Politica
Allarme sicurezza a Bari dopo le sparatorie, Melini: «Preoccupante allarme»
Sull'argomento interviene anche Lattanzio (M5S): «Riaprire una riflessione seria e immediata sul tema delle periferie»
Bari - martedì 25 settembre 2018
Comunicato Stampa
Recrudescenza della criminalità a Bari con due sparatorie in pochisdimi giorni e gli scontri al corteo antirazzista. La situazione non è molto semplice e già il sindaco, Antonio Decaro, aveva detto la sua nell'immefiato subito dopo gli eventi accaduti ieri a Carbonara. E sull'argomento la politica cittadina non può certo tacere.
«Bari sta vivendo nelle ultime settimane ore di paura - così Irma Melini, consigliere comunale e candidato sindaco - Le due sparatorie che a distanza di pochi giorni hanno colpito la nostra città rappresentano un preoccupante allarme che tutta la classe politica deve ascoltare con attenzione e serietà, invocando all'unisono l'arrivo immediato di più agenti di polizia così come promesso dal Ministro Salvini. Ringrazio fin da ora le Forze dell'Ordine che, insieme alla Magistratura, stanno indagando su quanto accaduto: non possiamo lasciarle da sole a combattere questa battaglia, però. È dovere dell'amministrazione e dello Stato dare una risposta di condanna forte e chiara della criminalità: per questo da mesi invoco una comunione di intenti per risolvere quanto prima l'emergenza giustizia. Non possiamo restare senza tribunale, questo deve essere chiaro. Vanno potenziati gli strumenti di sorveglianza e di prevenzione dei reati, occorre investire risorse economiche, ma soprattutto inviare immediatamente maggiori Forze dell'ordine. I baresi non devono avere paura di essere coinvolti in un agguato o semplicemente di camminare per strada».
Nel pomeriggio di ieri con un lungo post Facebook ha voluto dure la sua anche Paolo Lattanzio, deputato del Movimento 5 stelle, da sempre impegnato nell'antimafia a Bari.
«In pieno giorno, a Bari, un ragazzo di 24 anni è stato ucciso a colpi di pistola. Un altro è ferito gravemente. È successo stamattina (ieri ndr), tra le macchine di una strada a Carbonara. In questo quartiere, per anni ho fatto attività con i bambini e i ragazzi, parlando di antimafia sociale e cercando di costruire percorsi partecipati di educazione alla legalità. A Carbonara, come in altri quartieri - più o meno periferici - della città. Al San Paolo, al Libertà, a Japigia. Quello di stamattina è stato un vero e proprio agguato tra la folla, l'ennesimo. Quanto altro sangue è necessario per accorgersi che esiste un'emergenza reale? Non possiamo più rimandare o attendere di elencare le vittime. È urgente inasprire il contrasto alla criminalità, ma non solo. Bisogna soprattutto riaprire una riflessione seria e immediata sul tema delle periferie, avviare un dialogo costante tra le persone che vivono quotidianamente i territori e le istituzioni, l'amministrazione. Bisogna ritornare ovunque a parlare di mafia, riflettendo su come il Paese rischi costantemente di essere aggredito, intimidito, derubato. Dobbiamo farlo in prima linea, ovunque, attaccando le nuove derive mafiose, i nuovi mercati a cui le cosche attingono, rinnovando le idee e rafforzando le barricate sulle nuove grandi terre di confine dove mafia e Stato lottano per il futuro sano del nostro Paese. Dobbiamo costruire presidi antimafia, parlare di legalità nelle scuole, nei luoghi di aggregazione. Dobbiamo farlo lasciando a casa le bandiere, perché l'antimafia è di tutte e di tutti, è un dovere civico e civile».
«Bari sta vivendo nelle ultime settimane ore di paura - così Irma Melini, consigliere comunale e candidato sindaco - Le due sparatorie che a distanza di pochi giorni hanno colpito la nostra città rappresentano un preoccupante allarme che tutta la classe politica deve ascoltare con attenzione e serietà, invocando all'unisono l'arrivo immediato di più agenti di polizia così come promesso dal Ministro Salvini. Ringrazio fin da ora le Forze dell'Ordine che, insieme alla Magistratura, stanno indagando su quanto accaduto: non possiamo lasciarle da sole a combattere questa battaglia, però. È dovere dell'amministrazione e dello Stato dare una risposta di condanna forte e chiara della criminalità: per questo da mesi invoco una comunione di intenti per risolvere quanto prima l'emergenza giustizia. Non possiamo restare senza tribunale, questo deve essere chiaro. Vanno potenziati gli strumenti di sorveglianza e di prevenzione dei reati, occorre investire risorse economiche, ma soprattutto inviare immediatamente maggiori Forze dell'ordine. I baresi non devono avere paura di essere coinvolti in un agguato o semplicemente di camminare per strada».
Nel pomeriggio di ieri con un lungo post Facebook ha voluto dure la sua anche Paolo Lattanzio, deputato del Movimento 5 stelle, da sempre impegnato nell'antimafia a Bari.
«In pieno giorno, a Bari, un ragazzo di 24 anni è stato ucciso a colpi di pistola. Un altro è ferito gravemente. È successo stamattina (ieri ndr), tra le macchine di una strada a Carbonara. In questo quartiere, per anni ho fatto attività con i bambini e i ragazzi, parlando di antimafia sociale e cercando di costruire percorsi partecipati di educazione alla legalità. A Carbonara, come in altri quartieri - più o meno periferici - della città. Al San Paolo, al Libertà, a Japigia. Quello di stamattina è stato un vero e proprio agguato tra la folla, l'ennesimo. Quanto altro sangue è necessario per accorgersi che esiste un'emergenza reale? Non possiamo più rimandare o attendere di elencare le vittime. È urgente inasprire il contrasto alla criminalità, ma non solo. Bisogna soprattutto riaprire una riflessione seria e immediata sul tema delle periferie, avviare un dialogo costante tra le persone che vivono quotidianamente i territori e le istituzioni, l'amministrazione. Bisogna ritornare ovunque a parlare di mafia, riflettendo su come il Paese rischi costantemente di essere aggredito, intimidito, derubato. Dobbiamo farlo in prima linea, ovunque, attaccando le nuove derive mafiose, i nuovi mercati a cui le cosche attingono, rinnovando le idee e rafforzando le barricate sulle nuove grandi terre di confine dove mafia e Stato lottano per il futuro sano del nostro Paese. Dobbiamo costruire presidi antimafia, parlare di legalità nelle scuole, nei luoghi di aggregazione. Dobbiamo farlo lasciando a casa le bandiere, perché l'antimafia è di tutte e di tutti, è un dovere civico e civile».