Spuntato, distratto e sfortunato. Bari, è ancora notte fonda
Nuovo passo indietro dei biancorossi. Sconfitta a La Spezia, ora servono risposte
sabato 16 dicembre 2023
0.42
La vittoria di una settimana fa contro il Sudtirol aveva dato l'impressione di essere un brodino, buono per scaldarsi in una fredda notte ma non abbastanza per curare il malessere. Ecco, ora quella notte nera è tornata, senza neanche il misero conforto di qualcosa di caldo nella pancia. Il Bari perde ancora, e fa un altro passo indietro. La sconfitta 1-0 contro lo Spezia al Picco rigetta i galletti nel limbo, fatto di tante incertezze e pochissimi (quasi zero) punti fermi.
Un ko arrivato al minuto 84', con il goal di Verde nato da una clamorosa distrazione dei biancorossi, la prova provata che la squadra di Marino sta facendo tanto poco quanto nulla per aiutarsi a uscire dalle sabbie mobili di una disarmante mediocrità. Ricci, inspiegabilmente a destra, perde il pallone lancia Cassata, da cui nasce il flipper per il tap-in di Verde, che premia uno Spezia apparso sterile quanto il Bari.
E dire che il primo tempo, come sottolineato in coro da Vicari e da mister Marino nel post gara, non era neanche stato malvagio. Certo, fraseggio orizzontale, zero ricerca della profondità, ma comunque abbastanza per mandare a vuoto il 4-2-3-1 spezzino e tenersi in controllo delle operazioni. Il problema del Bari, però, è sempre il solito: creare occasioni da goal. Una carenza acuita dall'assenza dello squalificato Sibilli, che quando non c'è lascia i suoi compagni anche senza l'arma della soluzione personale per venire a capo della matassa.
Ancora una volta Aramu appare spaesato, totalmente fuori dagli schemi e dal gioco di un collettivo che fa già di per sé una fatica indicibile a sviluppare la manovra. Achik ci prova da casa sua, Zoet rimedia a con una bella parata all'occasione più trovata che realmente cercata dal marocchino. E quando, pur in mezzo a un mare di difficoltà, Koutsoupias deve solo spingere in rete il cioccolatino offertogli da Maita, non riesce a fare niente di meglio che appoggiare di testa tra le braccia del portiere olandese. E, in un momento così critico, i biancorossi il lusso di sbagliare anche i goal facili non possono proprio permetterselo.
C'è, però, da sottolineare come la prestazione di Maita rappresenti un piccolo, ma comunque considerevole, segnale incoraggiante lasciato dalla fredda serata sulla riviera ligure. Il centrocampista siciliano rileva Acampora nella formazione titolare, e (seppur a sprazzi) riesce a dare quel tocco di qualità e movimento in più a centrocampo, dove Benali appare in costante crescita nell'ingrato compito di sostituire Maiello.
Troppo poco, però. Sì, perché il Bari fallisce anche le poche occasioni che crea, e gradualmente evapora dalla partita. Nella ripresa i biancorossi mostrano tutto il peggio del loro povero repertorio: Marino se la gioca con Morachioli ed Edjouma, e se il francese qualche discreto spunto lo lascia intravvedere, il suo compagno non trova di meglio da fare che prodursi in un'improbabile conclusione dal limite invece di chiudere il triangolo con il solissimo Maita. È l'istantanea dell'ennesima giornata no del Bari, già salvato in avvio di ripresa da Brenno, che prima stoppa il colpo di testa di Hristov e poi lascia il campo dopo il violento scontro con il palo.
Nulla può il suo sostituto, Pissardo, sul goal di Verde, che decide per la vittoria spezzina una partita che - per mediocrità generale - avrebbe visto una più giusta conclusione nel classico risultato "a occhiali". Oltre i suoi palesi limiti, il Bari può anche recriminare per quel pizzico di malasorte, che si accanisce su una situazione già torbida di suo. Il fatto che Marino si aggrappi ancora una volta a Di Cesare, vicinissimo al pareggio in pieno recupero agendo da attaccante della disperazione, la dice lunga su due cose: la confusione generale che regna sovrana tra i biancorossi, e la pochezza delle soluzioni a disposizione della guida tecnica. Con buona pace del direttore sportivo Polito, le cui parole sui «Sette attaccanti» in rosa non fanno altro che riecheggiare come un tristemente ironico ritornello. Basti vedere Nasti, rimasto orfano (e chissà per quanto) del suo partner Diaw, e lasciato solo a predicare nel deserto.
Sta di fatto che contro i galletti i bianconeri liguri di D'Angelo rimediano un successo che in casa mancava dalla bellezza di sette mesi, e fanno un bel passo avanti per cavarsi fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Anche questo è un dato preoccupante da registrare, tra i tanti.
Così come preoccupanti sono le parole di mister Marino al fischio finale. Il tecnico dice, con disarmante candore, che l'obiettivo del Bari è vivere alla giornata; un bel passo indietro anche rispetto all'obiettivo playoff fissato a luglio dal presidente Luigi De Laurentiis, e che già scaldava pochissimo i cuori dei tifosi biancorossi.
Ah, già, il presidente Luigi De Laurentiis. Il vero grande assente in casa Bari. Il numero uno della società di via Torrebella non parla con la piazza dalla scorsa estate, quando aveva detto che gli introiti delle cessioni di Caprile e Cheddira sarebbero andati a irrobustire il budget sul mercato, che poi (fatti alla mano) si è nutrito solo di prestiti e scelte tutte sbagliate.
E se c'è una certezza in questo affannoso campionato del Bari, questa è la frattura sempre più ampia e scomposta tra Bari e il Bari. La piazza ha ampiamente fatto capire ai De Laurentiis che auspicherebbe un passaggio di mano, dopo aver chiesto alla proprietà quegli sforzi che sarebbero stati attesi dopo aver visto il sogno promozione sfumare in quel funesto 11 giugno. Di fatto, così non è stato, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Se per la squadra l'obiettivo è solo fare risultato pieno il 23 dicembre contro il Cosenza al San Nicola, per la proprietà il target da aggredire non può che essere il mercato di gennaio. Una finestra trasferimenti in cui il Bari dovrà essere protagonista, per garantirsi almeno quattro/cinque innesti di qualità nella formazione titolare. Innanzitutto, per mettere in ghiaccio la salvezza, che in questo momento appare un traguardo tutt'altro che scontato; poi per provare a dare un senso diverso a una stagione partita con ben altre ambizioni, e che rischia di sprofondare nella mediocrità, o peggio ancora nell'agonia.
Un ko arrivato al minuto 84', con il goal di Verde nato da una clamorosa distrazione dei biancorossi, la prova provata che la squadra di Marino sta facendo tanto poco quanto nulla per aiutarsi a uscire dalle sabbie mobili di una disarmante mediocrità. Ricci, inspiegabilmente a destra, perde il pallone lancia Cassata, da cui nasce il flipper per il tap-in di Verde, che premia uno Spezia apparso sterile quanto il Bari.
E dire che il primo tempo, come sottolineato in coro da Vicari e da mister Marino nel post gara, non era neanche stato malvagio. Certo, fraseggio orizzontale, zero ricerca della profondità, ma comunque abbastanza per mandare a vuoto il 4-2-3-1 spezzino e tenersi in controllo delle operazioni. Il problema del Bari, però, è sempre il solito: creare occasioni da goal. Una carenza acuita dall'assenza dello squalificato Sibilli, che quando non c'è lascia i suoi compagni anche senza l'arma della soluzione personale per venire a capo della matassa.
Ancora una volta Aramu appare spaesato, totalmente fuori dagli schemi e dal gioco di un collettivo che fa già di per sé una fatica indicibile a sviluppare la manovra. Achik ci prova da casa sua, Zoet rimedia a con una bella parata all'occasione più trovata che realmente cercata dal marocchino. E quando, pur in mezzo a un mare di difficoltà, Koutsoupias deve solo spingere in rete il cioccolatino offertogli da Maita, non riesce a fare niente di meglio che appoggiare di testa tra le braccia del portiere olandese. E, in un momento così critico, i biancorossi il lusso di sbagliare anche i goal facili non possono proprio permetterselo.
C'è, però, da sottolineare come la prestazione di Maita rappresenti un piccolo, ma comunque considerevole, segnale incoraggiante lasciato dalla fredda serata sulla riviera ligure. Il centrocampista siciliano rileva Acampora nella formazione titolare, e (seppur a sprazzi) riesce a dare quel tocco di qualità e movimento in più a centrocampo, dove Benali appare in costante crescita nell'ingrato compito di sostituire Maiello.
Troppo poco, però. Sì, perché il Bari fallisce anche le poche occasioni che crea, e gradualmente evapora dalla partita. Nella ripresa i biancorossi mostrano tutto il peggio del loro povero repertorio: Marino se la gioca con Morachioli ed Edjouma, e se il francese qualche discreto spunto lo lascia intravvedere, il suo compagno non trova di meglio da fare che prodursi in un'improbabile conclusione dal limite invece di chiudere il triangolo con il solissimo Maita. È l'istantanea dell'ennesima giornata no del Bari, già salvato in avvio di ripresa da Brenno, che prima stoppa il colpo di testa di Hristov e poi lascia il campo dopo il violento scontro con il palo.
Nulla può il suo sostituto, Pissardo, sul goal di Verde, che decide per la vittoria spezzina una partita che - per mediocrità generale - avrebbe visto una più giusta conclusione nel classico risultato "a occhiali". Oltre i suoi palesi limiti, il Bari può anche recriminare per quel pizzico di malasorte, che si accanisce su una situazione già torbida di suo. Il fatto che Marino si aggrappi ancora una volta a Di Cesare, vicinissimo al pareggio in pieno recupero agendo da attaccante della disperazione, la dice lunga su due cose: la confusione generale che regna sovrana tra i biancorossi, e la pochezza delle soluzioni a disposizione della guida tecnica. Con buona pace del direttore sportivo Polito, le cui parole sui «Sette attaccanti» in rosa non fanno altro che riecheggiare come un tristemente ironico ritornello. Basti vedere Nasti, rimasto orfano (e chissà per quanto) del suo partner Diaw, e lasciato solo a predicare nel deserto.
Sta di fatto che contro i galletti i bianconeri liguri di D'Angelo rimediano un successo che in casa mancava dalla bellezza di sette mesi, e fanno un bel passo avanti per cavarsi fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Anche questo è un dato preoccupante da registrare, tra i tanti.
Così come preoccupanti sono le parole di mister Marino al fischio finale. Il tecnico dice, con disarmante candore, che l'obiettivo del Bari è vivere alla giornata; un bel passo indietro anche rispetto all'obiettivo playoff fissato a luglio dal presidente Luigi De Laurentiis, e che già scaldava pochissimo i cuori dei tifosi biancorossi.
Ah, già, il presidente Luigi De Laurentiis. Il vero grande assente in casa Bari. Il numero uno della società di via Torrebella non parla con la piazza dalla scorsa estate, quando aveva detto che gli introiti delle cessioni di Caprile e Cheddira sarebbero andati a irrobustire il budget sul mercato, che poi (fatti alla mano) si è nutrito solo di prestiti e scelte tutte sbagliate.
E se c'è una certezza in questo affannoso campionato del Bari, questa è la frattura sempre più ampia e scomposta tra Bari e il Bari. La piazza ha ampiamente fatto capire ai De Laurentiis che auspicherebbe un passaggio di mano, dopo aver chiesto alla proprietà quegli sforzi che sarebbero stati attesi dopo aver visto il sogno promozione sfumare in quel funesto 11 giugno. Di fatto, così non è stato, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Se per la squadra l'obiettivo è solo fare risultato pieno il 23 dicembre contro il Cosenza al San Nicola, per la proprietà il target da aggredire non può che essere il mercato di gennaio. Una finestra trasferimenti in cui il Bari dovrà essere protagonista, per garantirsi almeno quattro/cinque innesti di qualità nella formazione titolare. Innanzitutto, per mettere in ghiaccio la salvezza, che in questo momento appare un traguardo tutt'altro che scontato; poi per provare a dare un senso diverso a una stagione partita con ben altre ambizioni, e che rischia di sprofondare nella mediocrità, o peggio ancora nell'agonia.