SSC Bari, Brienza è carico: «Per me è una vita nuova. Voglio arrivare più in alto possibile»
Il capitano e numero 10: «Con l'età mi devo allenare di più. Toccato il fondo adesso si riparte»
giovedì 4 ottobre 2018
14.51
È un Bari tutto nuovo quello che ha intrapreso questo viaggio nell'inferno della Serie D dopo il fallimento della scorsa estate. Nuova società, nuova dirigenza, nuovo mister, nuovi calciatori. Una rivoluzione che, però, è partita da una certezza indefessa, che risponde al nome di Franco "Ciccio" Brienza.
Acclamato a furor di popolo, a 39 anni suonati il capitano e numero 10 ha rimesso gli scarpini e si è tuffato a capofitto nell'avventura condivisa sa una città intera. «Bari è sempre emozionante; per me è una vita nuova - ha detto Brienza in conferenza stampa, la prima dal suo ritorno. Ho accettato questa nuova avventura per me stimolante, con la serenità di uno che vuole fare il massimo nonostante l'età. L'ambiente di Bari ha risposto come sempre».
Inevitabile, prima di guardare avanti, uno sguardo al recente passato, il punto più nero della storia biancorossa: «La giornata del 16 luglio è stata bruttissima, anche per me che ero a casa. Non credevo che potesse accadere.Abbiamo toccato il fondo; ora bisogna ripartire per raggiungere altre categorie, quelle che ci competono - continua il numero 10. La squadra l'anno scorso poteva fare qualche punto in più; ci siamo amalgamati tardi. Siamo arrivati dietro a squadre tecnicamente ed economicamente più forti di noi; giocare il playoff in casa contro Cittadella sarebbe stata un'altra storia».
La sua avventura con la FC Bari, poi fallita, si è conclusa con un'espulsione proprio sul campo del Cittadella. Un episodio sfortunato ma che non ha messo in discussione le certezze di un vecchio leone biancorosso. «Ho fatto fallo e sapevo di essere espulso; quell'immagine però non mi ha pesato, anche se ovviamente non mi piaceva l'idea chiudere così. Parlare del passato è irrilevante. Dispiace perché quando c'è un gruppo di lavoro che dà il massimo per la Serie A è brutto vedere tutto vanificato per colpe non nostre. Nella sfortuna, però, penso che la città sia stata fortunata ad avere una società del genere, con tantissima credibilità».
Tasso tecnico infinitamente superiore per la Serie D («Non l'ho mai fatta prima», ricorda Ciccio), ma un'età con cui fare i conti. Ecco, perché, allo studio suo e del mister Cornacchini c'è un arretramento del suo raggio d'azione: «La partita in Coppa Italia da regista è stata un esperimento; mi serviva giocare dopo tanto tempo - ammette Brienza. L'ho fatto in passato, ma quasi sempre in allenamento; è un ruolo difficile. Da trequartista do il mio meglio, ma nella mia carriera ho fatto anche la mezzala e in qualche occasione ho fatto anche il centrocampista basso. Non sono più giovanissimo. In passato detto che mi sarebbe piaciuto smettere a 40 anni in serie A; l'anno scorso l'obiettivo era a portata di mano. Adesso ho intrapreso un percorso stimolante in una categoria per me sconosciuta. La nuova scommessa per me è portare il Bari più in alto possibile, finché il fisico me lo consente. Più vai avanti con l'età hai più bisogno di allenarti, soprattutto sulla forza e sulla qualità, rispetto ai giovani. Il mio stile di vita non è cambiato: essendo abituato dopo tanti anni a certi comportamenti non è un sacrificio».
Ad aspettarlo al suo ritorno un gruppo già affiatato, pronto per misurarsi in una categoria tutt'altro che facile, soprattutto se non conosciuta nei minimi dettagli: «La Serie D è un campionato più agonistico che tecnico», dice Brienza che esprime anche un'opinione sulla regola degli Under. «Incide tanto; io la abolirei che potrebbe essere controproducente per i ragazzi. Per me chi merita gioca. Noi però abbiamo un paio di ragazzi davvero molto validi».
Per lui il futuro potrebbe configurarsi dietro la scrivania: «Ho parlato con la società, è stata onesta e disponibile. Finché saprò dare un contributo resterò in campo; dopo si vedrà. Mi vedo più da dirigente e non da allenatore», conclude Brienza.
Acclamato a furor di popolo, a 39 anni suonati il capitano e numero 10 ha rimesso gli scarpini e si è tuffato a capofitto nell'avventura condivisa sa una città intera. «Bari è sempre emozionante; per me è una vita nuova - ha detto Brienza in conferenza stampa, la prima dal suo ritorno. Ho accettato questa nuova avventura per me stimolante, con la serenità di uno che vuole fare il massimo nonostante l'età. L'ambiente di Bari ha risposto come sempre».
Inevitabile, prima di guardare avanti, uno sguardo al recente passato, il punto più nero della storia biancorossa: «La giornata del 16 luglio è stata bruttissima, anche per me che ero a casa. Non credevo che potesse accadere.Abbiamo toccato il fondo; ora bisogna ripartire per raggiungere altre categorie, quelle che ci competono - continua il numero 10. La squadra l'anno scorso poteva fare qualche punto in più; ci siamo amalgamati tardi. Siamo arrivati dietro a squadre tecnicamente ed economicamente più forti di noi; giocare il playoff in casa contro Cittadella sarebbe stata un'altra storia».
La sua avventura con la FC Bari, poi fallita, si è conclusa con un'espulsione proprio sul campo del Cittadella. Un episodio sfortunato ma che non ha messo in discussione le certezze di un vecchio leone biancorosso. «Ho fatto fallo e sapevo di essere espulso; quell'immagine però non mi ha pesato, anche se ovviamente non mi piaceva l'idea chiudere così. Parlare del passato è irrilevante. Dispiace perché quando c'è un gruppo di lavoro che dà il massimo per la Serie A è brutto vedere tutto vanificato per colpe non nostre. Nella sfortuna, però, penso che la città sia stata fortunata ad avere una società del genere, con tantissima credibilità».
Tasso tecnico infinitamente superiore per la Serie D («Non l'ho mai fatta prima», ricorda Ciccio), ma un'età con cui fare i conti. Ecco, perché, allo studio suo e del mister Cornacchini c'è un arretramento del suo raggio d'azione: «La partita in Coppa Italia da regista è stata un esperimento; mi serviva giocare dopo tanto tempo - ammette Brienza. L'ho fatto in passato, ma quasi sempre in allenamento; è un ruolo difficile. Da trequartista do il mio meglio, ma nella mia carriera ho fatto anche la mezzala e in qualche occasione ho fatto anche il centrocampista basso. Non sono più giovanissimo. In passato detto che mi sarebbe piaciuto smettere a 40 anni in serie A; l'anno scorso l'obiettivo era a portata di mano. Adesso ho intrapreso un percorso stimolante in una categoria per me sconosciuta. La nuova scommessa per me è portare il Bari più in alto possibile, finché il fisico me lo consente. Più vai avanti con l'età hai più bisogno di allenarti, soprattutto sulla forza e sulla qualità, rispetto ai giovani. Il mio stile di vita non è cambiato: essendo abituato dopo tanti anni a certi comportamenti non è un sacrificio».
Ad aspettarlo al suo ritorno un gruppo già affiatato, pronto per misurarsi in una categoria tutt'altro che facile, soprattutto se non conosciuta nei minimi dettagli: «La Serie D è un campionato più agonistico che tecnico», dice Brienza che esprime anche un'opinione sulla regola degli Under. «Incide tanto; io la abolirei che potrebbe essere controproducente per i ragazzi. Per me chi merita gioca. Noi però abbiamo un paio di ragazzi davvero molto validi».
Per lui il futuro potrebbe configurarsi dietro la scrivania: «Ho parlato con la società, è stata onesta e disponibile. Finché saprò dare un contributo resterò in campo; dopo si vedrà. Mi vedo più da dirigente e non da allenatore», conclude Brienza.