Attualità
Aiuti alle imprese del 2020, Assi: "Prorogare di un anno la comunicazione dei livelli occupazionali"
Il consigliere nazionale Unimpresa per il lavoro e il welfare fa un appello alla Regione Puglia: "Urge far presto"
Bari - mercoledì 14 dicembre 2022
10.34 Comunicato Stampa
Siamo ormai giunti alla vigilia della scadenza del 31 dicembre 2022 prevista dal Titolo II capo 3, misura messa in campo dalla Regione Puglia durante la prima grande ondata pandemica a supporto delle imprese del nostro territorio, che ha interessato 7000 aziende circa con investimenti approvati dal sistema bancario per un miliardo e mezzo di euro circa.
La misura del 2020 "Aiuti agli investimenti delle piccole e medie imprese" era uno strumento di agevolazione finalizzato a far fronte alle carenze di liquidità determinate dalla pandemia ed era rivolto a professionisti e imprese che operano principalmente nei settori del commercio, dell'artigianato, del manifatturiero e dei servizi, con l'obiettivo di attivare nuova finanza da destinare alle immediate necessità per la ripresa dell'attività economica. Prevedeva inoltre un ulteriore contributo del 10% a favore delle aziende che, per beneficiare della somma, avevano l'obbligo vincolante di mantenere entro la fine 2022 i livelli occupazionali del 2019.
Ad oggi dalla stessa Regione nessuna risposta in merito alla mozione presentata dal consigliere regionale azzurro Paride Mazzotta che aveva ascoltato la criticità sollevata da Giovanni Assi, consigliere nazionale Unimpresa per il lavoro e il welfare e accolto l'esposto di Unimpresa Puglia - di fatto sostenendone la battaglia - presentando all'attenzione della Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone la richiesta di una proroga del termine previsto a fine anno, posticipando la scadenza del rilevamento dei livelli occupazionali al 31 dicembre 2023.
È del tutto evidente, infatti, che la Regione non possa ignorare che il mancato impegno da parte delle imprese, assunto nel marzo 2020 in relazione al mantenimento delle unità lavorative, derivi da circostanze assolutamente estranee alla volontà dei nostri imprenditori e per cause esterne e non prevedibili. Così come non può ignorare quelle che potrebbero essere le conseguenze che ciò potrebbe comportare per le nostre imprese e, a cascata, sui lavoratori, le loro famiglie e, più in generale, sul tessuto economico pugliese. Le nostre aziende negli ultimi 24 mesi si sono trovate ad affrontare ben 5 ondate pandemiche, un conflitto russo-ucraino con relativi impatti economici e un'inflazione a doppia cifra. Ciò che era stato previsto dunque per supportare le aziende investite dalla crisi provocata dal Covid ora non è più sufficiente.
Urge rivedere i termini della questione. Il Titolo II capo 3 prevede anche che, nel caso in cui i beneficiari non rispettino l'impegno sulle unità lavorative, si proceda alla revoca delle agevolazioni per il 10% della sovvenzione e che i destinatari di provvedimenti di revoca non possano più accedere ad altri aiuti nei sei anni successivi.
Auspichiamo che la Regione Puglia ascolti, in tempi rapidissimi, il grido di allarme delle nostre imprese soprattutto a beneficio dei dipendenti delle stesse e di tutto il sistema economico regionale su cui si riverserebbero drammatiche ripercussioni in caso di perdita di altri posti di lavoro. Vogliamo infatti ricordare che, oltre alla restituzione ad oggi prevista in un'unica soluzione del contributivo aggiuntivo del 10% ricevuto dalle aziende, è anche prevista la preclusione all'accesso per i prossimi sei anni ad altri aiuti pubblici, un colpo per molte realtà imprenditoriali che potrebbe essere davvero mortale.
La misura del 2020 "Aiuti agli investimenti delle piccole e medie imprese" era uno strumento di agevolazione finalizzato a far fronte alle carenze di liquidità determinate dalla pandemia ed era rivolto a professionisti e imprese che operano principalmente nei settori del commercio, dell'artigianato, del manifatturiero e dei servizi, con l'obiettivo di attivare nuova finanza da destinare alle immediate necessità per la ripresa dell'attività economica. Prevedeva inoltre un ulteriore contributo del 10% a favore delle aziende che, per beneficiare della somma, avevano l'obbligo vincolante di mantenere entro la fine 2022 i livelli occupazionali del 2019.
Ad oggi dalla stessa Regione nessuna risposta in merito alla mozione presentata dal consigliere regionale azzurro Paride Mazzotta che aveva ascoltato la criticità sollevata da Giovanni Assi, consigliere nazionale Unimpresa per il lavoro e il welfare e accolto l'esposto di Unimpresa Puglia - di fatto sostenendone la battaglia - presentando all'attenzione della Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone la richiesta di una proroga del termine previsto a fine anno, posticipando la scadenza del rilevamento dei livelli occupazionali al 31 dicembre 2023.
È del tutto evidente, infatti, che la Regione non possa ignorare che il mancato impegno da parte delle imprese, assunto nel marzo 2020 in relazione al mantenimento delle unità lavorative, derivi da circostanze assolutamente estranee alla volontà dei nostri imprenditori e per cause esterne e non prevedibili. Così come non può ignorare quelle che potrebbero essere le conseguenze che ciò potrebbe comportare per le nostre imprese e, a cascata, sui lavoratori, le loro famiglie e, più in generale, sul tessuto economico pugliese. Le nostre aziende negli ultimi 24 mesi si sono trovate ad affrontare ben 5 ondate pandemiche, un conflitto russo-ucraino con relativi impatti economici e un'inflazione a doppia cifra. Ciò che era stato previsto dunque per supportare le aziende investite dalla crisi provocata dal Covid ora non è più sufficiente.
Urge rivedere i termini della questione. Il Titolo II capo 3 prevede anche che, nel caso in cui i beneficiari non rispettino l'impegno sulle unità lavorative, si proceda alla revoca delle agevolazioni per il 10% della sovvenzione e che i destinatari di provvedimenti di revoca non possano più accedere ad altri aiuti nei sei anni successivi.
Auspichiamo che la Regione Puglia ascolti, in tempi rapidissimi, il grido di allarme delle nostre imprese soprattutto a beneficio dei dipendenti delle stesse e di tutto il sistema economico regionale su cui si riverserebbero drammatiche ripercussioni in caso di perdita di altri posti di lavoro. Vogliamo infatti ricordare che, oltre alla restituzione ad oggi prevista in un'unica soluzione del contributivo aggiuntivo del 10% ricevuto dalle aziende, è anche prevista la preclusione all'accesso per i prossimi sei anni ad altri aiuti pubblici, un colpo per molte realtà imprenditoriali che potrebbe essere davvero mortale.