Verso Bari-Parma, Mignani: «Non c’è differenza tra casa e trasferta. Vincere sempre difficile»
Il mister: «Batteremo anche qualcuna che arriverà tra le prime otto. Mercato? Cerchiamo un play e una mezzala»
venerdì 13 gennaio 2023
11.26
Pausa invernale agli sgoccioli per il campionato di serie B, che domani tornerà in campo per la prima di ritorno. Il Bari di mister Mignani, che ha girato a 30 punti e al quarto posto in classifica, ospiterà l'ambizioso Parma di mister Pecchia al San Nicola.
«Il Parma ha grandi valori, tecnici e individuale. Nonostante siano mediamente giovani, ci sono calciatori di grande prospettiva. È una squadra con grandissima organizzazione, votata al pressing e all'aggressione alta; non ti fanno giocare», dice Mignani presentando la gara.
Tra i ducali, reduci dalla quasi impresa di San Siro in coppa Italia contro l'Inter, ci sarà anche un certo portiere che a 45 anni continua a stupire: «Buffon è un'icona del calcio italiano, per quello che ha fatto e per la personalità, un giocatore straordinario che ha segnato un'epoca - il Mignani pensiero. Ci ho giocato contro un paio di volte, ma io facevo il difensore e non ci siamo mai "avvicinati". Lo stimo, non ci sono più tante parole nei suoi confronti».
Tornando al suo Bari, il tecnico si concentra sul bisogno dei galletti di incrementare il numero di punti conquistati in casa, dove i biancorossi hanno vinto due sole volte nel girone d'andata. «Alzare il livello interno del 30%? Dico che mantenere lo stesso rendimento esterno non è scontato - l'analisi di Mignani. Noi uomini di campo non guardiamo le statistiche, sappiamo che ogni partita - in casa e fuori - è difficilissima. Alcune squadre qui si sono difese un po' di più, altre se la sono giocata: quando prepariamo una partita non c'è atteggiamento come spirito e predisposizione. Siamo sempre la stessa squadra, non vedo perché debba cambiare tra giocare in casa e fuori; credo che molti ragionino come noi. Non sono in grado di dire perché il nostro rendimento esterno fino a ora sia stato migliore di quello interno: ogni volta che scendiamo in campo proviamo a pensare che si possano vincere le partite. Un episodio, come successo con il Genoa, può cambiare tutta la preparazione della partita; se prendi goal dopo 1' tutto può saltare. Ma le partite sono lunghe, meglio prendere goal all'inizio che alla fine».
Altro tabù da sfatare è il fatto che il Bari non abbia mai vinto contro una delle squadre che occupano le prime otto posizioni della classifica: «Se si riuscisse a mantenere lo stesso rendimento con quelle dalla nona in giù, potrebbe già questo essere un miglioramento - taglia corto Mignani. Vincere una partita è difficile sia con la prima che con la diciottesima. Siamo a metà, i valori possono essere un po' più delineati ma adesso ci sarà il mercato e molte squadre potranno rinforzarsi. L'obiettivo è fare più punti possibili, provare a vincere anche con quelle che stanno nelle prime otto. Ma noi abbiamo vinto anche con squadre che - alla fine - credo che saranno tra le prime otto come Cagliari e Venezia. In questo momento non abbiamo vinto con le prime otto, ma sono convinto che a fine anno qualcuna tra le prime otto della classifica l'avremo battuta.
E sul modulo (ballottaggio tra il 4-3-1-2 e il 4-3-2-1) che si vedrà contro il Parma, il mister biancorosso spiega: «Non c'è grande differenza tra avere un attaccante più alto con due più sotto o viceversa. Dipende dall'avversario. Folorunsho, Antenucci e lo stesso Cheddira possono fare entrambi i ruoli; domani vedremo. Abbiamo un modulo di riferimento, un'identità definita che ci dà certezza, ma so bene che quando forzi puoi perdere equilibrio. Credo, però, che in qualche partita vada corso il rischio di forzare, per dare stimoli diversi all'avversario e cercare di far male. Con il Genoa è vero che forse ci siamo un po' disuniti, ma grazie a questa soluzione abbiamo avuto occasioni per pareggiare la partita.
Capitolo caldo del mese di gennaio è il mercato. Il Bari ha blindato, almeno fino a giugno, il suo bomber Cheddira, ma le voci di una partenza anticipata dell'italo-marocchino si stanno facendo insistenti: «Noi abbiamo le idee chiare - il mantra di Mignani. Il direttore e la società sono stati abbastanza chiari con tutti. Poi può succedere di tutto: so che Cheddira fino a giungo rimarrà con noi, ma può anche darsi che una mattina mi alzi e non lo trovi al campo. So come funzionano queste cose, ma fondamentalmente sono tranquillo. Sono convinto che sarà un discorso da affrontare a fine anno. Noi, comunque, abbiamo fatto un mese e mezzo senza di lui e abbiamo trovato soluzioni alternative. Il ragazzo lo vedo bene, è consapevole che sta passando un momento diverso perché ha tanti occhi puntati addosso e probabilmente sente più aspettative addosso. Fino a qualche tempo fa, tutto quello che succedeva era qualcosa in più; adesso deve fare lui qualcosa in più per rimanere al livello che si è conquistato. Tutta la squadra gli sta dando una mano, cerchiamo di alleggerire la pressione: se rimarrà se stesso andrà avanti per il suo percorso. Sono convinto che rimarrà se stesso».
Negli ultimi giorni si sono rincorse voci anche su un possibile addio di Antenucci a gennaio, ma il mister tiene a precisare: «Antenucci l'ho visto bene questa settimana. È un grande professionista, anche durante le vacanze si è allenato con continuità. È carico, dall'inizio o a partita in corso può dare una mano alla squadra: al di là della tenuta fisica impressionante, ha ancora da dare per qualità e per voglia».
Di fatto, le prime mosse sul mercato sono state in uscita: «Prima della cessione di Cangiano e D'Errico - ricostruisce Mignani - eravamo molto numerosi, con 25 giocatori di movimento, tre portieri più i fuori lista. La priorità del direttore è stata snellire la rosa, per un motivo economico ma anche per un motivo numerico che ci permetta di lavorare nella maniera migliore. Sappiamo che probabilmente ci può servire in mezzo al campo un giocatore che possa fare il play, un vertice basso del rombo. Con il fatto che è andato via D'Errico potrebbe essere interessante anche un giocatore con le caratteristiche della mezzala e del trequartista. Il direttore è vigile, ci siamo messi però nella condizione di poter prendere qualcuno che ci possa essere utile davvero».
D'altra parte, tra quelli che hanno giocato meno nel girone d'andata potrebbero esserci potenziali "nuovi acquisti" per questo Bari. Ancora Mignani: «Quelli che hanno avuto meno spazio possono essere delle sorprese. Zuzek ha dimostrato di essere affidabile, anche se la scelta è ricaduta su Vicari e Di Cesare sappiamo che lui e Terranova sono molto affidabili e quando hanno giocato hanno fatto ottime partite. Ho scelto io di cambiare meno di settimana in settimana, ci sono stati pochi infrasettimanali e c'è stato tempo di recuperare; rispetto all'anno scorso, ho dato più continuità ai giocatori. Scheidler? Ha avuto un momento di continuità e ha fatto intravedere le qualità che ha, e credo abbi ancora margine di miglioramento. Benedetti ha avuto continuità e ha fatto vedere quello che è. Salcedo e Ceter, avendo avuto meno possibilità, possono essere un valore aggiunto quando deciderò di dargli continuità. Penso che possano dare un grosso contributo, credo che possano essere considerati nuovi acquisti».
In chiusura, Mignani dedica un pensiero a Gianluca Vialli, recentemente scomparso a causa di un cancro al pancreas, che l'attuale tecnico del Bari ha conosciuto nella Samp di inizio anni '90, quando muoveva i primi passi tra i pro: «È un'ingiustizia della vita, morire a 58 anni in quel modo non è giusto. Il ricordo è di una persona unica, speciale, che fin da giovane aveva un altro passo. Era un calciatore forte, ma un uomo veramente speciale, per intelligenza e comportamento. C'è grande dispiacere, per lui e la famiglia; questa è la vita, bisogna andare avanti nel ricordo».
«Il Parma ha grandi valori, tecnici e individuale. Nonostante siano mediamente giovani, ci sono calciatori di grande prospettiva. È una squadra con grandissima organizzazione, votata al pressing e all'aggressione alta; non ti fanno giocare», dice Mignani presentando la gara.
Tra i ducali, reduci dalla quasi impresa di San Siro in coppa Italia contro l'Inter, ci sarà anche un certo portiere che a 45 anni continua a stupire: «Buffon è un'icona del calcio italiano, per quello che ha fatto e per la personalità, un giocatore straordinario che ha segnato un'epoca - il Mignani pensiero. Ci ho giocato contro un paio di volte, ma io facevo il difensore e non ci siamo mai "avvicinati". Lo stimo, non ci sono più tante parole nei suoi confronti».
Tornando al suo Bari, il tecnico si concentra sul bisogno dei galletti di incrementare il numero di punti conquistati in casa, dove i biancorossi hanno vinto due sole volte nel girone d'andata. «Alzare il livello interno del 30%? Dico che mantenere lo stesso rendimento esterno non è scontato - l'analisi di Mignani. Noi uomini di campo non guardiamo le statistiche, sappiamo che ogni partita - in casa e fuori - è difficilissima. Alcune squadre qui si sono difese un po' di più, altre se la sono giocata: quando prepariamo una partita non c'è atteggiamento come spirito e predisposizione. Siamo sempre la stessa squadra, non vedo perché debba cambiare tra giocare in casa e fuori; credo che molti ragionino come noi. Non sono in grado di dire perché il nostro rendimento esterno fino a ora sia stato migliore di quello interno: ogni volta che scendiamo in campo proviamo a pensare che si possano vincere le partite. Un episodio, come successo con il Genoa, può cambiare tutta la preparazione della partita; se prendi goal dopo 1' tutto può saltare. Ma le partite sono lunghe, meglio prendere goal all'inizio che alla fine».
Altro tabù da sfatare è il fatto che il Bari non abbia mai vinto contro una delle squadre che occupano le prime otto posizioni della classifica: «Se si riuscisse a mantenere lo stesso rendimento con quelle dalla nona in giù, potrebbe già questo essere un miglioramento - taglia corto Mignani. Vincere una partita è difficile sia con la prima che con la diciottesima. Siamo a metà, i valori possono essere un po' più delineati ma adesso ci sarà il mercato e molte squadre potranno rinforzarsi. L'obiettivo è fare più punti possibili, provare a vincere anche con quelle che stanno nelle prime otto. Ma noi abbiamo vinto anche con squadre che - alla fine - credo che saranno tra le prime otto come Cagliari e Venezia. In questo momento non abbiamo vinto con le prime otto, ma sono convinto che a fine anno qualcuna tra le prime otto della classifica l'avremo battuta.
E sul modulo (ballottaggio tra il 4-3-1-2 e il 4-3-2-1) che si vedrà contro il Parma, il mister biancorosso spiega: «Non c'è grande differenza tra avere un attaccante più alto con due più sotto o viceversa. Dipende dall'avversario. Folorunsho, Antenucci e lo stesso Cheddira possono fare entrambi i ruoli; domani vedremo. Abbiamo un modulo di riferimento, un'identità definita che ci dà certezza, ma so bene che quando forzi puoi perdere equilibrio. Credo, però, che in qualche partita vada corso il rischio di forzare, per dare stimoli diversi all'avversario e cercare di far male. Con il Genoa è vero che forse ci siamo un po' disuniti, ma grazie a questa soluzione abbiamo avuto occasioni per pareggiare la partita.
Capitolo caldo del mese di gennaio è il mercato. Il Bari ha blindato, almeno fino a giugno, il suo bomber Cheddira, ma le voci di una partenza anticipata dell'italo-marocchino si stanno facendo insistenti: «Noi abbiamo le idee chiare - il mantra di Mignani. Il direttore e la società sono stati abbastanza chiari con tutti. Poi può succedere di tutto: so che Cheddira fino a giungo rimarrà con noi, ma può anche darsi che una mattina mi alzi e non lo trovi al campo. So come funzionano queste cose, ma fondamentalmente sono tranquillo. Sono convinto che sarà un discorso da affrontare a fine anno. Noi, comunque, abbiamo fatto un mese e mezzo senza di lui e abbiamo trovato soluzioni alternative. Il ragazzo lo vedo bene, è consapevole che sta passando un momento diverso perché ha tanti occhi puntati addosso e probabilmente sente più aspettative addosso. Fino a qualche tempo fa, tutto quello che succedeva era qualcosa in più; adesso deve fare lui qualcosa in più per rimanere al livello che si è conquistato. Tutta la squadra gli sta dando una mano, cerchiamo di alleggerire la pressione: se rimarrà se stesso andrà avanti per il suo percorso. Sono convinto che rimarrà se stesso».
Negli ultimi giorni si sono rincorse voci anche su un possibile addio di Antenucci a gennaio, ma il mister tiene a precisare: «Antenucci l'ho visto bene questa settimana. È un grande professionista, anche durante le vacanze si è allenato con continuità. È carico, dall'inizio o a partita in corso può dare una mano alla squadra: al di là della tenuta fisica impressionante, ha ancora da dare per qualità e per voglia».
Di fatto, le prime mosse sul mercato sono state in uscita: «Prima della cessione di Cangiano e D'Errico - ricostruisce Mignani - eravamo molto numerosi, con 25 giocatori di movimento, tre portieri più i fuori lista. La priorità del direttore è stata snellire la rosa, per un motivo economico ma anche per un motivo numerico che ci permetta di lavorare nella maniera migliore. Sappiamo che probabilmente ci può servire in mezzo al campo un giocatore che possa fare il play, un vertice basso del rombo. Con il fatto che è andato via D'Errico potrebbe essere interessante anche un giocatore con le caratteristiche della mezzala e del trequartista. Il direttore è vigile, ci siamo messi però nella condizione di poter prendere qualcuno che ci possa essere utile davvero».
D'altra parte, tra quelli che hanno giocato meno nel girone d'andata potrebbero esserci potenziali "nuovi acquisti" per questo Bari. Ancora Mignani: «Quelli che hanno avuto meno spazio possono essere delle sorprese. Zuzek ha dimostrato di essere affidabile, anche se la scelta è ricaduta su Vicari e Di Cesare sappiamo che lui e Terranova sono molto affidabili e quando hanno giocato hanno fatto ottime partite. Ho scelto io di cambiare meno di settimana in settimana, ci sono stati pochi infrasettimanali e c'è stato tempo di recuperare; rispetto all'anno scorso, ho dato più continuità ai giocatori. Scheidler? Ha avuto un momento di continuità e ha fatto intravedere le qualità che ha, e credo abbi ancora margine di miglioramento. Benedetti ha avuto continuità e ha fatto vedere quello che è. Salcedo e Ceter, avendo avuto meno possibilità, possono essere un valore aggiunto quando deciderò di dargli continuità. Penso che possano dare un grosso contributo, credo che possano essere considerati nuovi acquisti».
In chiusura, Mignani dedica un pensiero a Gianluca Vialli, recentemente scomparso a causa di un cancro al pancreas, che l'attuale tecnico del Bari ha conosciuto nella Samp di inizio anni '90, quando muoveva i primi passi tra i pro: «È un'ingiustizia della vita, morire a 58 anni in quel modo non è giusto. Il ricordo è di una persona unica, speciale, che fin da giovane aveva un altro passo. Era un calciatore forte, ma un uomo veramente speciale, per intelligenza e comportamento. C'è grande dispiacere, per lui e la famiglia; questa è la vita, bisogna andare avanti nel ricordo».