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Cronaca

Arresti per l'omicidio del clochard. «Usato come bersaglio umano»

Tre giovani in carcere. Per il procuratore Angelillis «spararono per provare una pistola a salve, modificata». Un delitto «sconvolgente»

«Hanno sparato contro un bersaglio umano per provare una pistola a salve, modificata», che avevano acquistato. Questa la spiegazione del procuratore aggiunto di Bari, Ciro Angelillis, sull'omicidio del 38enne indiano Singh Nardev, ucciso con un colpo di pistola in un casolare di Ceglie del Campo la sera del 31 maggio.

Per l'omicidio, ieri mattina, sono stati arrestati tre giovani, il 21enne Paolo Natale Guglielmi, un 18enne (minorenne all'epoca dei fatti) e un 17enne, tutti inseriti in contesti criminali e con precedenti di polizia, mentre altri tre, di 21 anni, tutti di Ceglie, sono indagati a piede libero per avere favorito la fuga degli altri poco dopo l'omicidio. All'arrestato già maggiorenne all'epoca dei fatti è contestata pure l'aggravante della minorata difesa e dell'aver agito insieme a dei giovani minorenni.

«Un movente che sconvolge - ha detto ancora Angelillis - hanno ritenuto delle persone equivalenti a degli oggetti». Prima di usare la pistola contro Nardev, infatti, i tre giovani l'avrebbero provata contro delle bottiglie. Quella sera, secondo quanto ricostruito dal pubblico ministero Matteo Soave e dalla Squadra Mobile, retta dal primo dirigente Filippo Portoghese, i tre sarebbero arrivati davanti al casolare di via De Candia ed avrebbero attirato l'attenzione di chi si trovava all'interno.

Insieme a Nardev, lì c'erano altre persone senza fissa dimora indiane, pakistane e italiane. In tanti, probabilmente, hanno visto, ma in pochi hanno collaborato. Gli occupanti del casolare «hanno sentito un richiamo provenire dall'esterno - ha aggiunto Angelillis - e Nardev è andato a vedere chi fosse insieme a un altro. Dopo aver scambiato qualche frase, uno dei ragazzi ha esploso due colpi di pistola, e uno di questi ha colpito al petto la vittima, che è morta quasi immediatamente».

I giovani erano arrivati lì a piedi e poi, sempre a piedi, hanno raggiunto la piazza di Ceglie, piazza Vittorio Emanuele II, dove sono andati via insieme agli altri tre a bordo di una Ford C-Max di uno degli indagati. Fondamentali per le indagini, oltre alle immagini delle telecamere di sorveglianza, le dichiarazioni di alcuni senza fissa dimora presenti nell'ex ospedale, intercettati dagli investigatori. Uno di questi aveva fornito l'identikit dei sicari, ritenuti «italiani, ragazzini, di 17, e 18 anni».

Di particolare «rilevanza investigativa» le dichiarazioni del nipote di Guglielmi. L'uomo ha raccontato anche di come questi siano entrati in possesso dell'arma, acquistata da un rivenditore del rione Japigia per 250 euro. L'arma non è stata ancora trovata, il rivenditore è indagato per ricettazione. Una classica storiaccia.
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