Scuola e Lavoro
Anche a Bari scioperano i dipendenti di Metro. I sindacati: «Contratto integrativo inaccettabile»
Adesione di più del cinquanta percento dei lavoratori al presidio indetto dalle sigle confederali: «Chiediamo rispetto degli orari. Non possono scavalcarci»
Bari - venerdì 19 aprile 2019
12.40
Nuove condizioni nel contratto integrativo proposte da Metro che non convincono i sindacati: le sigle confederali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno indetto per la giornata di oggi, 19 aprile, uno sciopero nazionale dei dipendenti della importante catena di prodotti all'ingrosso tedesca, che coinvolge 4mila 500 lavoratori in Italia, e che ha riscosso a Bari l'adesione di più del cinquanta percento degli 87 componenti del personale Metro per il presidio davanti al punto vendita di via Pasquale La Rotella in zona Stanic-San Paolo, nei pressi della tangenziale di Bari.
Metro ha proposto una serie di condizioni che, sottolineano i sindacati, arretrano il livello di tutela garantito dal precedente contratto integrativo, «Disdettato dalla stessa azienda all'indomani dell'avvio della trattativa sul rinnovo» come dice Marco Dell'Anna di Uiltucs Puglia. A lasciare più di qualche perplessità fra i sindacati la volontà del gigante tedesco di contrattare direttamente con i lavoratori, scavalcando le organizzazioni. «Rivendichiamo un diritto di condivisione nell'impianto del contratto integrativo aziendale - continua Barbara Neglia, Filcams Cgil. Dopo quasi quarant'anni l'azienda ha deciso di andare avanti in maniera unilaterale, redigendo un regolamento aziendale che parla direttamente ai lavoratori. Questo per noi organizzazioni sindacali non va bene e non va bene neanche per i lavoratori che rappresentiamo».
Due sono le questioni impugnate dalle organizzazioni sindacali. «Una riguarda l'orario di lavoro, quindi la trasformazione dei dipendenti che attualmente svolgono una prestazione di 36/37 ore settimanali ad un massimo di 38 - spiega Maria Ruta di Fisascat Cisl. Questo comporterebbe da una parte la mancata possibilità per i part-time di consolidare il proprio parametro orario settimanale, dall'altra i lavoratori full-time non avrebbero la possibilità di veder corrisposto il lavoro supplementare, perché andrebbero a colmare quella produttività attualmente richiesta ai part-time. In secondo luogo, Metro ci richiede i tempi di vita e di lavoro attraverso un nuovo progetto-tempo che noi esortiamo i lavoratori a non firmare: in realtà si cela la flessibilità di un lavoro estremo».
Quello che i sindacati rivendicano, quindi, è il «Rispetto degli orari di lavoro ma soprattutto delle relazioni sindacali - continua Ruta. Il nuovo regolamento aziendale fa sì che cessi la contrattazione di secondo livello in favore di un percorso che è solo di natura aziendale e non più di concertazione con le parti sociali». «Orario di lavoro, flessibilità e decurtazione del premio di produttività: tutte proposte che in una fase di nuova crescita dei fatturati di Metro sono irricevibili - rincara Dell'Anna. Avremo altre otto ore da articolare a livello territoriale, ma si tratta di una vertenza molto delicata rispetto alla quale porteremo avanti la protesta dei lavoratori fino a quando Metro non recederà da queste posizioni inaccettabili».
Metro ha proposto una serie di condizioni che, sottolineano i sindacati, arretrano il livello di tutela garantito dal precedente contratto integrativo, «Disdettato dalla stessa azienda all'indomani dell'avvio della trattativa sul rinnovo» come dice Marco Dell'Anna di Uiltucs Puglia. A lasciare più di qualche perplessità fra i sindacati la volontà del gigante tedesco di contrattare direttamente con i lavoratori, scavalcando le organizzazioni. «Rivendichiamo un diritto di condivisione nell'impianto del contratto integrativo aziendale - continua Barbara Neglia, Filcams Cgil. Dopo quasi quarant'anni l'azienda ha deciso di andare avanti in maniera unilaterale, redigendo un regolamento aziendale che parla direttamente ai lavoratori. Questo per noi organizzazioni sindacali non va bene e non va bene neanche per i lavoratori che rappresentiamo».
Due sono le questioni impugnate dalle organizzazioni sindacali. «Una riguarda l'orario di lavoro, quindi la trasformazione dei dipendenti che attualmente svolgono una prestazione di 36/37 ore settimanali ad un massimo di 38 - spiega Maria Ruta di Fisascat Cisl. Questo comporterebbe da una parte la mancata possibilità per i part-time di consolidare il proprio parametro orario settimanale, dall'altra i lavoratori full-time non avrebbero la possibilità di veder corrisposto il lavoro supplementare, perché andrebbero a colmare quella produttività attualmente richiesta ai part-time. In secondo luogo, Metro ci richiede i tempi di vita e di lavoro attraverso un nuovo progetto-tempo che noi esortiamo i lavoratori a non firmare: in realtà si cela la flessibilità di un lavoro estremo».
Quello che i sindacati rivendicano, quindi, è il «Rispetto degli orari di lavoro ma soprattutto delle relazioni sindacali - continua Ruta. Il nuovo regolamento aziendale fa sì che cessi la contrattazione di secondo livello in favore di un percorso che è solo di natura aziendale e non più di concertazione con le parti sociali». «Orario di lavoro, flessibilità e decurtazione del premio di produttività: tutte proposte che in una fase di nuova crescita dei fatturati di Metro sono irricevibili - rincara Dell'Anna. Avremo altre otto ore da articolare a livello territoriale, ma si tratta di una vertenza molto delicata rispetto alla quale porteremo avanti la protesta dei lavoratori fino a quando Metro non recederà da queste posizioni inaccettabili».