Un Bari "gattopardesco". Pazienza, cuore e concretezza ricetta per vincere in mille modi
Il goal a tempo scaduto di Mattera contro la Palmese tappa importante di un percorso di crescita collettivo
lunedì 19 novembre 2018
11.59
Vincere all'ultimo minuto, magari dopo averci provato per tutta la partita, con il goal di un difensore è l'essenza più bella del gioco del calcio. In quel pallone scaraventato in rete da Giuseppe Mattera c'è tutto il senso di liberazione nell'essere riusciti a trovare il grimaldello giusto per scardinare la difesa dell'arcigna Palmese, compagine venuta al San Nicola di Bari da imbattuta e arrivata a 3' dall'uscirne ancora con uno zero alla voce "sconfitte stagionali".
Alla fine, però, la spunta il Bari, al secondo 1-0 interno consecutivo, buono per riprendere la marcia dopo il sofferto pareggio di Castrovillari e allungare a +6 in vetta alla classifica, mettendo già il vuoto fra sé e le inseguitrici.
Una vittoria sudata e di carattere, che tanto racconta del percorso di crescita intrapreso dalla squadra di Cornacchini dall'inizio del viaggio nel Purgatorio della Serie D. "Se vuoi che nulla cambi tutto deve cambiare", lo slogan del conservatorismo siciliano post-unitario, reso celebre da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo". Chiedendo scusa in anticipo per aver scomodato il prezioso paragone letterario, non sembra azzardato riproporre la formula anche parlando del Bari.
Se, infatti, dall'inizio della stagione a ora i risultati sono rimasti una piacevole costante, coi biancorossi sempre in grado di uscire con dei punti dal campo (8 vittorie e 3 pareggi in 11 gare), il cambiamento voluto da Cornacchini si vede per quanto riguarda l'approccio, lo spirito dei Galletti in campo. «Prima vincevamo ma non ero soddisfatto delle prestazioni», ha più volte ripetuto il mister, anche ieri tornato sull'argomento. Un'affermazione che appare più che giustificata alla luce di quanto fatto vedere dal suo Bari nell'ultimo mese.
Un po' tutti ieri pomeriggio hanno rivisto i fantasmi di Bari-Turris, gara che i biancorossi conclusero con un vero e proprio assedio senza portare a casa nulla più di uno 0-0. Sarebbe troppo riduttivo e ingiusto affermare che la differenza con la partita di ieri risieda esclusivamente nel fatto che contro la Turris la palla calciata da Brienza al 90' si fermò sulla traversa mentre quella di Mattera è riuscita ad abbattere il muro eretto dai calabresi. Episodi s/fortunati a parte, il Bari visto contro la Palmese ha fino alla fine dato l'impressione di poterla sfangare, riuscendoci poco prima del gong.
Ecco, quindi, che la spiegazione più plausibile è da ricercare nel lavoro intenso svolto sulla testa ancorché sulle gambe dei suoi da parte dell'allenatore. Fra Bari-Turris e Bari-Palmese ci sono di mezzo i due stiracchiati pareggi di Marsala e Castrovillari, l'eroica vittoria sul campo dell'Acireale (in 9 contro 11), la prova di forza contro il Locri e lo "scientifico" 1-0 rifilato al Città di Messina. Tutte tappe di un ideale romanzo di formazione (per restare in tema) che ha portato il Bari ad avere più consapevolezza di sé all'interno di un contesto "infernale" come la Serie D, che premia certamente di più le squadre che assaltano di sciabola rispetto a quelle che stoccano di fioretto.
Alla qualità indiscussa della rosa si va aggiungendo una buona dose di cuore e carattere, elementi tipici delle squadre "operaie". Dato per certo e assodato il Bari che vinceva 3-0 ogni partita in scioltezza, Cornacchini e i suoi hanno assunto i contorni di un collettivo che sa portare a casa la pagnotta anche di misura, giocando con le fragilità degli avversari. L'assedio alla difesa della Palmese (squadra alla fine punita ben oltre i suoi demeriti) è stato portato in maniera calcolata, con un'ottima dose di pazienza. Pur evidenziando il Bari poca densità in area avversaria, Cornacchini non ha ceduto alla facile tentazione di togliere Brienza per gettare nella mischia il colosso Pozzebon, preferendo lasciare in campo il 10, dal cui piede infatti è partito il cross sulla punizione-corner da cui ha tratto origine il goal-vittoria di Mattera.
Poco male, quindi, se troppi sono stati i cross non concretizzati, se lo sviluppo dell'azione per vie centrali è apparso meno fluido del solito. Sono questi i capitoli del romanzo che ancora ci restano da leggere. Particolarmente interessanti si prospettano già i prossimi due: contro Gela (in trasferta) e Nocerina (in casa) l'occasione per il Bari di dare un'ulteriore spallata al campionato e mettere fra sé e le contendenti una distanza potenzialmente incolmabile già prima di Natale e della fine del girone di andata. Insomma, tanti sono ancora i motivi per voler arrivare a leggere questo libro fino alla parola "fine".
Alla fine, però, la spunta il Bari, al secondo 1-0 interno consecutivo, buono per riprendere la marcia dopo il sofferto pareggio di Castrovillari e allungare a +6 in vetta alla classifica, mettendo già il vuoto fra sé e le inseguitrici.
Una vittoria sudata e di carattere, che tanto racconta del percorso di crescita intrapreso dalla squadra di Cornacchini dall'inizio del viaggio nel Purgatorio della Serie D. "Se vuoi che nulla cambi tutto deve cambiare", lo slogan del conservatorismo siciliano post-unitario, reso celebre da Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne "Il Gattopardo". Chiedendo scusa in anticipo per aver scomodato il prezioso paragone letterario, non sembra azzardato riproporre la formula anche parlando del Bari.
Se, infatti, dall'inizio della stagione a ora i risultati sono rimasti una piacevole costante, coi biancorossi sempre in grado di uscire con dei punti dal campo (8 vittorie e 3 pareggi in 11 gare), il cambiamento voluto da Cornacchini si vede per quanto riguarda l'approccio, lo spirito dei Galletti in campo. «Prima vincevamo ma non ero soddisfatto delle prestazioni», ha più volte ripetuto il mister, anche ieri tornato sull'argomento. Un'affermazione che appare più che giustificata alla luce di quanto fatto vedere dal suo Bari nell'ultimo mese.
Un po' tutti ieri pomeriggio hanno rivisto i fantasmi di Bari-Turris, gara che i biancorossi conclusero con un vero e proprio assedio senza portare a casa nulla più di uno 0-0. Sarebbe troppo riduttivo e ingiusto affermare che la differenza con la partita di ieri risieda esclusivamente nel fatto che contro la Turris la palla calciata da Brienza al 90' si fermò sulla traversa mentre quella di Mattera è riuscita ad abbattere il muro eretto dai calabresi. Episodi s/fortunati a parte, il Bari visto contro la Palmese ha fino alla fine dato l'impressione di poterla sfangare, riuscendoci poco prima del gong.
Ecco, quindi, che la spiegazione più plausibile è da ricercare nel lavoro intenso svolto sulla testa ancorché sulle gambe dei suoi da parte dell'allenatore. Fra Bari-Turris e Bari-Palmese ci sono di mezzo i due stiracchiati pareggi di Marsala e Castrovillari, l'eroica vittoria sul campo dell'Acireale (in 9 contro 11), la prova di forza contro il Locri e lo "scientifico" 1-0 rifilato al Città di Messina. Tutte tappe di un ideale romanzo di formazione (per restare in tema) che ha portato il Bari ad avere più consapevolezza di sé all'interno di un contesto "infernale" come la Serie D, che premia certamente di più le squadre che assaltano di sciabola rispetto a quelle che stoccano di fioretto.
Alla qualità indiscussa della rosa si va aggiungendo una buona dose di cuore e carattere, elementi tipici delle squadre "operaie". Dato per certo e assodato il Bari che vinceva 3-0 ogni partita in scioltezza, Cornacchini e i suoi hanno assunto i contorni di un collettivo che sa portare a casa la pagnotta anche di misura, giocando con le fragilità degli avversari. L'assedio alla difesa della Palmese (squadra alla fine punita ben oltre i suoi demeriti) è stato portato in maniera calcolata, con un'ottima dose di pazienza. Pur evidenziando il Bari poca densità in area avversaria, Cornacchini non ha ceduto alla facile tentazione di togliere Brienza per gettare nella mischia il colosso Pozzebon, preferendo lasciare in campo il 10, dal cui piede infatti è partito il cross sulla punizione-corner da cui ha tratto origine il goal-vittoria di Mattera.
Poco male, quindi, se troppi sono stati i cross non concretizzati, se lo sviluppo dell'azione per vie centrali è apparso meno fluido del solito. Sono questi i capitoli del romanzo che ancora ci restano da leggere. Particolarmente interessanti si prospettano già i prossimi due: contro Gela (in trasferta) e Nocerina (in casa) l'occasione per il Bari di dare un'ulteriore spallata al campionato e mettere fra sé e le contendenti una distanza potenzialmente incolmabile già prima di Natale e della fine del girone di andata. Insomma, tanti sono ancora i motivi per voler arrivare a leggere questo libro fino alla parola "fine".