Cronaca
21enne morto, ai domiciliari il pirata della strada: «Non c'è pericolo di fuga»
La gip De Cristofaro non ha convalidato il fermo della Polizia Locale. L'uomo, 71enne, ieri ha lasciato il carcere di Bari
Bari - sabato 27 luglio 2024
8.48
«L'indagato, pur essendosi incontrovertibilmente allontanato dal luogo del sinistro, veniva rintracciato dagli inquirenti» a casa, «senza che sia emersa qualsivoglia circostanza che lasciasse presumere la propria volontà di sottrarsi alle ricerche» della magistratura, «avendo ammesso fin da subito le proprie responsabilità».
Così il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro, non ha convalidato il fermo di Francesco Milella, l'uomo accusato di avere causato l'incidente avvenuto domenica scorsa a Bari, in via Gentile, a Japigia, in cui è morto il 21enne Giovanni Vittore. Il 71enne, accusato di omicidio stradale, aggravato dalla fuga ed omissione di soccorso, ieri pomeriggio ha lasciato il carcere di Bari: per lui, infatti, sono stati disposti i domiciliari a Sannicandro di Bari.
L'uomo, che ieri mattina, nel corso dell'udienza di convalida, assistito dagli avvocati Gianstefano e Giocondino Romanelli, ha raccontato di essere «devastato da quanto successo» perché «quel ragazzo poteva essere mio nipote, mio figlio», era fuggito senza prestare soccorso perché «ero poco lucido e ho avuto paura». Il centauro, gravato da precedenti penali, è stato ripreso da ben nove telecamere di videosorveglianza installate nel percorso da viale Japigia fino in viale Kennedy.
Non solo: anche ieri ha confermato le sue responsabilità, così come aveva fatto quando è stato raggiunto a casa dagli agenti coordinati dal pubblico ministero Marcello Quercia. Un atteggiamento «collaborativo - ha scritto la giudice - sopraggiunto solo nel momento in cui l'indagato si vedeva messo alle strette all'arrivo» del personale del dirigente generale Michele Palumbo per il fermo valutato «fondato il pericolo che l'indiziato possa darsi alla fuga oppure rendersi irreperibile».
Non così secondo la giudice secondo cui «l'atto di colui che si allontana dal luogo in cui è stato commesso il reato e si rende irreperibile - scrive -, non va confuso col pericolo di fuga». D'altro canto «il contegno collaborativo dell'indagato inducono a ritenere insussistente il pericolo di fuga». Nell'abitazione dell'uomo è stato sequestrato lo scooter, un Piaggio Beverly, in sella al quale il 71enne avrebbe fatto una manovra improvvisa e la vittima, per evitarlo, sarebbe finito sull'asfalto.
E proprio il rinvenimento del mezzo a due ruote resta per la gip «un elemento neutro o del tutto equivoco rispetto al prospettato rischio di fuga». Sempre secondo la giudice «difettano gli elementi per ritenere concreto il pericolo di fuga, rimanendo tale ipotesi una mera congettura non sorretta da validi elementi concreti».
Così il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Rossana De Cristofaro, non ha convalidato il fermo di Francesco Milella, l'uomo accusato di avere causato l'incidente avvenuto domenica scorsa a Bari, in via Gentile, a Japigia, in cui è morto il 21enne Giovanni Vittore. Il 71enne, accusato di omicidio stradale, aggravato dalla fuga ed omissione di soccorso, ieri pomeriggio ha lasciato il carcere di Bari: per lui, infatti, sono stati disposti i domiciliari a Sannicandro di Bari.
L'uomo, che ieri mattina, nel corso dell'udienza di convalida, assistito dagli avvocati Gianstefano e Giocondino Romanelli, ha raccontato di essere «devastato da quanto successo» perché «quel ragazzo poteva essere mio nipote, mio figlio», era fuggito senza prestare soccorso perché «ero poco lucido e ho avuto paura». Il centauro, gravato da precedenti penali, è stato ripreso da ben nove telecamere di videosorveglianza installate nel percorso da viale Japigia fino in viale Kennedy.
Non solo: anche ieri ha confermato le sue responsabilità, così come aveva fatto quando è stato raggiunto a casa dagli agenti coordinati dal pubblico ministero Marcello Quercia. Un atteggiamento «collaborativo - ha scritto la giudice - sopraggiunto solo nel momento in cui l'indagato si vedeva messo alle strette all'arrivo» del personale del dirigente generale Michele Palumbo per il fermo valutato «fondato il pericolo che l'indiziato possa darsi alla fuga oppure rendersi irreperibile».
Non così secondo la giudice secondo cui «l'atto di colui che si allontana dal luogo in cui è stato commesso il reato e si rende irreperibile - scrive -, non va confuso col pericolo di fuga». D'altro canto «il contegno collaborativo dell'indagato inducono a ritenere insussistente il pericolo di fuga». Nell'abitazione dell'uomo è stato sequestrato lo scooter, un Piaggio Beverly, in sella al quale il 71enne avrebbe fatto una manovra improvvisa e la vittima, per evitarlo, sarebbe finito sull'asfalto.
E proprio il rinvenimento del mezzo a due ruote resta per la gip «un elemento neutro o del tutto equivoco rispetto al prospettato rischio di fuga». Sempre secondo la giudice «difettano gli elementi per ritenere concreto il pericolo di fuga, rimanendo tale ipotesi una mera congettura non sorretta da validi elementi concreti».