Cronaca
Assaltarono armati il Banco di Napoli nel 2017. Arrestati sette rapinatori
I malviventi fecero irruzione nello sportello di viale Salandra in completo assetto da guerra ma fallirono il colpo
Bari - giovedì 23 maggio 2019
12.14
Poco dopo le 14 del 12 giugno del 2017 assaltarono armati lo sportello di Bari del Banco di Napoli, in viale Salandra angolo via Lucera. Dopo due anni di indagini, questa mattina a Bari la Polizia di Stato ha eseguito un'ordinanza applicativa della misura cautelare personale della custodia in carcere, emessa dalla Sezione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bari, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti dei cittadini italiani Monacelli Massimiliano, di anni 40, Monacelli Biagio (fratello di Massimiliano), di anni 43, Attolico Antonio, di anni 55, Ritoli Francesco, di anni 42, De Giglio Michele, di anni 50, Margheriti Massimo, nonché di arresti domiciliari nei confronti di Costantino Michele, di anni 42, tutti già gravati da precedenti penali specifici. I sei malviventi sono ritenuti a vario titolo responsabili, in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata, detenzione e porto illegale darmi da fuoco, furto, ricettazione e riciclaggio.
Le immediate indagini condotte dalla Squadra Mobile si indirizzarono, inizialmente, sulla figura di Monacelli Massimiliano, rimasto ferito dopo la sparatoria, poiché si ebbe segnalazione di una persona sanguinante giunta verso le 14:30 al pronto soccorso dell'ospedale S. Paolo, con ferite al torace ed al braccio sinistro. Gli investigatori della sezione Reati contro il Patrimonio hanno misero da subito in correlazione tale circostanza con la tentata rapina avvenuta pochi minuti prima e interrogarono Monacelli, che però in quel momento fornì dichiarazioni non veritiere e fuorvianti.
A distanza di alcuni giorni, dopo il ritrovamento di uno dei due veicoli utilizzati dai malviventi, una fiat Bravo di colore bordeaux abbandonata nella campagne di Modugno, Monaceli venne interrogato e confessò di aver partecipato alla tentata rapina, fornendo qualche dettaglio sull'azione delittuosa, come per esempio il prezzo pagato a uno dei complici della tentata rapina, Ritoli, per assicurare al gruppo criminale la Fiat Bravo bordeaux per l'assaldo, ma rimanendo in silenzio sui nomi degli altri rapinatori. Grazie a tali dichiarazioni, i poliziotti recuperarono una delle due armi utilizzate dal commando, un fucile mitragliatore kalashnikov di fabbricazione cinese, cal. 7,62 x 39 mm, considerata arma da guerra.
A quel punto le indagini della Squadra Mobile, coordinate in tutte le fasi dal sostituto procuratore Domenico Minardi, si concentrarono sulle analisi dei sistemi di video sorveglianza della banca per comprendere le modalità del delitto e le caratteristiche dei rapinatori e sull'esame dei tracciati delle utenze telefoniche di interesse investigativo, ma anche delle intercettazioni ambientali effettuate sul veicolo in uso ad uno dei sospettati e delle importanti dichiarazioni in seguito rese da Costantino Michele, già sotto indagine insieme a Margheriti Massimo per lomicidio di Amedeo Michele avvenuto il 25 aprile del 2017, e consentirono sia di individuare e recuperare la seconda arma utilizzata nel delitto, una pistola semiautomatica cal. 7,65 di produzione ungherese, munita di caricatore con 5 proiettili, provento di furto e detenuta illegalmente da Margheriti, sia di ricostruire nei dettagli la vicenda.
Dalle indagini emerse che i due Monacelli e Attolico idearono e programmarono il piano criminale coinvolgendo nelle fasi organizzative Margheriti Massimo e Costantino, allo scopo di recuperare dei veicoli idonei alla commissione del colpo. Margheriti e Costantino si rivolsero allora a Ritoli, loro amico, che vendette a Monacelli per 800 euro la Fiat Bravo , per altro già provento di precedente furto, da lui posseduta e su cui girava con telaio alterato e con targhe appartenenti ad altro veicolo in suo uso. Due giorni prima della rapina i Monacelli, Attolico, Margheriti e Costantino si diedero appuntamento nei pressi del Mc Donalds del San Paolo di Bari e definirono i dettagli della rapina, stabilendo che il gruppo avrebbe raggiunto la banca alle primissime ore della mattinata del 12 giugno.
Il giorno del previsto assalto Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele si incontrarono verso le 6.30 in via delle Regioni in casa di Attolico, che custodiva la Fiat Bravo, il kalashnikov, i giubbetti e le radio portatili procurati dal Monacelli. Contestualmente, Costantino sostituì le targhe del veicolo con altre targhe rubate ad un'auto a Grumo Appula qualche settimana prima, per renderne irriconoscibile la provenienza. Lo stesso Costantino ebbe anche il compito di far aggiustare la pistola illegalmente detenuta da Margheriti e portata sulla scena del crimine, e di mettere a disposizione del gruppo il secondo dei due mezzi che dovevano essere utilizzati per lassalto, una Fiat Bravo di colore blu rubata a Giovinazzo pochi giorni prima, mai ritrovata dagli investigatori.
Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele, una volta raggiunto l'obiettivo a bordo della Bravo bordeaux condotta da Attolico, si nascosero in un locale in disuso, attiguo alla banca, attendendo notizie dai complici Monacelli Biagio e un altro individuo, non colpito dall'odierna misura cautelare, sull'arrivo del furgone blindato. Nel frattempo, Costantino si adoperò per occupare uno dei posti auto adiacenti all'ingresso della camera di sicurezza dello stabile, così da indurre il furgone blindato a fare un tragitto più lungo e a parcheggiare nella posizione voluta dai rapinatori per assaltarlo. Partì quindi lassalto a opera di Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele, il quale frappose il kalashnikov tra il telaio e la porta dingresso della safe camera, in modo da impedirne alle guardie giurate la chiusura, esplodendo poi 4 colpi al loro indirizzo. La rapina non andò a segno per la pronta reazione delle guardie giurate, una delle quali sparò nove proiettili cal. 9x21 dalla propria pistola dordinanza, ferendo nell'occasione Monacelli, e i malviventi si allontanarono dal luogo.
Gli indagati colpiti dalla misura carceraria, dopo gli atti di rito, sono stati tradotti nelle case circondariali di Bari e di Napoli a disposizione dell'A.G. procedente.
In quella data un commando di più persone a volto travisato, munite di giubbetti antiproiettile, ricetrasmittenti, un fucile kalashnikov ed una pistola semiautomatica, tentò di rapinare i sacchi di danaro che personale dell'agenzia di sicurezza IVRI stava depositando nella camera di sicurezza della banca ma, dopo un conflitto a fuoco con le due guardie giurate che si accorsero repentinamente della situazione di pericolo, durante il quale i rapinatori spararono quattro colpi dal fucile e le guardie giurate risposero esplodendo 9 colpi con la pistola dordinanza, i malviventi desistettero e fuggirono a bordo di due veicoli.Le immediate indagini condotte dalla Squadra Mobile si indirizzarono, inizialmente, sulla figura di Monacelli Massimiliano, rimasto ferito dopo la sparatoria, poiché si ebbe segnalazione di una persona sanguinante giunta verso le 14:30 al pronto soccorso dell'ospedale S. Paolo, con ferite al torace ed al braccio sinistro. Gli investigatori della sezione Reati contro il Patrimonio hanno misero da subito in correlazione tale circostanza con la tentata rapina avvenuta pochi minuti prima e interrogarono Monacelli, che però in quel momento fornì dichiarazioni non veritiere e fuorvianti.
A distanza di alcuni giorni, dopo il ritrovamento di uno dei due veicoli utilizzati dai malviventi, una fiat Bravo di colore bordeaux abbandonata nella campagne di Modugno, Monaceli venne interrogato e confessò di aver partecipato alla tentata rapina, fornendo qualche dettaglio sull'azione delittuosa, come per esempio il prezzo pagato a uno dei complici della tentata rapina, Ritoli, per assicurare al gruppo criminale la Fiat Bravo bordeaux per l'assaldo, ma rimanendo in silenzio sui nomi degli altri rapinatori. Grazie a tali dichiarazioni, i poliziotti recuperarono una delle due armi utilizzate dal commando, un fucile mitragliatore kalashnikov di fabbricazione cinese, cal. 7,62 x 39 mm, considerata arma da guerra.
A quel punto le indagini della Squadra Mobile, coordinate in tutte le fasi dal sostituto procuratore Domenico Minardi, si concentrarono sulle analisi dei sistemi di video sorveglianza della banca per comprendere le modalità del delitto e le caratteristiche dei rapinatori e sull'esame dei tracciati delle utenze telefoniche di interesse investigativo, ma anche delle intercettazioni ambientali effettuate sul veicolo in uso ad uno dei sospettati e delle importanti dichiarazioni in seguito rese da Costantino Michele, già sotto indagine insieme a Margheriti Massimo per lomicidio di Amedeo Michele avvenuto il 25 aprile del 2017, e consentirono sia di individuare e recuperare la seconda arma utilizzata nel delitto, una pistola semiautomatica cal. 7,65 di produzione ungherese, munita di caricatore con 5 proiettili, provento di furto e detenuta illegalmente da Margheriti, sia di ricostruire nei dettagli la vicenda.
Dalle indagini emerse che i due Monacelli e Attolico idearono e programmarono il piano criminale coinvolgendo nelle fasi organizzative Margheriti Massimo e Costantino, allo scopo di recuperare dei veicoli idonei alla commissione del colpo. Margheriti e Costantino si rivolsero allora a Ritoli, loro amico, che vendette a Monacelli per 800 euro la Fiat Bravo , per altro già provento di precedente furto, da lui posseduta e su cui girava con telaio alterato e con targhe appartenenti ad altro veicolo in suo uso. Due giorni prima della rapina i Monacelli, Attolico, Margheriti e Costantino si diedero appuntamento nei pressi del Mc Donalds del San Paolo di Bari e definirono i dettagli della rapina, stabilendo che il gruppo avrebbe raggiunto la banca alle primissime ore della mattinata del 12 giugno.
Il giorno del previsto assalto Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele si incontrarono verso le 6.30 in via delle Regioni in casa di Attolico, che custodiva la Fiat Bravo, il kalashnikov, i giubbetti e le radio portatili procurati dal Monacelli. Contestualmente, Costantino sostituì le targhe del veicolo con altre targhe rubate ad un'auto a Grumo Appula qualche settimana prima, per renderne irriconoscibile la provenienza. Lo stesso Costantino ebbe anche il compito di far aggiustare la pistola illegalmente detenuta da Margheriti e portata sulla scena del crimine, e di mettere a disposizione del gruppo il secondo dei due mezzi che dovevano essere utilizzati per lassalto, una Fiat Bravo di colore blu rubata a Giovinazzo pochi giorni prima, mai ritrovata dagli investigatori.
Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele, una volta raggiunto l'obiettivo a bordo della Bravo bordeaux condotta da Attolico, si nascosero in un locale in disuso, attiguo alla banca, attendendo notizie dai complici Monacelli Biagio e un altro individuo, non colpito dall'odierna misura cautelare, sull'arrivo del furgone blindato. Nel frattempo, Costantino si adoperò per occupare uno dei posti auto adiacenti all'ingresso della camera di sicurezza dello stabile, così da indurre il furgone blindato a fare un tragitto più lungo e a parcheggiare nella posizione voluta dai rapinatori per assaltarlo. Partì quindi lassalto a opera di Monacelli Massimiliano, Margheriti Massimo e De Giglio Michele, il quale frappose il kalashnikov tra il telaio e la porta dingresso della safe camera, in modo da impedirne alle guardie giurate la chiusura, esplodendo poi 4 colpi al loro indirizzo. La rapina non andò a segno per la pronta reazione delle guardie giurate, una delle quali sparò nove proiettili cal. 9x21 dalla propria pistola dordinanza, ferendo nell'occasione Monacelli, e i malviventi si allontanarono dal luogo.
Gli indagati colpiti dalla misura carceraria, dopo gli atti di rito, sono stati tradotti nelle case circondariali di Bari e di Napoli a disposizione dell'A.G. procedente.