Cronaca
A Bari i pusher avevano mille volti. «Ci vestiamo anche da vigili urbani»
I corrieri si travestivano da operatori del 118 e imbianchini per spacciare al quartiere Japigia durante il lockdown
Bari - mercoledì 20 marzo 2024
9.53
Anche a Japigia, nel 2019, durante il Coronavirus, c'era il coprifuoco e le autocertificazioni. Era una vita dura per gli spacciatori di droga. Non, però, per quelli dei clan Palermiti e Parisi che si travestivano da imbianchini oppure operatori del 118. E, «se il lockdown si fosse prolungato», anche da agenti della Polizia Locale.
Antonio Teseo, uno dei 56 arrestati trasferiti in carcere su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giuseppe Ronzino, che lunedì ha ordinato la cattura di 56 affiliati ai clan di Eugenio Palermiti e Savino Parisi, «oltre a vantare le sue doti da "trasformista"», aveva annunciato di «avere provveduto ad ordinare la polo, il cappellino e gli stivali» del corpo. L'uomo, infatti, per «eludere i controlli di polizia, era solito camuffarsi in operaio o in operatore del 118».
Era lui, secondo dei pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali, Federico Perrone Capano con l'aggiunto Francesco Giannella, ad effettuare le consegne, in particolare di cocaina, lo stupefacente al centro degli interessi della «società della guerra», nata nel 2017 dai membri dei clan Palermiti e Parisi per permettere la cacciata degli scissionisti capeggiati da Antonio Busco dal quartiere. Così come ha spiegato anche il collaboratore di giustizia Domenico Milella.
Quando, nel 2020, Teseo fu arrestato, i militari gli trovarono due pantaloni e un gilet in tessuto termico arancione, dotati di bande catarifrangenti e utilizzati dagli operatori del 118, due caschi da cantiere edile, che, per gli inquirenti, «gli avevano consentito di portare a termine consegne di sostanza stupefacente nel periodo del lockdown». In un dialogo intercettata a bordo dell'auto di Teseo, Vito Sebastiano, anche lui finito in carcere, scherza: «Come stiamo sembriamo due pittori!».
Subito dopo Teseo racconta a Sebastiano che durante il lockdown ha continuato indisturbato la sua attività di approvvigionamento e spaccio di droga, «dalle sei della mattina fino alle otto e mezza, le nove!», indossando una divisa da soccorritore del 118. E «nella circostanza, si vantava anche di avere eluso i controlli da parte della Polizia Locale», raccontando che, una volta, «lascio l'auto in doppia fila, esco fuori stavano due vigili urbani, come mi vedono mi aprono lo sportello».
E sempre in quella intercettazione Teseo, «oltre a vantare le sue doti da "trasformista"» a Sebastiano «lo informa di avere provveduto ad ordinare, nel caso in cui il lockdown si fosse prolungato, polo, cappellino e stivali della Polizia Locale» di Bari. «Avevo già ordinato - le parole di Teseo -. La polo, il cappellino e gli stivali».
Antonio Teseo, uno dei 56 arrestati trasferiti in carcere su ordinanza del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Giuseppe Ronzino, che lunedì ha ordinato la cattura di 56 affiliati ai clan di Eugenio Palermiti e Savino Parisi, «oltre a vantare le sue doti da "trasformista"», aveva annunciato di «avere provveduto ad ordinare la polo, il cappellino e gli stivali» del corpo. L'uomo, infatti, per «eludere i controlli di polizia, era solito camuffarsi in operaio o in operatore del 118».
Era lui, secondo dei pubblici ministeri antimafia Fabio Buquicchio, Ettore Cardinali, Federico Perrone Capano con l'aggiunto Francesco Giannella, ad effettuare le consegne, in particolare di cocaina, lo stupefacente al centro degli interessi della «società della guerra», nata nel 2017 dai membri dei clan Palermiti e Parisi per permettere la cacciata degli scissionisti capeggiati da Antonio Busco dal quartiere. Così come ha spiegato anche il collaboratore di giustizia Domenico Milella.
Quando, nel 2020, Teseo fu arrestato, i militari gli trovarono due pantaloni e un gilet in tessuto termico arancione, dotati di bande catarifrangenti e utilizzati dagli operatori del 118, due caschi da cantiere edile, che, per gli inquirenti, «gli avevano consentito di portare a termine consegne di sostanza stupefacente nel periodo del lockdown». In un dialogo intercettata a bordo dell'auto di Teseo, Vito Sebastiano, anche lui finito in carcere, scherza: «Come stiamo sembriamo due pittori!».
Subito dopo Teseo racconta a Sebastiano che durante il lockdown ha continuato indisturbato la sua attività di approvvigionamento e spaccio di droga, «dalle sei della mattina fino alle otto e mezza, le nove!», indossando una divisa da soccorritore del 118. E «nella circostanza, si vantava anche di avere eluso i controlli da parte della Polizia Locale», raccontando che, una volta, «lascio l'auto in doppia fila, esco fuori stavano due vigili urbani, come mi vedono mi aprono lo sportello».
E sempre in quella intercettazione Teseo, «oltre a vantare le sue doti da "trasformista"» a Sebastiano «lo informa di avere provveduto ad ordinare, nel caso in cui il lockdown si fosse prolungato, polo, cappellino e stivali della Polizia Locale» di Bari. «Avevo già ordinato - le parole di Teseo -. La polo, il cappellino e gli stivali».