SSC Bari, Antenucci: «Orgoglioso di essere entrato nella storia del club, ma l’obiettivo è vincere»
Il bomber biancorosso: «Un buon momento per noi, le parole del mister fanno piacere. Sfogo dell’anno scorso? Ho sbagliato»
mercoledì 24 novembre 2021
15.42
E sono 44: con la doppietta siglata ad Andria (la sesta da quando veste il biancorosso) Mirco Antenucci entra nella top ten dei marcatori più prolifici nella storia del Bari. Un bel traguardo personale, che però il bomber non vuole anteporre all'obiettivo di squadra: «È motivo d'orgoglio per me entrare a far parte nella storia del club. Io, però, sono venuto a Bari per un obiettivo che non abbiamo ancora raggiunto. Questo conta di più dell'aspetto numerico, che comunque fa piacere. Il rapporto con Bari? È buono, qui mi trovo bene. Il calcio è uno sport talmente "sociale" che le nostre vite cambiano anche in base ai risultati».
Da qualche settimana è tornato il "vero" Antenucci, dopo quattro panchine di fila e un inizio di stagione un po' in salita: «Io ci sono sempre stato - dice l'attaccante. I goal possono condizionare o meno il giudizio, ma il goal è una conseguenza di tutto. La squadra ottiene risultati ora, e per me - che sono un finalizzatore - è più facile. Io ho messo sempre la mia professionalità al servizio del gruppo, il momento attuale è una conseguenza della crescita delle prestazioni mie e della squadra. Con me ci vuole trasparenza. Con gli allenatori con cui mi sono trovato detto ci siamo sempre detti le cose come stanno, anche se a volte si può essere più o meno d'accordo. L'altra cosa per me importante è essere coinvolto a pieno nel progetto. A nessuno piace non giocare, è normale starci male; però bisogna mettere in difficoltà l'allenatore, correre e allenarsi bene. Il rapporto con il mister, lo staff e i compagni è buono. C'è un bel clima, e si vede».
Un rapporto, quello fra Bari e Antenucci, fatto di tanto amore, ma anche di qualche incomprensione: «A me piacciono le responsabilità - ricorda il 7 dei galletti. L'anno scorso ho avuto uno sfogo dopo la partita col Catanzaro; mi è dispiaciuto, perché ha creato una spaccatura, ma era un momento di difficoltà, in cui non riuscivamo a raggiungere i risultati. Non è una questione di deresponsabilizzarmi, a 37 anni mi piace mettermi in discussione. Mi fanno piacere le parole del mister, significa che ci tiene a quello che faccio».
Sullo stato di forma del Bari capolista e sul ruolo di capitano vista l'assenza di Valerio Di Cesare, il centravanti biancorosso spiega: «È un buon momento per me e per la squadra, con due vittorie consecutive. Dobbiamo continuare così. Il clima è sereno, ma sappiamo che dobbiamo aggredire con ferocia ogni partita. La Vibonese ha dimostrato che tutte le squadre possono metterci in difficoltà; non bisogna mai abbassare la guardia. Io sto solo sostituendo Di Cesare, è lui in capitano. La sua mancanza si sente, è un simbolo per come ha affrontato questi anni difficili. Tiene tanto al progetto: nello spogliatoio scherza, ma quando c'è da arrabbiarsi si arrabbia. Dobbiamo sopperire alla sua assenza vincendo le partite; solo così potremo rendergli onore. Sono stato capitano a Terni e a Ferrara. È una responsabilità, devi essere un esempio per i compagni e trascinarli, o con il sostegno o arrabbiandoti. Per ora non facciamo calcoli, pensiamo solo al Latina. La partita conta molto per i tifosi del Bari, ma ora stiamo facendo un altro campionato e l'importante è fare altri 3 punti in casa».
Ad Andria lo si è visto in coppia con Paponi, e i risultati lasciano sperare bene: «A Paponi faccio i complimenti, non era facile essere pronti dopo tante panchine. È un giocatore intelligente, e già quello fa tantissimo. Rispetto a me è più attaccante d'area, io svario e mi piace mettere la palla filtrante», spiega Antenucci.
Da "risolvere" c'è ancora qualche problema dal dischetto, anche se gli ultimi due rigori calciati da Antenucci sono finiti in fondo al sacco e hanno contribuito alle vittorie del Bari: «Io ho battuto i rigori in quasi tutte le squadre in cui ho giocato. Se lo segni è tutto normale, se lo sbagli è una fregatura. L'anno scorso ne ho sbagliati due e ho pensato che fosse il caso di dar spazio ad altri compagni. Però quest'anno non mi sembrava corretto non provarci, perché mi sono sempre allenato. Nei rigori non c'è uno studio. Non è una sfida personale, ma per la squadra: con i goal si vincono le partite. Da parte mia c'è la serenità e la voglia di continuare a batterli, se le cose dovessero andare male come l'anno scorso non avrei problemi a farmi da parte», conclude Antenucci.
Da qualche settimana è tornato il "vero" Antenucci, dopo quattro panchine di fila e un inizio di stagione un po' in salita: «Io ci sono sempre stato - dice l'attaccante. I goal possono condizionare o meno il giudizio, ma il goal è una conseguenza di tutto. La squadra ottiene risultati ora, e per me - che sono un finalizzatore - è più facile. Io ho messo sempre la mia professionalità al servizio del gruppo, il momento attuale è una conseguenza della crescita delle prestazioni mie e della squadra. Con me ci vuole trasparenza. Con gli allenatori con cui mi sono trovato detto ci siamo sempre detti le cose come stanno, anche se a volte si può essere più o meno d'accordo. L'altra cosa per me importante è essere coinvolto a pieno nel progetto. A nessuno piace non giocare, è normale starci male; però bisogna mettere in difficoltà l'allenatore, correre e allenarsi bene. Il rapporto con il mister, lo staff e i compagni è buono. C'è un bel clima, e si vede».
Un rapporto, quello fra Bari e Antenucci, fatto di tanto amore, ma anche di qualche incomprensione: «A me piacciono le responsabilità - ricorda il 7 dei galletti. L'anno scorso ho avuto uno sfogo dopo la partita col Catanzaro; mi è dispiaciuto, perché ha creato una spaccatura, ma era un momento di difficoltà, in cui non riuscivamo a raggiungere i risultati. Non è una questione di deresponsabilizzarmi, a 37 anni mi piace mettermi in discussione. Mi fanno piacere le parole del mister, significa che ci tiene a quello che faccio».
Sullo stato di forma del Bari capolista e sul ruolo di capitano vista l'assenza di Valerio Di Cesare, il centravanti biancorosso spiega: «È un buon momento per me e per la squadra, con due vittorie consecutive. Dobbiamo continuare così. Il clima è sereno, ma sappiamo che dobbiamo aggredire con ferocia ogni partita. La Vibonese ha dimostrato che tutte le squadre possono metterci in difficoltà; non bisogna mai abbassare la guardia. Io sto solo sostituendo Di Cesare, è lui in capitano. La sua mancanza si sente, è un simbolo per come ha affrontato questi anni difficili. Tiene tanto al progetto: nello spogliatoio scherza, ma quando c'è da arrabbiarsi si arrabbia. Dobbiamo sopperire alla sua assenza vincendo le partite; solo così potremo rendergli onore. Sono stato capitano a Terni e a Ferrara. È una responsabilità, devi essere un esempio per i compagni e trascinarli, o con il sostegno o arrabbiandoti. Per ora non facciamo calcoli, pensiamo solo al Latina. La partita conta molto per i tifosi del Bari, ma ora stiamo facendo un altro campionato e l'importante è fare altri 3 punti in casa».
Ad Andria lo si è visto in coppia con Paponi, e i risultati lasciano sperare bene: «A Paponi faccio i complimenti, non era facile essere pronti dopo tante panchine. È un giocatore intelligente, e già quello fa tantissimo. Rispetto a me è più attaccante d'area, io svario e mi piace mettere la palla filtrante», spiega Antenucci.
Da "risolvere" c'è ancora qualche problema dal dischetto, anche se gli ultimi due rigori calciati da Antenucci sono finiti in fondo al sacco e hanno contribuito alle vittorie del Bari: «Io ho battuto i rigori in quasi tutte le squadre in cui ho giocato. Se lo segni è tutto normale, se lo sbagli è una fregatura. L'anno scorso ne ho sbagliati due e ho pensato che fosse il caso di dar spazio ad altri compagni. Però quest'anno non mi sembrava corretto non provarci, perché mi sono sempre allenato. Nei rigori non c'è uno studio. Non è una sfida personale, ma per la squadra: con i goal si vincono le partite. Da parte mia c'è la serenità e la voglia di continuare a batterli, se le cose dovessero andare male come l'anno scorso non avrei problemi a farmi da parte», conclude Antenucci.