Politica
Ascensore rotto a Monopoli, pazienti Covid "dirottati" al Miulli
La denuncia di Davide Bellomo (Lega): «Inammissibile che i pazienti del sud est barese siano trasferiti a più di 50 km»
Bari - lunedì 4 gennaio 2021
19.17 Comunicato Stampa
«La coperta già corta per la mancanza di posti letto in Puglia per i pazienti Covid-19 diventa ancora più corta nel sud est barese».
È quando affermato dal Capogruppo della Lega alla Regione Puglia, Davide Bellomo, a seguito del dirottamento dei contagiati dall'Ospedale San Giacomo di Monopoli al Miulli di Acquaviva delle Fonti ed al Policlinico di Bari a causa della rottura, da più di 20 giorni, degli ascensori utilizzati dal nosocomio per trasferire i pazienti nell'area preposta al trattamento dei sintomi da Covid-19.
«È inammissibile - sostiene Bellomo - che i pazienti del sud est barese con sintomatologia da Covid siano trasferiti a più di 50 km quando un reparto Covid a Monopoli c'è ed è inutilizzato per colpa degli ascensori fuori servizio. Non possiamo permetterci assolutamente un'ulteriore diminuzione di posti letto, se da giugno ad oggi questo è il modo in cui il duo a Emiliano-Lopalco si è preparato per questa nuova ondata, siamo davvero sull'orlo del precipizio».
È quando affermato dal Capogruppo della Lega alla Regione Puglia, Davide Bellomo, a seguito del dirottamento dei contagiati dall'Ospedale San Giacomo di Monopoli al Miulli di Acquaviva delle Fonti ed al Policlinico di Bari a causa della rottura, da più di 20 giorni, degli ascensori utilizzati dal nosocomio per trasferire i pazienti nell'area preposta al trattamento dei sintomi da Covid-19.
«È inammissibile - sostiene Bellomo - che i pazienti del sud est barese con sintomatologia da Covid siano trasferiti a più di 50 km quando un reparto Covid a Monopoli c'è ed è inutilizzato per colpa degli ascensori fuori servizio. Non possiamo permetterci assolutamente un'ulteriore diminuzione di posti letto, se da giugno ad oggi questo è il modo in cui il duo a Emiliano-Lopalco si è preparato per questa nuova ondata, siamo davvero sull'orlo del precipizio».