Tre punti per scacciare i fantasmi, il Bari risponde alla crisi da squadra
Il successo sul Picerno vale la prima gioia interna dell'anno e un nuovo allungo sul Catanzaro. Su Mignani e i suoi torna il sereno
mercoledì 23 febbraio 2022
1.19
Quando le nubi si addensano nel cielo e assumono quel colore nero-violaceo che lascia intendere nulla di buono, ci vuole una bella sferzata di vento per riportare il sereno. E ieri su Bari di vento ce n'era eccome, in quantità sufficiente sia per portare via la pioggia che ha bagnato la città, quanto per tornare a far splendere il sole sulla squadra di calcio del capoluogo. Il Bari centra la prima vittoria al San Nicola del 2022, e scaccia un bel po' di fantasmi che avevano iniziato a bussare alla finestra dopo la dolorosa sconfitta interna contro il Campobasso. Basta Antenucci per decidere il successo 1-0 sul Picerno e riportare i galletti a distanza di sicurezza in vetta alla classifica: +6 sul Catanzaro, di questi tempi è una notizia da accogliere a braccia aperte.
Sì, perché il pazzo calendario di febbraio (otto partite nel programma di un mese di appena 28 giorni, gestione sconsiderata da parte della Lega pro) ha mietuto vittime anche lontano dalla Puglia e dal suo capoluogo: Catanzaro e Avellino non vanno oltre lo 0-0 contro Potenza e Latina, e il Bari torna ad allungare con il favore - per una volta - della buona sorte.
Sì, perché stavolta la dea bendata non dà una mano agli avversari di Mignani e della sua banda, apparsi comunque compattati dopo il breve ma fruttuoso ritiro post Campobasso. Il piccolo Picerno viene al San Nicola a fare una partita difensivamente molto attenta, esattamente come avevano fatto Messina e Campobasso, ma a differenza degli ultimi due avversari interni dei biancorossi la squadra lucana non trova l'episodio/gli episodi per mandare in crisi le certezze del Bari. La compagine di Mignani ritrova compattezza difensiva e porta immacolata in casa, non fatto su cui è difficile credere che il rientro di Terranova al centro della retroguardia non abbia inciso. L'esperto e roccioso difensore guida con carattere la Maginot biancorossa, contro cui va a sbattere un attacco che - soprattutto con Reginaldo - qualche problema in più avrebbe potuto crearlo. Alla fine Frattali esce con i guantoni puliti e un 6 politico, e va benissimo così.
Diverso è il discorso, invece, per la fase di costruzione. Il Bari inizia un po' compassato, complice forse un po' di fatica per i tanti impegni ravvicinati ma soprattutto parecchia pesantezza mentale dopo gli ultimi risultati deludenti. L'ermetica difesa lucana chiude tutti gli spazi, e nel primo tempo il Bari tira in porta solo con un colpo di testa di Antenucci ben disinnescato da Viscovo. La manovra parte lenta, con Galano che - schierato dal 1' nella "innaturale" posizione di trequartista - arretra parecchio il suo raggio d'azione, andando a finire nella zona di campo dove agiscono anche Maiello e Maita; un intasamento che, chiaramente, rallenta un po' tutto.
Ma, pian piano, il Bari si alleggerisce e si scioglie, consentendo anche a Galano di avvicinarsi alla porta e di cucire bene il gioco tra i reparti, con Maiello che inizia a giocare anche in verticale e Maita che dà equilibrio nelle due fasi. Stavolta Mignani è bravo ad azzeccare i cambi, a partire dall'ingresso di Cheddira all'intervallo per lo spento Paponi. Dopo 2' della ripresa l'italo-marocchino spacca la partita con una delle sue solite accelerazioni e serve ad Antenucci il pallone del goal-vittoria. E pazienza se divora il punto del raddoppio su assist di D'Errico; Cheddira come arma a partita in corso ormai è una vera e propria garanzia per Mignani. E poi, visto che le partite alla fine si vincono sempre con i giocatori più forti, c'è proprio D'Errico.
In conferenza stampa l'ex Monza fa mea culpa: si aspettava di giocare a Monopoli, ha messo il muso ma poi ha capito di essere un calciatore, e quindi di dover sempre accettare le scelte del mister. Ci sta, e l'abbraccio sincero in sala stampa con Mignani testimonia come il loro rapporto "dialettico" alla fine dei conti faccia bene a un "anarchico" come D'Errico. D'altra parte, se dopo un paio di panchine i risultati sono questi, ben venga la gestione che ne sta facendo Mignani. Il numero 14 biancorosso a metà della ripresa disegna una giocata che con la serie C non c'entra nulla, e solo la miopia di arbitro e guardalinee gli nega la gioia di un goal bellissimo; il suo destro a giro sbatte prima su un palo, poi sull'altro, rimbalzando per ben due volte oltre la linea di porta. Lo vedono tutti, tranne la squadra arbitrale. È vero, magari per la C il Var è inapplicabile, ma pensare che non si possa introdurre la Goal line technology (un piccolo sensore sul palo, roba quasi elementare nel mondo tecnocratico di oggi) in un campionato professionistico è davvero inaccettabile.
Ma, per fortuna dei biancorossi, resta solo la delusione di non poter leggere negli almanacchi un goal che sarebbe stato da antologia, ma tutto sommato ininfluente ai fini del risultato. Mignani e i suoi si sarebbero risparmiati un po' di sofferenza finale, ma anche quella può far bene. Al triplice fischio dell'arbitro Bitonti il Bari può far festa, per aver ritrovato i 3 punti ma soprattutto per essersi cavato fuori da un delicato momento di crisi con la squadra. «È il gruppo che fa le vittorie», la ricetta esposta da Mignani nel post gara. Ed è complicato dargli torto: non sarà stato il miglior Bari della stagione, ma contava soprattutto dare prova di avere carattere, di sentirsi arrabbiati e feriti nell'orgoglio. Il Bari l'ha fatto, e in questo momento non serve davvero chiedere di più.
E ora arriva il trittico della verità: derby con il Foggia fuori casa, derby con la Virtus Francavilla in casa, scontro diretto con il Catanzaro in trasferta. Tre partite da cui, inevitabilmente, passerà la stagione del Bari con tutte le sue ambizioni di vincere il campionato. Inizia la volata verso la primavera, con un bel po' di fiducia in più e con la testa parecchio più leggera. Tutte cose che, di solito, non fanno male quando ci si approccia alla volata finale.
Sì, perché il pazzo calendario di febbraio (otto partite nel programma di un mese di appena 28 giorni, gestione sconsiderata da parte della Lega pro) ha mietuto vittime anche lontano dalla Puglia e dal suo capoluogo: Catanzaro e Avellino non vanno oltre lo 0-0 contro Potenza e Latina, e il Bari torna ad allungare con il favore - per una volta - della buona sorte.
Sì, perché stavolta la dea bendata non dà una mano agli avversari di Mignani e della sua banda, apparsi comunque compattati dopo il breve ma fruttuoso ritiro post Campobasso. Il piccolo Picerno viene al San Nicola a fare una partita difensivamente molto attenta, esattamente come avevano fatto Messina e Campobasso, ma a differenza degli ultimi due avversari interni dei biancorossi la squadra lucana non trova l'episodio/gli episodi per mandare in crisi le certezze del Bari. La compagine di Mignani ritrova compattezza difensiva e porta immacolata in casa, non fatto su cui è difficile credere che il rientro di Terranova al centro della retroguardia non abbia inciso. L'esperto e roccioso difensore guida con carattere la Maginot biancorossa, contro cui va a sbattere un attacco che - soprattutto con Reginaldo - qualche problema in più avrebbe potuto crearlo. Alla fine Frattali esce con i guantoni puliti e un 6 politico, e va benissimo così.
Diverso è il discorso, invece, per la fase di costruzione. Il Bari inizia un po' compassato, complice forse un po' di fatica per i tanti impegni ravvicinati ma soprattutto parecchia pesantezza mentale dopo gli ultimi risultati deludenti. L'ermetica difesa lucana chiude tutti gli spazi, e nel primo tempo il Bari tira in porta solo con un colpo di testa di Antenucci ben disinnescato da Viscovo. La manovra parte lenta, con Galano che - schierato dal 1' nella "innaturale" posizione di trequartista - arretra parecchio il suo raggio d'azione, andando a finire nella zona di campo dove agiscono anche Maiello e Maita; un intasamento che, chiaramente, rallenta un po' tutto.
Ma, pian piano, il Bari si alleggerisce e si scioglie, consentendo anche a Galano di avvicinarsi alla porta e di cucire bene il gioco tra i reparti, con Maiello che inizia a giocare anche in verticale e Maita che dà equilibrio nelle due fasi. Stavolta Mignani è bravo ad azzeccare i cambi, a partire dall'ingresso di Cheddira all'intervallo per lo spento Paponi. Dopo 2' della ripresa l'italo-marocchino spacca la partita con una delle sue solite accelerazioni e serve ad Antenucci il pallone del goal-vittoria. E pazienza se divora il punto del raddoppio su assist di D'Errico; Cheddira come arma a partita in corso ormai è una vera e propria garanzia per Mignani. E poi, visto che le partite alla fine si vincono sempre con i giocatori più forti, c'è proprio D'Errico.
In conferenza stampa l'ex Monza fa mea culpa: si aspettava di giocare a Monopoli, ha messo il muso ma poi ha capito di essere un calciatore, e quindi di dover sempre accettare le scelte del mister. Ci sta, e l'abbraccio sincero in sala stampa con Mignani testimonia come il loro rapporto "dialettico" alla fine dei conti faccia bene a un "anarchico" come D'Errico. D'altra parte, se dopo un paio di panchine i risultati sono questi, ben venga la gestione che ne sta facendo Mignani. Il numero 14 biancorosso a metà della ripresa disegna una giocata che con la serie C non c'entra nulla, e solo la miopia di arbitro e guardalinee gli nega la gioia di un goal bellissimo; il suo destro a giro sbatte prima su un palo, poi sull'altro, rimbalzando per ben due volte oltre la linea di porta. Lo vedono tutti, tranne la squadra arbitrale. È vero, magari per la C il Var è inapplicabile, ma pensare che non si possa introdurre la Goal line technology (un piccolo sensore sul palo, roba quasi elementare nel mondo tecnocratico di oggi) in un campionato professionistico è davvero inaccettabile.
Ma, per fortuna dei biancorossi, resta solo la delusione di non poter leggere negli almanacchi un goal che sarebbe stato da antologia, ma tutto sommato ininfluente ai fini del risultato. Mignani e i suoi si sarebbero risparmiati un po' di sofferenza finale, ma anche quella può far bene. Al triplice fischio dell'arbitro Bitonti il Bari può far festa, per aver ritrovato i 3 punti ma soprattutto per essersi cavato fuori da un delicato momento di crisi con la squadra. «È il gruppo che fa le vittorie», la ricetta esposta da Mignani nel post gara. Ed è complicato dargli torto: non sarà stato il miglior Bari della stagione, ma contava soprattutto dare prova di avere carattere, di sentirsi arrabbiati e feriti nell'orgoglio. Il Bari l'ha fatto, e in questo momento non serve davvero chiedere di più.
E ora arriva il trittico della verità: derby con il Foggia fuori casa, derby con la Virtus Francavilla in casa, scontro diretto con il Catanzaro in trasferta. Tre partite da cui, inevitabilmente, passerà la stagione del Bari con tutte le sue ambizioni di vincere il campionato. Inizia la volata verso la primavera, con un bel po' di fiducia in più e con la testa parecchio più leggera. Tutte cose che, di solito, non fanno male quando ci si approccia alla volata finale.