SSC Bari, Polito: «Mignani? Impossibile non confermarlo. Noi abbiamo parlato con i fatti»
Il diesse esulta: «A Catanzaro dicono che la differenza l’ha fatta un rigore, ma noi abbiamo vinto stando 13 punti avanti»
martedì 5 aprile 2022
18.09
È l'uomo della promozione, l'artefice di questo campionato trionfale del Bari che finalmente torna in serie B. Ciro Polito, direttore sportivo della SSC Bari, si gode il momento e - per una volta - parla dopo una vittoria (e che vittoria) e non dopo una sconfitta. «Siamo arrivati all'obiettivo che ci eravamo prefissati dice in conferenza stampa. Avevamo solo un risultato, l'abbiamo raggiunto con merito, forza e grandi valori tecnici e umani. Partendo dal presidente, che è un signor presidente, e dal tecnico, che è un signor tecnico, finendo con una squadra che ha dimostrato valori sopra la media. Ho sempre cercato di parlare solo nei momenti difficili, e visto che ho parlato poco vuol dire che i momenti difficili sono stati pochi».
È già tempo di una riconferma importante, ed è proprio Polito a darla da vero timoniere del club: «Io non volevo lasciare la serie B, ma la chiamata del Bari ti lascia dei pensieri anche in serie C. Ho accettato Bari per vincere il campionato. Mignani non aveva mai vinto, e fin dall'inizio ho detto che c'è sempre una prima volta; parlo sempre istintivamente, e quando si avvera ne sono orgoglioso. Ogni campionato ha le sue forze e insidie; in B c'è tanto equilibrio, molte società investono milioni. Ma molti investimenti non sono sinonimo di vittoria. Mignani? È il mister del Bari indiscusso, sarebbe impossibile non confermarlo. Ha dei valori incredibili. Non lo conoscevo personalmente, ma l'ho visto e l'ho studiato. Su di lui c'era tanta diffidenza: la gente parla senza cognizione di causa, ma se lo mettiamo ora sul mercato se lo mangiano. Non è mai stato in discussione qui: gli allenatori vanno supportati con una società forte e una squadra di livello, e lui nella gestione è stato impeccabile. Ha vinto con merito, non si può non riconfermarlo. Le voci su Caserta non sono mai state vere. Ero presente in quel Siena-Cosenza, dove Mignani si giocava un campionato poi perso all'ultima giornata. Ha comunque fatto i playoff, arrivando in una finale in cui gli mancavano otto titolari e purtroppo ha perso. Ha portato il Modena ai playoff, alzando il livello della squadra e facendo più di 70 punti. Ha sempre subito poco e questo vuol dire fare risultati, soprattutto in serie C. Siamo il migliore attacco, non siamo la migliore difesa solo perché abbiamo sbagliato in un paio di partite. Quando l'ho incontrato ci ho parlato per una mezz'ora e ho avuto subito le idee chiare. Avevo tutte le informazioni del caso, e alla società ho detto che era l'allenatore per noi anche se non aveva vinto niente».
Il disse biancorosso ha parole al miele per i suoi collaboratori, ma si toglie anche lo sfizio di mettere i puntini sulle "i" nei confronti di chi ha sempre voluto minare le certezze del Bari, non riuscendoci. «I meriti vanno a tutti, dai magazzinieri ai "miei" uomini che sono i segretari, gli addetti stampa, il team manager, i fotografi - dice Polito. Dietro ogni successo c'è tanta gente che fa sacrifici, e sono loro sempre i più sacrificati. Ho portato dalla mia parte anche i responsabili del settore giovanile, è giusto che ringrazi tutti pubblicamente. Sassolini? Ne ho talmente tanti che le scarpe non bastano. Avellino e Catanzaro erano le favorite, essendo le due seconde dell'anno scorso. Sono partiti con lo stesso tecnico e lo stesso organico dell'anno scorso, hanno avuto la fortuna di programmare molto prima di noi e dovevano solo alzare il livello. Noi siamo partiti con il Covid in ritiro, con il ritardo del mercato e con pochi giocatori alla prima di campionato. Ma solo noi abbiamo pensato solo a noi stessi, senza pensare in casa d'altri, mentre Catanzaro e Avellino hanno pensato spesso al Bari e mai hanno detto che abbiamo meritato. Nel calcio bisogna fare i fatti, perché le chiacchiere stanno a zero. A me piacerebbe che la gente dicesse le cose giuste, ma io ho sentito dire che la differenza fra Bari e Catanzaro è un rigore che - tra l'altro - ci stava. Mi dispiace per il collega di Catanzaro, ma un rigore non vale 13 punti. Abbiamo dimostrato di essere superiori a tutti senza rispondere. Quando si arriva in fondo, quello che hai è quello che ti sei meritato. Se il Bari ha vinto, mi dispiace per gli altri ma è stato più forte degli altri».
Guardando la stagione con la retrospettiva ma anche con uno sguardo al futuro, Polito spiega: «All'interno dello spogliatoio l'equilibrio è sacro, per questo il diesse deve scegliere l'allenatore e i giocatori. Se si lavora così se va male non si fanno danni, innanzitutto economici. Il Bari deve innestare calciatori di categoria, ma ci sono qui molti elementi che hanno già fatto la B. Cambieremo qualcosa, ma l'ossatura non va stravolta. Ora bisogna andare per step, costruire un Bari forte nel tempo un pezzo alla volta. Il nostro è stato un mercato difficilissimo, con una rosa satura e un budget saturo. Fin dal primo giorno mi sono dovuto inventare come fare per prendere i primi giocatori come Botta e D'Errico, quelli che non potevo perdere. Ho fatto spalmare Scavone, Antenucci e Frattali. Proprio su Scavone avevo preso informazioni e fin dal primo giorno l'ho reso partecipe di un gruppo che doveva vincere; lui, insieme a D'Errico e Botta, è stato il primo "bottino" ed è stato decisivo, con quattro goal importanti in momenti delicati. I successi partono da lontano, perché i giocatori si prendono e si gestiscono. Il mercato è importante, ma la cosa più difficile è stata gestire una rosa di 24 giocatori del genere. Citro? La perseveranza paga. Voleva a tutti i costi il Bari, per me era giusto che andasse a giocare e ho cercato di darlo via; però l'ho sempre tenuto in lista perché i suoi valori tecnici e umani sono indiscutibili. Ha perseverato, e ha segnato il goal più importante dell'anno. Mallamo? È dell'Atalanta, lì tornerà a fine stagione. Se potessi, però, lo riprenderei perché ha dimostrato di poter essere in questo organico anche in serie B. Antenucci? All'inizio è stato qualche partita fuori, quando ha capito il perché ha iniziato a fare dieci chilometri a partita e ha fatto 17 goal».
Polito, da ex portiere, legge così la grande stagione dei due difensori della porta biancorossa: «Frattali non ha avuto bisogno di una gestione particolare. Sono andato a prendere Polverino, un ragazzo che non aveva un nome: non ci credeva che dovesse venire a Bari. Ho sempre creduto che potesse sostituire il nostro pilastro che è Frattali, e lui è andato oltre le aspettative. Polverino nello scontro diretto di Catanzaro è stato grandioso, ma quando è rientrato Frattali si è ripreso il suo posto perché in tre anni ha sofferto per questa maglia. Il tecnico è un top nella gestione dei valori e delle risorse umane».
In conclusione, un pensiero sui tifosi e sul finale di stagione: «L'accoglienza dei tifosi è stata straordinaria. Il Bari è dei baresi, è giusto dedicare del tempo a chi ci ha aspettati fino alle 2 e mezza del mattino. È stato giusto prendersi questo momento, ma ci sarà di nuovo da giocare e da essere giudicati. Il presidente merita questa soddisfazione perché è veramente il presidente che tutti i diesse sognano. Quando si perdono i campionati la gente aveva paura che il Bari rimanesse in C, è normale che la paura ti faccia reagire oltre le righe. Ma il pubblico ha dimostrato quanto vale, è giusto che la Bari si sia presa questo momento e ritorni in B, che è davvero il minimo. Nel momento in cui ho capito che era il nostro anno è stato il rigore sbagliato dalla Paganese al 95'. Una partita bellissima è stata quella dello scontro diretto di Catanzaro. Ora abbiamo tre partite da giocare, e siccome non siamo stati trattati bene da nessuno non tratteremo bene nessuno. Cerchiamo di allungare ancora quel gap su cui tanti hanno messo dei dubbi. La supercoppa? La giocheremo per vincere, lo scudettino sulla maglia fa sempre piacere», conclude Polito.
È già tempo di una riconferma importante, ed è proprio Polito a darla da vero timoniere del club: «Io non volevo lasciare la serie B, ma la chiamata del Bari ti lascia dei pensieri anche in serie C. Ho accettato Bari per vincere il campionato. Mignani non aveva mai vinto, e fin dall'inizio ho detto che c'è sempre una prima volta; parlo sempre istintivamente, e quando si avvera ne sono orgoglioso. Ogni campionato ha le sue forze e insidie; in B c'è tanto equilibrio, molte società investono milioni. Ma molti investimenti non sono sinonimo di vittoria. Mignani? È il mister del Bari indiscusso, sarebbe impossibile non confermarlo. Ha dei valori incredibili. Non lo conoscevo personalmente, ma l'ho visto e l'ho studiato. Su di lui c'era tanta diffidenza: la gente parla senza cognizione di causa, ma se lo mettiamo ora sul mercato se lo mangiano. Non è mai stato in discussione qui: gli allenatori vanno supportati con una società forte e una squadra di livello, e lui nella gestione è stato impeccabile. Ha vinto con merito, non si può non riconfermarlo. Le voci su Caserta non sono mai state vere. Ero presente in quel Siena-Cosenza, dove Mignani si giocava un campionato poi perso all'ultima giornata. Ha comunque fatto i playoff, arrivando in una finale in cui gli mancavano otto titolari e purtroppo ha perso. Ha portato il Modena ai playoff, alzando il livello della squadra e facendo più di 70 punti. Ha sempre subito poco e questo vuol dire fare risultati, soprattutto in serie C. Siamo il migliore attacco, non siamo la migliore difesa solo perché abbiamo sbagliato in un paio di partite. Quando l'ho incontrato ci ho parlato per una mezz'ora e ho avuto subito le idee chiare. Avevo tutte le informazioni del caso, e alla società ho detto che era l'allenatore per noi anche se non aveva vinto niente».
Il disse biancorosso ha parole al miele per i suoi collaboratori, ma si toglie anche lo sfizio di mettere i puntini sulle "i" nei confronti di chi ha sempre voluto minare le certezze del Bari, non riuscendoci. «I meriti vanno a tutti, dai magazzinieri ai "miei" uomini che sono i segretari, gli addetti stampa, il team manager, i fotografi - dice Polito. Dietro ogni successo c'è tanta gente che fa sacrifici, e sono loro sempre i più sacrificati. Ho portato dalla mia parte anche i responsabili del settore giovanile, è giusto che ringrazi tutti pubblicamente. Sassolini? Ne ho talmente tanti che le scarpe non bastano. Avellino e Catanzaro erano le favorite, essendo le due seconde dell'anno scorso. Sono partiti con lo stesso tecnico e lo stesso organico dell'anno scorso, hanno avuto la fortuna di programmare molto prima di noi e dovevano solo alzare il livello. Noi siamo partiti con il Covid in ritiro, con il ritardo del mercato e con pochi giocatori alla prima di campionato. Ma solo noi abbiamo pensato solo a noi stessi, senza pensare in casa d'altri, mentre Catanzaro e Avellino hanno pensato spesso al Bari e mai hanno detto che abbiamo meritato. Nel calcio bisogna fare i fatti, perché le chiacchiere stanno a zero. A me piacerebbe che la gente dicesse le cose giuste, ma io ho sentito dire che la differenza fra Bari e Catanzaro è un rigore che - tra l'altro - ci stava. Mi dispiace per il collega di Catanzaro, ma un rigore non vale 13 punti. Abbiamo dimostrato di essere superiori a tutti senza rispondere. Quando si arriva in fondo, quello che hai è quello che ti sei meritato. Se il Bari ha vinto, mi dispiace per gli altri ma è stato più forte degli altri».
Guardando la stagione con la retrospettiva ma anche con uno sguardo al futuro, Polito spiega: «All'interno dello spogliatoio l'equilibrio è sacro, per questo il diesse deve scegliere l'allenatore e i giocatori. Se si lavora così se va male non si fanno danni, innanzitutto economici. Il Bari deve innestare calciatori di categoria, ma ci sono qui molti elementi che hanno già fatto la B. Cambieremo qualcosa, ma l'ossatura non va stravolta. Ora bisogna andare per step, costruire un Bari forte nel tempo un pezzo alla volta. Il nostro è stato un mercato difficilissimo, con una rosa satura e un budget saturo. Fin dal primo giorno mi sono dovuto inventare come fare per prendere i primi giocatori come Botta e D'Errico, quelli che non potevo perdere. Ho fatto spalmare Scavone, Antenucci e Frattali. Proprio su Scavone avevo preso informazioni e fin dal primo giorno l'ho reso partecipe di un gruppo che doveva vincere; lui, insieme a D'Errico e Botta, è stato il primo "bottino" ed è stato decisivo, con quattro goal importanti in momenti delicati. I successi partono da lontano, perché i giocatori si prendono e si gestiscono. Il mercato è importante, ma la cosa più difficile è stata gestire una rosa di 24 giocatori del genere. Citro? La perseveranza paga. Voleva a tutti i costi il Bari, per me era giusto che andasse a giocare e ho cercato di darlo via; però l'ho sempre tenuto in lista perché i suoi valori tecnici e umani sono indiscutibili. Ha perseverato, e ha segnato il goal più importante dell'anno. Mallamo? È dell'Atalanta, lì tornerà a fine stagione. Se potessi, però, lo riprenderei perché ha dimostrato di poter essere in questo organico anche in serie B. Antenucci? All'inizio è stato qualche partita fuori, quando ha capito il perché ha iniziato a fare dieci chilometri a partita e ha fatto 17 goal».
Polito, da ex portiere, legge così la grande stagione dei due difensori della porta biancorossa: «Frattali non ha avuto bisogno di una gestione particolare. Sono andato a prendere Polverino, un ragazzo che non aveva un nome: non ci credeva che dovesse venire a Bari. Ho sempre creduto che potesse sostituire il nostro pilastro che è Frattali, e lui è andato oltre le aspettative. Polverino nello scontro diretto di Catanzaro è stato grandioso, ma quando è rientrato Frattali si è ripreso il suo posto perché in tre anni ha sofferto per questa maglia. Il tecnico è un top nella gestione dei valori e delle risorse umane».
In conclusione, un pensiero sui tifosi e sul finale di stagione: «L'accoglienza dei tifosi è stata straordinaria. Il Bari è dei baresi, è giusto dedicare del tempo a chi ci ha aspettati fino alle 2 e mezza del mattino. È stato giusto prendersi questo momento, ma ci sarà di nuovo da giocare e da essere giudicati. Il presidente merita questa soddisfazione perché è veramente il presidente che tutti i diesse sognano. Quando si perdono i campionati la gente aveva paura che il Bari rimanesse in C, è normale che la paura ti faccia reagire oltre le righe. Ma il pubblico ha dimostrato quanto vale, è giusto che la Bari si sia presa questo momento e ritorni in B, che è davvero il minimo. Nel momento in cui ho capito che era il nostro anno è stato il rigore sbagliato dalla Paganese al 95'. Una partita bellissima è stata quella dello scontro diretto di Catanzaro. Ora abbiamo tre partite da giocare, e siccome non siamo stati trattati bene da nessuno non tratteremo bene nessuno. Cerchiamo di allungare ancora quel gap su cui tanti hanno messo dei dubbi. La supercoppa? La giocheremo per vincere, lo scudettino sulla maglia fa sempre piacere», conclude Polito.