Tre indizi fanno una prova. Bari, è crisi
I biancorossi chiudono il girone d’andata con tanti interrogativi irrisolti
venerdì 27 dicembre 2024
1.30
Se tre indizi fanno una prova, allora per il Bari è davvero crisi. I biancorossi perdono anche a Palermo e chiudono il girone d'andata con il poco rassicurante score di tre sconfitte consecutive, che lasciano solchi ben più profondi dei nove punti lasciati per strada nelle ultime due settimane e mezzo. Sì, perché gli ultimi tre ko mostrano altrettante facce dei biancorossi, e nessuna particolarmente gradevole. Inermi davanti alla superiorità schiacciante del Pisa, senza idee contro il Sudtirol, volitivi ma sterili al Barbera.
È il cocktail micidiale di cui questa squadra è costituita, e che ha portato il Bari a girare a quota 24 punti, che valgono l'ottavo posto in compagnia proprio del Palermo, così come di Modena, Carrarese e Catanzaro, ad appena +4 sulla zona playout. Anche nel più felice periodo dei 14 risultati utili di fila, del gruppo di mister Longo è sempre stata apprezzata l'identità tattica data dall'allenatore, ma non si è mai potuto fare a meno di sottolineare anche i vizi strutturali di una rosa capace di grandi slanci, ma anche di tremendi passaggi a vuoto.
A Palermo si è rivisto, per larghi tratti, il Bari apprezzato all'acme della sua striscia positiva: con idee tattiche chiare e identità di gioco precisa, i galletti ribattono colpo su colpo nel primo tempo ai rosanero, più qualitativi ma in crisi profonda di risultati, e poi impongono un netto predominio nella ripresa. Ma le disattenzioni di reparto e dei singoli, su tutti un Falletti totalmente in bambola che regala a Brunori il pallone spedito sulla traversa e poi non rinvia sul goal di Le Douaron nel finale di primo tempo, permettono al Palermo di passare in vantaggio, e la sterilità offensiva nega al Bari un pareggio che sarebbe stato meritato.
D'altra parte, se il tuo attaccante principale (Lasagna) chiude il girone d'andata a quota quattro goal e a pari merito con un terzino (Dorval), allora vuol dire che qualche problema c'è. Se ci si aggiunge che i trequartisti Falletti e Sibilli hanno totalizzato in due tre assist e una rete (su rigore), e che i soli tre attaccanti in rosa insieme arrivano appena a otto reti, allora il quadro è completo. Il Lasagna delle ultime settimane è spento e prevedibile, Novakovich ci mette tanta buona volontà, ma spende tanto e spesso arriva stanco e poco lucido alla conclusione, e Favilli è alle prese con le solite noie fisiche che ne ritardano costantemente il raggiungimento della condizione ottimale.
A Palermo mister Longo opta per il ritorno a un 3-5-2 più quadrato e sostenibile, e i biancorossi effettivamente si presentano in campo con una compattezza che gli permette di battagliare senza scoprire eccessivamente il fianco alla nutrita batteria di top players dei siciliani. Lella da mezzala torna a far valere dinamismo, copertura e inserimenti, Maita e Benali funzionano talmente tanto bene insieme che il modulo e la collocazione tattica appaiono dettagli secondari; sì, ma nessuno fa goal. Le tre sconfitte di fila che lacerano l'ambiente biancorosso con le ombre della crisi, portano in dote anche un pesantissimo zero alla voce "goal segnati"; di questo passo anche l'indefinito "obiettivo playoff" rischia di sfuggire di mano.
Soprattutto perché, come detto, anche nella striscia di 14 risultati utili consecutivi al Bari sono spesso mancate concretezza offensiva e qualità nelle alternative dalla panchina. Non può essere, infatti, un caso che al Barbera l'unica vera occasione dei biancorossi venga fuori dal piede di Mantovani, il difensore-pilastro della squadra e migliore del girone d'andata insieme alla sorpresa Dorval e al "diesel" Radunovic.
Insomma, ce n'è abbastanza per essere preoccupati. Longo sorride per la ritrovata prestazione, ma con grande realismo sa che il lavoro è tanto, lungo, faticoso e probabilmente anche al di là delle pur numerose possibilità del suo staff tecnico, valido e preparato. Al Bari mancano profondità di rosa e alternative di qualità: tutti aspetti che potrebbero essere corretti con un consistente intervento sul mercato di riparazione, a patto però di volerlo. La strategia dei prestiti, del tirare a campare, del vedere come va si è mostrata disastrosa nello scorso campionato e ha portato a un centimetro dalla retrocessione, e quest'anno ha consegnato a Longo una squadra buona ma incompleta. La possibilità di rimedio ci sarebbe, appena dopo la complicatissima (e per questo dal sapore di sfida-verità) partita contro lo Spezia al San Nicola, che chiuderà il 2024 e aprirà il girone di ritorno.
La palla adesso passa alla coppia Magalini-Di Cesare, ma soprattutto alla proprietà Filmauro, affinché si intervenga con acquisti sensati e mirati, rinunciando per una volta alla politica dei prestiti nell'ottica di raggiungere l'obiettivo minimo, per poi giocarsela senza rimpianti e inseguire il sogno promozione. Uno scenario che, a oggi, sembrerebbe l'unico possibile per liberare Bari e il Bari dall'equivoco giogo di una multiproprietà che ormai non piace davvero più a nessuno.
È il cocktail micidiale di cui questa squadra è costituita, e che ha portato il Bari a girare a quota 24 punti, che valgono l'ottavo posto in compagnia proprio del Palermo, così come di Modena, Carrarese e Catanzaro, ad appena +4 sulla zona playout. Anche nel più felice periodo dei 14 risultati utili di fila, del gruppo di mister Longo è sempre stata apprezzata l'identità tattica data dall'allenatore, ma non si è mai potuto fare a meno di sottolineare anche i vizi strutturali di una rosa capace di grandi slanci, ma anche di tremendi passaggi a vuoto.
A Palermo si è rivisto, per larghi tratti, il Bari apprezzato all'acme della sua striscia positiva: con idee tattiche chiare e identità di gioco precisa, i galletti ribattono colpo su colpo nel primo tempo ai rosanero, più qualitativi ma in crisi profonda di risultati, e poi impongono un netto predominio nella ripresa. Ma le disattenzioni di reparto e dei singoli, su tutti un Falletti totalmente in bambola che regala a Brunori il pallone spedito sulla traversa e poi non rinvia sul goal di Le Douaron nel finale di primo tempo, permettono al Palermo di passare in vantaggio, e la sterilità offensiva nega al Bari un pareggio che sarebbe stato meritato.
D'altra parte, se il tuo attaccante principale (Lasagna) chiude il girone d'andata a quota quattro goal e a pari merito con un terzino (Dorval), allora vuol dire che qualche problema c'è. Se ci si aggiunge che i trequartisti Falletti e Sibilli hanno totalizzato in due tre assist e una rete (su rigore), e che i soli tre attaccanti in rosa insieme arrivano appena a otto reti, allora il quadro è completo. Il Lasagna delle ultime settimane è spento e prevedibile, Novakovich ci mette tanta buona volontà, ma spende tanto e spesso arriva stanco e poco lucido alla conclusione, e Favilli è alle prese con le solite noie fisiche che ne ritardano costantemente il raggiungimento della condizione ottimale.
A Palermo mister Longo opta per il ritorno a un 3-5-2 più quadrato e sostenibile, e i biancorossi effettivamente si presentano in campo con una compattezza che gli permette di battagliare senza scoprire eccessivamente il fianco alla nutrita batteria di top players dei siciliani. Lella da mezzala torna a far valere dinamismo, copertura e inserimenti, Maita e Benali funzionano talmente tanto bene insieme che il modulo e la collocazione tattica appaiono dettagli secondari; sì, ma nessuno fa goal. Le tre sconfitte di fila che lacerano l'ambiente biancorosso con le ombre della crisi, portano in dote anche un pesantissimo zero alla voce "goal segnati"; di questo passo anche l'indefinito "obiettivo playoff" rischia di sfuggire di mano.
Soprattutto perché, come detto, anche nella striscia di 14 risultati utili consecutivi al Bari sono spesso mancate concretezza offensiva e qualità nelle alternative dalla panchina. Non può essere, infatti, un caso che al Barbera l'unica vera occasione dei biancorossi venga fuori dal piede di Mantovani, il difensore-pilastro della squadra e migliore del girone d'andata insieme alla sorpresa Dorval e al "diesel" Radunovic.
Insomma, ce n'è abbastanza per essere preoccupati. Longo sorride per la ritrovata prestazione, ma con grande realismo sa che il lavoro è tanto, lungo, faticoso e probabilmente anche al di là delle pur numerose possibilità del suo staff tecnico, valido e preparato. Al Bari mancano profondità di rosa e alternative di qualità: tutti aspetti che potrebbero essere corretti con un consistente intervento sul mercato di riparazione, a patto però di volerlo. La strategia dei prestiti, del tirare a campare, del vedere come va si è mostrata disastrosa nello scorso campionato e ha portato a un centimetro dalla retrocessione, e quest'anno ha consegnato a Longo una squadra buona ma incompleta. La possibilità di rimedio ci sarebbe, appena dopo la complicatissima (e per questo dal sapore di sfida-verità) partita contro lo Spezia al San Nicola, che chiuderà il 2024 e aprirà il girone di ritorno.
La palla adesso passa alla coppia Magalini-Di Cesare, ma soprattutto alla proprietà Filmauro, affinché si intervenga con acquisti sensati e mirati, rinunciando per una volta alla politica dei prestiti nell'ottica di raggiungere l'obiettivo minimo, per poi giocarsela senza rimpianti e inseguire il sogno promozione. Uno scenario che, a oggi, sembrerebbe l'unico possibile per liberare Bari e il Bari dall'equivoco giogo di una multiproprietà che ormai non piace davvero più a nessuno.