmo indiavolato di inizio stagione era parecchio fuori strada. Quella era un'andatura insostenibile per una squadra che - va ricordato - ha come obiettivo una salvezza tranquilla e poi un generico "meglio possibile", e che quindi, con 23 punti in 15 gare, è ampiamente in vantaggio sulla tabella di marcia. Il terzo posto sarà anche provvisorio, frutto di una classifica cortissima; certo, ma è pur sempre un terzo posto, in coabitazione con tre squadre con obiettivi dichiarati di ben altra portata.
Con questo, naturalmente, non si vuole "barattare" l'assenza di vittoria, ma va specificato che il lavoro di Mignani e dei suoi ha comunque portato il Bari dov'è; e non è poco, soprattutto alla luce del fatto che dalla sera alla mattina questa squadra ha dovuto fare a meno di un uomo che da solo è valso nove goal e quattro assist. Il piano B ancora non è stato trovato, e tecnico e staff farebbero bene a non prendersela troppo con comodo, questo è altrettanto certo, però il cammino del Bari fin qui rimane parecchio oltre il semplice "positivo". Ci si ricordi che, pur "vivendo nascosta", la squadra di Mignani ha (per merito suo e demerito altrui) scalato la classifica fino al terzo posto. Da giovedì, sul campo del Cittadella, riprende la marcia alla ricerca di una vittoria che faccia separare i galletti dalla tranquillità di una vita nascosta, e che magari li porti ancora più in alto in classifica che - forse - ogni tanto val la pena guardare. Anche solo per il gusto di non vedere sempre tutto nero.
Eppure, qualcosa da qualche parte è stato sbagliato. Sì, perché pur racimolando solo cinque punti sui 21 messi in palio nelle ultime sette giornate, il Bari si ritrova al terzo posto, a pari merito con Parma, Genoa e Brescia; tutte squadre partite con ambizioni ben diverse da quelle dei galletti. C'è, poi, da dire che quello della "pareggite" cronica non è un problema solo dei biancorossi, visto che anche in questa giornata, la 15ma, il 50% (cinque su dieci) delle partite è finito con il segno X in schedina. Un segnale abbastanza inequivocabile del fatto che stiamo assistendo a un campionato di serie B contraddistinto da un equilibrio quasi spasmodico; tolte Frosinone e Reggina, che ormai hanno preso un bel vantaggio ma che comunque non sono affatto in fuga, tutte le altre si trovano a fare i conti con una classifica talmente corta che con una vittoria o una sconfitta ci si può ritrovare dentro o fuori dalla zona playoff.
Alla luce di una situazione assai "magmatica", quindi, l'attitudine del Bari sembrerebbe dar ragione alla squadra di Mignani. È vero, la vittoria manca, ma è altrettanto vero che la capacità di riuscire sempre (o quasi) a portare dei punti a casa sta dimostrandosi una "skill" piuttosto utile in un campionato così livellato (inutile cercare di stabilire se verso l'alto o verso il basso). Il Bari non sa più vincere, questo è certo, ma farlo perdere è diventato un compito improbo, anche per una squadra come il Pisa, data tra le più in forma dell'ultimo periodo.
Partendo dalle notizie positive, va notato lo 0 nella casella dei goal subiti. La difesa sta diventando sempre più un punto di forza della banda biancorossa; proprio quel reparto che a inizio campionato lasciava parecchio tribolare i tifosi, oggi è una garanzia. La ricostituita coppia Di Cesare-Vicari è una specie di vallo di Adriano che regge senza troppi patemi anche al cospetto del temibile attacco nerazzurro Torregrossa-Tramoni, che costruisce tanto poco quanto niente negli oltre 70' in campo. In generale, però, tutta la fase difensiva funziona bene: Maiello è il solito frangiflutti che recupera palla davanti alla difesa e ribalta l'azione a un tocco, Maita rientra dalla squalifica e si riprende il suo posto di equilibratore. Pucino in più di una chiusura è da brividi, ma quando non c'è altra soluzione allora è Caprile a metterci una pezza.
Il problema vero, almeno in questo momento, è un attacco «Sterile», come l'ha definito in settimana Polito. Cosa manca al Bari in avanti? Facile da dire: Cheddira, impegnato in Qatar con il Marocco, per cui ha giocato la bellezza di 0 minuti in tre partite, ma chissà che le cose non cambino negli ottavi, contro la fortissima Spagna. Venuto meno il capocannoniere della B, ecco che all'improvviso il Bari si scopre a corto di soluzioni offensive. Sulla trequarti si arriva con relativa facilità, ma quando Botta alza la testa per giocare il suo pallone a memoria alle spalle della difesa, ci si accorge che quello schema non può funzionare. Antenucci viene spesso e volentieri incontro per liberare lo spazio in profondità, dove dovrebbe andare Scheidler, un marcantonio di quasi due metri che non ha nello scatto la sua qualità migliore. Il problema, però, è che non abbiamo ancora capito quale sia la qualità migliore del francese e, soprattutto, quale sia la sua versione vera. Chi è Scheidler? L'attaccante che partecipa alla manovra, lotta su ogni pallone e va al tiro visto contro Ternana e Sudtirol, oppure il pesce fuor d'acqua osservato contro Benevento, Como e Pisa? Difficile dirlo, soprattutto se il Bari non riesce a mettere dentro neanche un buon cross (ci prova Dorval, ma si sente la mancanza di un uomo di fascia come Ricci) in grado di sfruttare i centimetri del francese. Assolutamente da rivedere, ma di tempo non ce n'è poi tantissimo. Stessa cosa dicasi per Salcedo, uno che alterna grandi giocata e prestazioni incolori; contro il Pisa, comunque, il suo ingresso e quello di Benedetti contribuiscono a rivitalizzare una manovra offensiva fino a quel momento piatta e prevedibile.
Ma, a ben pensarci, l'altra arma del Bari quando non era "nascosto", a inizio campionato, era la progressione impressionante di Folorunsho, uno che ai mondiali non ci è andato e che, però, si è un po' smarrito per strada. Lento e impreciso, l'italo-nigeriano si fa vedere solo quando, nel finale, costringe Rus a commettere il fallo che costa al difensore dei toscani il secondo giallo.
In superiorità numerica, il Bari colleziona due grosse opportunità: Pucino prende la traversa di testa, poi replica Benedetti con un destro che avrebbe meritato maggiore fortuna. Già, la fortuna… Un po' di buona sorte ai biancorossi sta mancando; verrebbe quasi da rimpiangere di non aver distribuito meglio i sei goal rifilati al Brescia, ormai due mesi fa. Quello che prima riusciva facile, adesso sembra maledettamente complicato; ci sta, ogni stagione è fatta di alti e bassi.
E, d'altra parte, chi si aspettava che il Bari mantenesse il ritmo indiavolato di inizio stagione era parecchio fuori strada. Quella era un'andatura insostenibile per una squadra che - va ricordato - ha come obiettivo una salvezza tranquilla e poi un generico "meglio possibile", e che quindi, con 23 punti in 15 gare, è ampiamente in vantaggio sulla tabella di marcia. Il terzo posto sarà anche provvisorio, frutto di una classifica cortissima; certo, ma è pur sempre un terzo posto, in coabitazione con tre squadre con obiettivi dichiarati di ben altra portata.
Con questo, naturalmente, non si vuole "barattare" l'assenza di vittoria, ma va specificato che il lavoro di Mignani e dei suoi ha comunque portato il Bari dov'è; e non è poco, soprattutto alla luce del fatto che dalla sera alla mattina questa squadra ha dovuto fare a meno di un uomo che da solo è valso nove goal e quattro assist. Il piano B ancora non è stato trovato, e tecnico e staff farebbero bene a non prendersela troppo con comodo, questo è altrettanto certo, però il cammino del Bari fin qui rimane parecchio oltre il semplice "positivo". Ci si ricordi che, pur "vivendo nascosta", la squadra di Mignani ha (per merito suo e demerito altrui) scalato la classifica fino al terzo posto. Da giovedì, sul campo del Cittadella, riprende la marcia alla ricerca di una vittoria che faccia separare i galletti dalla tranquillità di una vita nascosta, e che magari li porti ancora più in alto in classifica che - forse - ogni tanto val la pena guardare. Anche solo per il gusto di non vedere sempre tutto nero.