SSC Bari, parla Hamlili: «Vorrei restare qui. Goal? Mi è mancata lucidità»
Il centrocampista biancorosso: «Devo migliorare tanto, sbaglio ancora troppi passaggi. Cornacchini? Mi ha voluto lui»
giovedì 21 febbraio 2019
19.34
Un leone in campo, un ragazzo normale, un po' timido, fuori. Zaccaria Hamlili è elemento cardine in tutto lo scacchiere tattico del Bari di Cornacchini, pronto ad affrontare la volata finale verso la tanto agognata promozione fra i professionisti. «Penso sempre ad allenarmi bene in settimana, poi tocca al mister scegliere - dice Hamlili nella conferenza stampa di metà settimana. Credo di aver fatto bene, ma si può sempre migliorare. Sbaglio ancora tanti passaggi. L'essere aggressivo è la mia caratteristica principale, se c'è qualche ripartenza cerco di fermarla. Purtroppo questa prerogativa mi costa qualche cartellino giallo in più. Devo migliorare anche sotto questo punto di vista».
Tatticamente, Hamlili è con Bolzoni la cerniera centrale nel centrocampo a due dei biancorossi. Una posizione che l'italo-marocchino ha dimostrato di saper ricoprire con padronanza del ruolo. Bene ha fatto, però, anche quando il mister ha varato lo schieramento con tre centrocampisti: «Ho giocato anche in passato sia a due che a tre a centrocampo - ricorda Hamlili. Con tre uomini in mezzo riesci a inserirti meglio. Per quanto riguarda il modulo, sta al mister sceglierlo. Nel centrocampo a due devo restare a protezione della difesa, anche se a me piace giocare mezzala per buttarmi in area o pressare il terzino. Io però sono sempre a disposizione del tecnico».
Per coronare la stagione ad Hamlili manca solo una cosa: il goal. Domenica scorsa a Locri ci è andato solo molto vicino. «Potevo fare meglio - ammette. Negli anni scorsi ne ho fatto almeno uno a stagione, quest'anno sono arrivato un po' appannato davanti alla porta. Domenica scorsa ho avuto l'occasione più grossa, l'ho rivista un sacco di volte. Forse due anni fa a Pistoia si è visto il miglior Hamlili; al secondo posto come rendimento viene questa stagione a Bari, ma solo perché mi manca il goal».
Dopo un inizio di carriera folgorante, con due promozioni in maglia Virtus Entella (2009 e 2011), lo scarso feeling negli ultimi anni con il salto di categoria si fa sentire. «Mi manca da un po' la promozione - dice il mediano biancorosso. Ho sempre fatto la C, a volte anche i playoff. Fa sempre piacere vincere; speriamo sia l'anno buono». Il presente, tuttavia, si chiama Acireale e Città di Messina, gli ultimi due impegni prima della pausa di fine inverno: «Pensiamo a noi. Proviamo a vincere le prossime due, poi vediamo come va. Viviamo alla giornata», la ricetta di Hamlili.
Una scelta coraggiosa per lui, a soli 27 anni, la discesa in Serie D, quando appena 7 mesi prima si era configurata la possibilità del grande salto. Un matrimonio, quello con il Bari, frutto però di una visione a medio-lungo termine, e non solo per motivi calcistici. «A gennaio 2018 potevo andare in B alla Pro Vercelli - rivela Hamlili. Mi piacerebbe restare qui, mi trovo bene in una piazza importante. Ho un altro anno di contratto, poi bisogna trovarsi fra le parti. Di questa città mi piace il cibo. Sono abbastanza goloso e qui si mangia bene; mi tocca trattenermi».
Decisiva per il suo arrivo a Bari la telefonata mister: «Con Cornacchini il rapporto è bello, l'anno di Ancona ci ha caratterizzato molto. Eravamo un grande gruppo e si è visto. Potevo seguirlo sia a Gubbio che a Viterbo, poi sono rimasto dov'ero. Però lui mi ha portato a Bari», continua Hamlili.
Nel mediano biancorosso convivono due anime: quella italiana e quella marocchina. Hamlili non fa mistero di aver tratto motivo di arricchimento umano dal multiculturalismo che lo circonda fin dalla nascita, a Manerbio (Brescia) il 27 aprile 1991. «Ho fatto le giovanili con la nazionale italiana, da quella marocchina non è mai arrivata nessuna chiamata. La maggior parte dei miei parenti è qui in Italia; in Marocco, a Fez, ho ancora un nonno e altri zii. Ogni tanto vado lì in vacanza. Sono nato qui e mi sento italiano, anche se i miei genitori sono marocchini e non rinnego assolutamente le mie origini. Mi piace il Marocco come paese; si sta bene e a livello turistico è molto cresciuto», conclude il centrocampista.
Tatticamente, Hamlili è con Bolzoni la cerniera centrale nel centrocampo a due dei biancorossi. Una posizione che l'italo-marocchino ha dimostrato di saper ricoprire con padronanza del ruolo. Bene ha fatto, però, anche quando il mister ha varato lo schieramento con tre centrocampisti: «Ho giocato anche in passato sia a due che a tre a centrocampo - ricorda Hamlili. Con tre uomini in mezzo riesci a inserirti meglio. Per quanto riguarda il modulo, sta al mister sceglierlo. Nel centrocampo a due devo restare a protezione della difesa, anche se a me piace giocare mezzala per buttarmi in area o pressare il terzino. Io però sono sempre a disposizione del tecnico».
Per coronare la stagione ad Hamlili manca solo una cosa: il goal. Domenica scorsa a Locri ci è andato solo molto vicino. «Potevo fare meglio - ammette. Negli anni scorsi ne ho fatto almeno uno a stagione, quest'anno sono arrivato un po' appannato davanti alla porta. Domenica scorsa ho avuto l'occasione più grossa, l'ho rivista un sacco di volte. Forse due anni fa a Pistoia si è visto il miglior Hamlili; al secondo posto come rendimento viene questa stagione a Bari, ma solo perché mi manca il goal».
Dopo un inizio di carriera folgorante, con due promozioni in maglia Virtus Entella (2009 e 2011), lo scarso feeling negli ultimi anni con il salto di categoria si fa sentire. «Mi manca da un po' la promozione - dice il mediano biancorosso. Ho sempre fatto la C, a volte anche i playoff. Fa sempre piacere vincere; speriamo sia l'anno buono». Il presente, tuttavia, si chiama Acireale e Città di Messina, gli ultimi due impegni prima della pausa di fine inverno: «Pensiamo a noi. Proviamo a vincere le prossime due, poi vediamo come va. Viviamo alla giornata», la ricetta di Hamlili.
Una scelta coraggiosa per lui, a soli 27 anni, la discesa in Serie D, quando appena 7 mesi prima si era configurata la possibilità del grande salto. Un matrimonio, quello con il Bari, frutto però di una visione a medio-lungo termine, e non solo per motivi calcistici. «A gennaio 2018 potevo andare in B alla Pro Vercelli - rivela Hamlili. Mi piacerebbe restare qui, mi trovo bene in una piazza importante. Ho un altro anno di contratto, poi bisogna trovarsi fra le parti. Di questa città mi piace il cibo. Sono abbastanza goloso e qui si mangia bene; mi tocca trattenermi».
Decisiva per il suo arrivo a Bari la telefonata mister: «Con Cornacchini il rapporto è bello, l'anno di Ancona ci ha caratterizzato molto. Eravamo un grande gruppo e si è visto. Potevo seguirlo sia a Gubbio che a Viterbo, poi sono rimasto dov'ero. Però lui mi ha portato a Bari», continua Hamlili.
Nel mediano biancorosso convivono due anime: quella italiana e quella marocchina. Hamlili non fa mistero di aver tratto motivo di arricchimento umano dal multiculturalismo che lo circonda fin dalla nascita, a Manerbio (Brescia) il 27 aprile 1991. «Ho fatto le giovanili con la nazionale italiana, da quella marocchina non è mai arrivata nessuna chiamata. La maggior parte dei miei parenti è qui in Italia; in Marocco, a Fez, ho ancora un nonno e altri zii. Ogni tanto vado lì in vacanza. Sono nato qui e mi sento italiano, anche se i miei genitori sono marocchini e non rinnego assolutamente le mie origini. Mi piace il Marocco come paese; si sta bene e a livello turistico è molto cresciuto», conclude il centrocampista.