SSC Bari, si presenta Mignani: «Sono un allenatore concreto». Polito: «Antenucci nostro bomber»
Il neo tecnico: «Il mio 4-3-1-2 non è un dogma. L’occasione più importante della carriera, farò di tutto per non perderla»
giovedì 17 giugno 2021
13.34
«Un grande orgoglio essere stato scelto dal Bari, una piazza importante e per me è una grande responsabilità. La società e il direttore mi hanno trasmesso entusiasmo, non è stato difficile trovare un accordo. Non sono abituato a fare delle promesse, nessuno ha certezze; credo tanto nel lavoro e nei rapporti. Qui ci sono tutti gli ingredienti per raggiungere un obiettivo importanti». Sono le prime parole "biancorosse" di Michele Mignani, neo allenatore del Bari, presentato oggi in conferenza stampa.
Un endorsement che arriva anche da Ciro Polito, il direttore sportivo biancorosso: «Mignani è una scelta dovuta alle conoscenze. Ha tratto sempre il massimo dalle sue squadre; è una persona di poche parole, ma quando parli di calcio con lui ti rasserena. Ha una struttura di gioco consolidata con il 4-3-1-2, un modulo che mi piace. Ha sempre subito poco, in C è fondamentale. Non ha vinto? Ci sarà una prima volta. Non ho fatto casting, quelli li fa Maria De Filippi: sono convinto che Mignani e il suo staff ci daranno soddisfazioni».
Qualche prima certezza per la squadra del futuro già sembra esserci. Ancora Poito: «Antenucci è il giocatore più rappresentativo, sarà il nostro bomber e costruiremo la squadra attorno a lui. Di Cesare è il capitano, per vincere ci vogliono i punti fermi; affronteremo il discorso con lui, vorrei che facesse parte del nostro organico».
Parlando di sé e del suo gioco, Mignani spiega: «Solo attraverso il lavoro e i risultati posso rasserenare l'ambiente. Il calcio è semplice: fare un goal più degli altri e prenderne uno in meno. Si può interpretare in mille maniere, ma bisogna avere organizzazione nel non possesso e veloci nell'avere intuizioni per far male agli altri. i giocatori vanno messi nelle condizioni di fare ciò che devono; è più facile per gli attaccanti avere una palla pulita di una palla sporca. Ci sarà sempre un'idea concreta: difesa a quattro, centrocampo a tre, attacco a tre per togliere i riferimenti e far male agli avversari. Sono un allenatore concreto. Bisogna cercare di essere pragmatici».
Pragmatismo che vuol dire anche versatilità: «Il mio modulo non è un dogma – spiega Mignani. Il trequartista può essere di tanti tipi, quelli di qualità e con meno forza o quelli con più gamba per attaccare gli spazi. Dei tre attaccanti ne cercheremo uno bravo a farsi trovare alle spalle del centrocampo avversario e sfruttare i movimenti degli attaccanti per andare verso la porta. In tutte le squadre è importante il centrocampo; il centrocampista moderno deve saper fare tutto, qui c'è qualche calciatore su cui stiamo ragionando ma qualcosa la dovremo fare. Porteremo calciatori completi. Valuteremo con il direttore i giocatori in scadenza di contratto; lavoreremo tanto per costruire una squadra forte».
Mignani dice, inoltre, di sentirsi «Pronto, non puoi scegliere il momento ma devi coglierlo al volo. Ho sempre allenato le mie squadre come se fossero il Real Madrid: quando metti tutto te stesso in quello che fai puoi camminare a testa alta. È l'occasione più importante della mia carriera, farò sì che non sia un'occasione persa. Ci vogliono tante componenti per vincere. La base c'è, poi ci vogliono lavoro, conoscenza e fortuna. Dobbiamo costruire una squadra con forza morale e interiore. Nel calcio di oggi bisogna fare punti e perderne meno possibili: se non puoi vincere una partita, non devi perderla. Ci sarà mentalità vincente, ma l'importante è sempre fare punti e non avere rimpianti a fine anno. La continuità di risultati può essere un segreto; gli scontri diretti sono probabilmente le partite più difficili da gestire. Chi crede nel lavoro è avanti un pezzo».
La modestia sembra, a primo impatto, una delle qualità migliori di Mignani: «Non sono giovanissimo e nemmeno anziano. Ho allenato nel settore giovanile, ho fatto il collaboratore di Beretta, poi sono partito da solo con Olbia, Siena e Modena. Questa è un'occasione troppo importante per me, la società ha avuto coraggio perché ci vuol poco a leggere il mio curriculum. Credo anche, però, che qualcosina ho fatto: se il direttore non è un pazzo, allora ha visto qualcosa in me. Chi vuol fare questo mestiere non deve avere paura di nulla. Al San Nicola sono venuto la prima volta a 19 anni con la Spal; è sempre bello giocare in queste piazze, perché c'è fame di calcio».
A concludere, il presidente Luigi De Laurentiis ha detto: «Abbiamo tantissimo entusiasmo ed energie per il prossimo campionato. La prima base solida è stata Ciro Polito, direttore sportivo motivato con cui abbiamo esaminato diversi allenatori fino ad arrivare alla conclusione giusta. Il terzo tassello? Fateci lavorare per scegliere la giusta rosa. Fame e mentalità non sono scontati al giorno d'oggi».
Un endorsement che arriva anche da Ciro Polito, il direttore sportivo biancorosso: «Mignani è una scelta dovuta alle conoscenze. Ha tratto sempre il massimo dalle sue squadre; è una persona di poche parole, ma quando parli di calcio con lui ti rasserena. Ha una struttura di gioco consolidata con il 4-3-1-2, un modulo che mi piace. Ha sempre subito poco, in C è fondamentale. Non ha vinto? Ci sarà una prima volta. Non ho fatto casting, quelli li fa Maria De Filippi: sono convinto che Mignani e il suo staff ci daranno soddisfazioni».
Qualche prima certezza per la squadra del futuro già sembra esserci. Ancora Poito: «Antenucci è il giocatore più rappresentativo, sarà il nostro bomber e costruiremo la squadra attorno a lui. Di Cesare è il capitano, per vincere ci vogliono i punti fermi; affronteremo il discorso con lui, vorrei che facesse parte del nostro organico».
Parlando di sé e del suo gioco, Mignani spiega: «Solo attraverso il lavoro e i risultati posso rasserenare l'ambiente. Il calcio è semplice: fare un goal più degli altri e prenderne uno in meno. Si può interpretare in mille maniere, ma bisogna avere organizzazione nel non possesso e veloci nell'avere intuizioni per far male agli altri. i giocatori vanno messi nelle condizioni di fare ciò che devono; è più facile per gli attaccanti avere una palla pulita di una palla sporca. Ci sarà sempre un'idea concreta: difesa a quattro, centrocampo a tre, attacco a tre per togliere i riferimenti e far male agli avversari. Sono un allenatore concreto. Bisogna cercare di essere pragmatici».
Pragmatismo che vuol dire anche versatilità: «Il mio modulo non è un dogma – spiega Mignani. Il trequartista può essere di tanti tipi, quelli di qualità e con meno forza o quelli con più gamba per attaccare gli spazi. Dei tre attaccanti ne cercheremo uno bravo a farsi trovare alle spalle del centrocampo avversario e sfruttare i movimenti degli attaccanti per andare verso la porta. In tutte le squadre è importante il centrocampo; il centrocampista moderno deve saper fare tutto, qui c'è qualche calciatore su cui stiamo ragionando ma qualcosa la dovremo fare. Porteremo calciatori completi. Valuteremo con il direttore i giocatori in scadenza di contratto; lavoreremo tanto per costruire una squadra forte».
Mignani dice, inoltre, di sentirsi «Pronto, non puoi scegliere il momento ma devi coglierlo al volo. Ho sempre allenato le mie squadre come se fossero il Real Madrid: quando metti tutto te stesso in quello che fai puoi camminare a testa alta. È l'occasione più importante della mia carriera, farò sì che non sia un'occasione persa. Ci vogliono tante componenti per vincere. La base c'è, poi ci vogliono lavoro, conoscenza e fortuna. Dobbiamo costruire una squadra con forza morale e interiore. Nel calcio di oggi bisogna fare punti e perderne meno possibili: se non puoi vincere una partita, non devi perderla. Ci sarà mentalità vincente, ma l'importante è sempre fare punti e non avere rimpianti a fine anno. La continuità di risultati può essere un segreto; gli scontri diretti sono probabilmente le partite più difficili da gestire. Chi crede nel lavoro è avanti un pezzo».
La modestia sembra, a primo impatto, una delle qualità migliori di Mignani: «Non sono giovanissimo e nemmeno anziano. Ho allenato nel settore giovanile, ho fatto il collaboratore di Beretta, poi sono partito da solo con Olbia, Siena e Modena. Questa è un'occasione troppo importante per me, la società ha avuto coraggio perché ci vuol poco a leggere il mio curriculum. Credo anche, però, che qualcosina ho fatto: se il direttore non è un pazzo, allora ha visto qualcosa in me. Chi vuol fare questo mestiere non deve avere paura di nulla. Al San Nicola sono venuto la prima volta a 19 anni con la Spal; è sempre bello giocare in queste piazze, perché c'è fame di calcio».
A concludere, il presidente Luigi De Laurentiis ha detto: «Abbiamo tantissimo entusiasmo ed energie per il prossimo campionato. La prima base solida è stata Ciro Polito, direttore sportivo motivato con cui abbiamo esaminato diversi allenatori fino ad arrivare alla conclusione giusta. Il terzo tassello? Fateci lavorare per scegliere la giusta rosa. Fame e mentalità non sono scontati al giorno d'oggi».