Speciale
Alessia Nobile, la trans di Bari: «Al Festival mi sono sentita a casa»
La escort che spopola a Sanremo: «Mi fa piacere la solidarietà all'ivoriana aggredita ma nessuno solidale con noi, a partire dalle istituzioni»
Bari - mercoledì 6 marzo 2019
18.29
Alessia Nobile, la ragazza trans di Bari che spopola a Sanremo in occasione della kermesse canora, quando la sua attività di escort si dimostra più redditizia. L'avevamo ascoltata prima del viaggio in Riviera, e adesso torna a parlare: «L'esperienza al Festival è andata benissimo, in molti hanno preso a cuore la mia vicenda – ci dice. Ho partecipato nel pubblico alla "Vita in diretta" e al "Dopofestival" e ho avuto il badge per l'area riservata».
Una bella passerella, ma non solo: «Dal punto di vista economico è andata benissimo, ci sono stati anche diversi vip fra i miei clienti – continua. Intendo impiegare quello che ho guadagnato per realizzare i miei sogni, i miei progetti. Vorrei aprire qualcosa di mio e con questi risparmi voglio portare avanti il progetto del libro che sto scrivendo. Non sono andata lì per guadagnare e sperperare, ma per un bisogno. Agli occhi degli altri può sembrare paradossale, ma non lo è affatto. C'è tanto dietro che non si conosce».
Negli ultimi giorni Alessia Nobile è tornata protagonista dei gossip: Pomeriggio 5, infatti, ha rivelato un suo flirt con uno dei naufraghi dell'Isola dei Famosi, di cui non vuole fare il nome, nonostante la pressione dei media. «Sono stata diffidata dall'agenzia che tutela questo naufrago – precisa Alessia Nobile – perché confermando la notizia ne avrei leso l'immagine. Andare con una trans è considerato motivo di scandalo, una vergogna; siamo arrivati a questo punto».
Ma, fortunatamente, oltre il moralismo di facciata c'è anche altro. Secondo Alessia la recente esposizione mediatica è servita ad abbattere alcune barriere mentali e odiosi pregiudizi nei suoi confronti, nonostante «I tanti insulti che ho ricevuto». «A Sanremo sono stata integrata benissimo, mi sono sentita a casa – dice Alessia. Ho avuto un'ottima accoglienza; addirittura le Iene mi hanno proposto di fare un servizio, ma ho rifiutato. Articoli e interviste hanno aumentato la curiosità sul mio conto; molti mi si avvicinavano anche per quello. Non bisogna per forza essere belle, l'importante è essere uniche. La mia unicità è stata amplificata da quest'ondata mediatica e mi ha portato a conoscere persone desiderose di capire chi fossi davvero».
L'altra faccia della medaglia, però, è il ritorno a casa, in quella Bari dove le barriere architettoniche mentali sono ancora difficili da abbattere. «Ho letto dell'interesse delle istituzioni locali per il caso di Edith – continua Alessia Nobile – e mi ha fatto molto piacere. Mi chiedo, però, perché non abbiano mai rivolto la loro attenzione verso altre realtà in stato di emergenza come la mia. A novembre è morta una trans, uccisa a San Giorgio, ma nessun rappresentante istituzionale ha voluto incontrarci, metterci la faccia, informarsi. Qualcosa funziona, come testimonia il caso di Edith, ma non funziona per tutti. A Bari ci sono stati anche parecchi suicidi nella popolazione trans: un po' più di attenzione potrebbe servire a farci sentire meno sole».
La sfida di Alessia ora è «Realizzarmi da sola. Per gli interventi servono soldi. La transessualità ha bisogno della chirurgia, per rendersi il più femminili possibile e avere un posto nella società, che troppo spesso si ferma all'apparenza». Lo scontro, però, è fra chi ci sentiamo di essere e chi l'ambiente esterno vorrebbe che fossimo. Una dialettica che Alessia conosce bene: «Vorrei fare l'intervento di riassegnazione – dice – ma sono costretta a non farlo, altrimenti non lavorerei più. In molti preferiscono la parte attiva. Siamo anche costrette a rinunciare all'amore, alla famiglia, al matrimonio oltre che al lavoro. Come faccio a fidanzarmi se faccio l'escort? Se venissi giudicata per quello che sono, per le mie competenze, potrei avere un lavoro normale e operarmi, sposarmi, adottare. Ma così…».
Una bella passerella, ma non solo: «Dal punto di vista economico è andata benissimo, ci sono stati anche diversi vip fra i miei clienti – continua. Intendo impiegare quello che ho guadagnato per realizzare i miei sogni, i miei progetti. Vorrei aprire qualcosa di mio e con questi risparmi voglio portare avanti il progetto del libro che sto scrivendo. Non sono andata lì per guadagnare e sperperare, ma per un bisogno. Agli occhi degli altri può sembrare paradossale, ma non lo è affatto. C'è tanto dietro che non si conosce».
Negli ultimi giorni Alessia Nobile è tornata protagonista dei gossip: Pomeriggio 5, infatti, ha rivelato un suo flirt con uno dei naufraghi dell'Isola dei Famosi, di cui non vuole fare il nome, nonostante la pressione dei media. «Sono stata diffidata dall'agenzia che tutela questo naufrago – precisa Alessia Nobile – perché confermando la notizia ne avrei leso l'immagine. Andare con una trans è considerato motivo di scandalo, una vergogna; siamo arrivati a questo punto».
Ma, fortunatamente, oltre il moralismo di facciata c'è anche altro. Secondo Alessia la recente esposizione mediatica è servita ad abbattere alcune barriere mentali e odiosi pregiudizi nei suoi confronti, nonostante «I tanti insulti che ho ricevuto». «A Sanremo sono stata integrata benissimo, mi sono sentita a casa – dice Alessia. Ho avuto un'ottima accoglienza; addirittura le Iene mi hanno proposto di fare un servizio, ma ho rifiutato. Articoli e interviste hanno aumentato la curiosità sul mio conto; molti mi si avvicinavano anche per quello. Non bisogna per forza essere belle, l'importante è essere uniche. La mia unicità è stata amplificata da quest'ondata mediatica e mi ha portato a conoscere persone desiderose di capire chi fossi davvero».
L'altra faccia della medaglia, però, è il ritorno a casa, in quella Bari dove le barriere architettoniche mentali sono ancora difficili da abbattere. «Ho letto dell'interesse delle istituzioni locali per il caso di Edith – continua Alessia Nobile – e mi ha fatto molto piacere. Mi chiedo, però, perché non abbiano mai rivolto la loro attenzione verso altre realtà in stato di emergenza come la mia. A novembre è morta una trans, uccisa a San Giorgio, ma nessun rappresentante istituzionale ha voluto incontrarci, metterci la faccia, informarsi. Qualcosa funziona, come testimonia il caso di Edith, ma non funziona per tutti. A Bari ci sono stati anche parecchi suicidi nella popolazione trans: un po' più di attenzione potrebbe servire a farci sentire meno sole».
La sfida di Alessia ora è «Realizzarmi da sola. Per gli interventi servono soldi. La transessualità ha bisogno della chirurgia, per rendersi il più femminili possibile e avere un posto nella società, che troppo spesso si ferma all'apparenza». Lo scontro, però, è fra chi ci sentiamo di essere e chi l'ambiente esterno vorrebbe che fossimo. Una dialettica che Alessia conosce bene: «Vorrei fare l'intervento di riassegnazione – dice – ma sono costretta a non farlo, altrimenti non lavorerei più. In molti preferiscono la parte attiva. Siamo anche costrette a rinunciare all'amore, alla famiglia, al matrimonio oltre che al lavoro. Come faccio a fidanzarmi se faccio l'escort? Se venissi giudicata per quello che sono, per le mie competenze, potrei avere un lavoro normale e operarmi, sposarmi, adottare. Ma così…».