Vittoria e sofferenza, per il Bari un esordio dai due volti
I biancorossi piegano con praticità la Sicula Leonzio, ma la strada è ancora lunga
lunedì 26 agosto 2019
10.18
Non bello ma vincente, molto cinico e poco spettacolare. Il Bari che esordisce nel campionato di serie C si porta dietro ancora il retaggio della squadra che ha dominato fra i dilettanti, pur avendo cambiato un buon 80 percento degli interpreti rispetto allo scorso anno. Nove undicesimi nuovi nella formazione che ha battuto la Sicula Leonzio per 0-2 in trasferta: bastano un rigore di Antenucci nel primo tempo e un contropiede di D'Ursi nelle immediate vicinanze del 90' per salire sul pullman di ritorno con i primi tre punti della stagione.
«Tutti giocano meglio di noi, ma alla fine i risultati sono quelli che contano. Sono felice di essere pratico e che la squadra mi segua». Mister Cornacchini porta avanti la sua filosofia come un mantra: finché si vince il come è un mero accidente. Un pensiero onesto, pragmatico, proprio di un uomo che bada al sodo e che lascia speculazioni e sviolinate ad altri. Il Bari fa il suo, soffrendo forse più del dovuto contro una squadra, quella del molfettese Grieco, quadrata sì ma nettamente inferiore per valori tecnici ai galletti. Nel pagellone finale la promozione con un bell'otto se la prende Gigi Frattali, che nella ripresa con un paio di parate decisive tiene a galla i suoi e respinge il forcing degli isolani.
Eppure il Bari non aveva iniziato male, anzi: la traversa di Scavone al 6' lasciava presagire una gara molto più sul velluto di quanto in realtà è stato. Certo, il campo di Lentini lasciava a desiderare, ma il Bari anche nella prima frazione ha finito per soffrire troppo l'ardore della Leonzio, una delle tante squadre scese in campo contro i galletti con la leggerezza di chi sa di avere zero da perdere. Parisi sulla destra ha fatto ammattire Costa, Scardina in area ha vinto più di un duello aereo, in mezzo l'inferiorità numerica ha tolto al Bari spazio e idee per la manovra.
La partita d'esordio in campionato, però, ha dato anche delle certezze a Cornacchini: una su tutte la capacità della sua squadra di adattarsi bene ai cambiamenti tattici, anche in corso d'opera. Il 4-4-2 iniziale, con il doppio centravanti Antenucci-Ferrari, era troppo lento nell'espressione di uno schema già reso farraginoso dall'assenza di un metronomo di centrocampo (Hamlili e Scavone fanno i chilometri, ma il recupero a pieno regime di Schiavone sembra un passaggio obbligato nella costruzione del nuovo Bari). A metà del primo tempo l'invenzione: Terrani accentra il suo raggio d'azione alle spalle di Antenucci e Ferrari, Kupisz arretra di qualche metro per avere più campo davanti e guadagnare velocità: il 4-3-1-2 funziona meglio, e si vede. Terrani e Antenucci combinano con più facilità, e proprio il fantasista ex Piacenza si procura un rigore fondamentale nell'economia del risultato. Il bomber molisano fa il suo e trasforma con calma olimpica.
L'altro segno più arriva dalla panchina: la profondità di soluzioni a gara in corso, soprattutto in un campionato che prevede cinque cambi, fa gongolare il mister. Il calo fisico della ripresa, col Bari in balia degli avversari, ha dato la possibilità di vedere all'opera altre preziose frecce nella faretra di Cornacchini: Simeri dà profondità, Schiavone usa quel po' di autonomia che ha per mettere ordine nella confusione in mediana, D'Ursi spacca in due la difesa della Sicula con il contropiede che vale lo 0-2.
Per ora può anche andare bene così, per gioco e schemi di squadra arriverà il momento. Servono tempo, pazienza e fiducia: quelli che ha chiesto Di Cesare a fine partita, sbottando (non a sproposito) contro le tante, troppe, polemiche che hanno investito la squadra dopo la sconfitta di Avellino. Di Cesare parla da capitano e da difensore, da leader del reparto che più abbisogna di cementare l'unione fra elementi quasi tutti nuovi. Il valore di Sabbione, Costa, Perrotta, Corsinelli e compagnia non si discute, così come non si discute l'evidenza che parla di un Bari ancora lontano dalla sua forma migliore. Eppure già capace di vincere, facendo appello a quella concretezza che è cavallo di battaglia del suo condottiero.
Già, Cornacchini: piaccia o non piaccia il mister ha dalla sua i risultati. Certo, i numeri non scalderanno il cuore dell'esigente pubblico barese (ieri in 240 a Lentini per la trasferta più lunga dell'anno, nell'ultima domenica di agosti), ma almeno all'inizio dovrebbero bastare per dare alla squadra la tranquillità necessaria per trovare la quadra giusta. Per ora si prendono questi i primi tre punti; il resto arriverà.
«Tutti giocano meglio di noi, ma alla fine i risultati sono quelli che contano. Sono felice di essere pratico e che la squadra mi segua». Mister Cornacchini porta avanti la sua filosofia come un mantra: finché si vince il come è un mero accidente. Un pensiero onesto, pragmatico, proprio di un uomo che bada al sodo e che lascia speculazioni e sviolinate ad altri. Il Bari fa il suo, soffrendo forse più del dovuto contro una squadra, quella del molfettese Grieco, quadrata sì ma nettamente inferiore per valori tecnici ai galletti. Nel pagellone finale la promozione con un bell'otto se la prende Gigi Frattali, che nella ripresa con un paio di parate decisive tiene a galla i suoi e respinge il forcing degli isolani.
Eppure il Bari non aveva iniziato male, anzi: la traversa di Scavone al 6' lasciava presagire una gara molto più sul velluto di quanto in realtà è stato. Certo, il campo di Lentini lasciava a desiderare, ma il Bari anche nella prima frazione ha finito per soffrire troppo l'ardore della Leonzio, una delle tante squadre scese in campo contro i galletti con la leggerezza di chi sa di avere zero da perdere. Parisi sulla destra ha fatto ammattire Costa, Scardina in area ha vinto più di un duello aereo, in mezzo l'inferiorità numerica ha tolto al Bari spazio e idee per la manovra.
La partita d'esordio in campionato, però, ha dato anche delle certezze a Cornacchini: una su tutte la capacità della sua squadra di adattarsi bene ai cambiamenti tattici, anche in corso d'opera. Il 4-4-2 iniziale, con il doppio centravanti Antenucci-Ferrari, era troppo lento nell'espressione di uno schema già reso farraginoso dall'assenza di un metronomo di centrocampo (Hamlili e Scavone fanno i chilometri, ma il recupero a pieno regime di Schiavone sembra un passaggio obbligato nella costruzione del nuovo Bari). A metà del primo tempo l'invenzione: Terrani accentra il suo raggio d'azione alle spalle di Antenucci e Ferrari, Kupisz arretra di qualche metro per avere più campo davanti e guadagnare velocità: il 4-3-1-2 funziona meglio, e si vede. Terrani e Antenucci combinano con più facilità, e proprio il fantasista ex Piacenza si procura un rigore fondamentale nell'economia del risultato. Il bomber molisano fa il suo e trasforma con calma olimpica.
L'altro segno più arriva dalla panchina: la profondità di soluzioni a gara in corso, soprattutto in un campionato che prevede cinque cambi, fa gongolare il mister. Il calo fisico della ripresa, col Bari in balia degli avversari, ha dato la possibilità di vedere all'opera altre preziose frecce nella faretra di Cornacchini: Simeri dà profondità, Schiavone usa quel po' di autonomia che ha per mettere ordine nella confusione in mediana, D'Ursi spacca in due la difesa della Sicula con il contropiede che vale lo 0-2.
Per ora può anche andare bene così, per gioco e schemi di squadra arriverà il momento. Servono tempo, pazienza e fiducia: quelli che ha chiesto Di Cesare a fine partita, sbottando (non a sproposito) contro le tante, troppe, polemiche che hanno investito la squadra dopo la sconfitta di Avellino. Di Cesare parla da capitano e da difensore, da leader del reparto che più abbisogna di cementare l'unione fra elementi quasi tutti nuovi. Il valore di Sabbione, Costa, Perrotta, Corsinelli e compagnia non si discute, così come non si discute l'evidenza che parla di un Bari ancora lontano dalla sua forma migliore. Eppure già capace di vincere, facendo appello a quella concretezza che è cavallo di battaglia del suo condottiero.
Già, Cornacchini: piaccia o non piaccia il mister ha dalla sua i risultati. Certo, i numeri non scalderanno il cuore dell'esigente pubblico barese (ieri in 240 a Lentini per la trasferta più lunga dell'anno, nell'ultima domenica di agosti), ma almeno all'inizio dovrebbero bastare per dare alla squadra la tranquillità necessaria per trovare la quadra giusta. Per ora si prendono questi i primi tre punti; il resto arriverà.