Politica
Banca popolare di Bari, Emiliano scrive a Conte
Lunga missiva del governatore in cui espone la sua "soluzione" alla crisi dell'istituto di credito
Bari - lunedì 16 dicembre 2019
Una lunga lettera con cui il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, espone al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, la sua visione sulla vicenda della Banca Popolare di Bari, e quelle che potrebbero essere le azioni da intraprendere per salvaguardare azionisti e risparmiatori. Ecco il testo integrale della missiva.
«Illustrissimo Presidente,
l'amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Bari, pur giustificata dalla situazione di perdite in cui versava l'azienda, non può che suscitare nel territorio dubbi e serie preoccupazioni che mi permetto di rappresentarLe, certo di attirare la Sua attenzione nella Sua qualità di giurista, accademico e uomo del Meridione. Una ipotesi di salvataggio, di cui parla la stampa ed allo studio del Governo, sembra evocare il conferimento dell'azienda BPB in una società capitalizzata da Mediocredito Centrale e dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi. Se così fosse, i 70 mila soci della banca, i quali legittimamente aspirano ad una forma, sicuramente non integrale, ma del pari non simbolica, di ristoro del valore delle azioni sarebbero ulteriormente depauperati e si riprodurrebbe a scapito del territorio, una situazione corrispondente a quella che si è verificata per le due popolari venete. Inoltre, il rischio che è in questo modo scompaia del tutto l'unica banca indipendente del Centro Sud, che sempre ha svolto, sia pure con le criticità sotto gli occhi di tutti, un importante ruolo di sostegno a favore della imprenditoria del Mezzogiorno. Come è noto la Banca Popolare di Bari ha sempre sostenuto il sistema imprenditoriale centro meridionale e la preoccupazione è che una gestione commissariale ispirata a criteri prudenziali ma quasi liquidativi possa portare e ad interrompere le linee di credito concesse ad importanti aziende del Centro e del Meridione così creando un effetto di sistema sicuramente devastante. Infine non Le nascondo, signor Presidente che una gestione del personale che non tenga conto delle complessità e delle istanze di protezione sociale nei confronti dei circa 3 mila dipendenti avrebbe un ulteriore effetto di impoverimento delle famiglie e del territorio. La crisi della Banca, sicuramente imputabile anche a gestioni non adeguate, è stata accelerata dal mancato compimento della conversione delle DTA (imposte differite) in credito di imposta, provvedimento voluto dal precedente Governo e forse non adeguatamente supportato in sede comunitaria per ottenerne lo sblocco. Se tali valori fossero recuperati, mi permetto di rappresentarLe che, nell'ottica del provvedimento da le fortemente voluto come Capo del precedente Governo, essi apparterebbero ad aziende del Sud ed ai loro tanti soci, evitando che vadano a vantaggio di ipotetici cavalieri bianchi non radicati sul territorio. Bisognerebbe altresì esorcizzare il rischio che una dispersione degli attivi deteriorati a prezzi stracciati possa portare a beneficiare eventuali speculatori professionali sottraendo ulteriore valore al territorio. A mio sommesso avviso, una soluzione della crisi della BPB non può che tenere in considerazione i seguenti punti:
i) Per i dipendenti, il ricorso a forme di solidarietà e di "scivoli" mediante finanziamento ed utilizzo di fondi di solidarietà che incentivino i meno giovani all'esodo e preservino le professionalità esistenti in azienda;
ii) l'individuazione di strumenti di tutela dei soci (azioni gratuite e strumenti finanziari partecipativi) che permettano ai vecchi azionisti di godere di eventuali attività latenti o plusvalenze di prossima realizzazione (penso alle famose DTA da convertire in credito di imposta o ai crediti deteriorati);
iii) la creazione di una banca del Mezzogiorno con un forte nucleo di stabilità anche con l'apporto di capitale pubblico nazionale e regionale (se possibile) e con adeguata rappresentatività del territorio; il capitale di tale Banca potrebbe essere sottoscritto anche dalle due Popolari pugliesi nonché dalle altre Popolari centro meridionali, eventualmente assegnando ai soci di queste ultime le azioni assegnate alle banche conferenti con appropriati meccanismi giuridici;
iv) una gestione attenta ma non penalizzante dei crediti in carico alla Banca evitando di mortificare le imprese fino ad ora finanziate e provocarne la crisi o il dissesto.
Grato per l'attenzione, La saluto cordialmente»
«Illustrissimo Presidente,
l'amministrazione straordinaria della Banca Popolare di Bari, pur giustificata dalla situazione di perdite in cui versava l'azienda, non può che suscitare nel territorio dubbi e serie preoccupazioni che mi permetto di rappresentarLe, certo di attirare la Sua attenzione nella Sua qualità di giurista, accademico e uomo del Meridione. Una ipotesi di salvataggio, di cui parla la stampa ed allo studio del Governo, sembra evocare il conferimento dell'azienda BPB in una società capitalizzata da Mediocredito Centrale e dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi. Se così fosse, i 70 mila soci della banca, i quali legittimamente aspirano ad una forma, sicuramente non integrale, ma del pari non simbolica, di ristoro del valore delle azioni sarebbero ulteriormente depauperati e si riprodurrebbe a scapito del territorio, una situazione corrispondente a quella che si è verificata per le due popolari venete. Inoltre, il rischio che è in questo modo scompaia del tutto l'unica banca indipendente del Centro Sud, che sempre ha svolto, sia pure con le criticità sotto gli occhi di tutti, un importante ruolo di sostegno a favore della imprenditoria del Mezzogiorno. Come è noto la Banca Popolare di Bari ha sempre sostenuto il sistema imprenditoriale centro meridionale e la preoccupazione è che una gestione commissariale ispirata a criteri prudenziali ma quasi liquidativi possa portare e ad interrompere le linee di credito concesse ad importanti aziende del Centro e del Meridione così creando un effetto di sistema sicuramente devastante. Infine non Le nascondo, signor Presidente che una gestione del personale che non tenga conto delle complessità e delle istanze di protezione sociale nei confronti dei circa 3 mila dipendenti avrebbe un ulteriore effetto di impoverimento delle famiglie e del territorio. La crisi della Banca, sicuramente imputabile anche a gestioni non adeguate, è stata accelerata dal mancato compimento della conversione delle DTA (imposte differite) in credito di imposta, provvedimento voluto dal precedente Governo e forse non adeguatamente supportato in sede comunitaria per ottenerne lo sblocco. Se tali valori fossero recuperati, mi permetto di rappresentarLe che, nell'ottica del provvedimento da le fortemente voluto come Capo del precedente Governo, essi apparterebbero ad aziende del Sud ed ai loro tanti soci, evitando che vadano a vantaggio di ipotetici cavalieri bianchi non radicati sul territorio. Bisognerebbe altresì esorcizzare il rischio che una dispersione degli attivi deteriorati a prezzi stracciati possa portare a beneficiare eventuali speculatori professionali sottraendo ulteriore valore al territorio. A mio sommesso avviso, una soluzione della crisi della BPB non può che tenere in considerazione i seguenti punti:
i) Per i dipendenti, il ricorso a forme di solidarietà e di "scivoli" mediante finanziamento ed utilizzo di fondi di solidarietà che incentivino i meno giovani all'esodo e preservino le professionalità esistenti in azienda;
ii) l'individuazione di strumenti di tutela dei soci (azioni gratuite e strumenti finanziari partecipativi) che permettano ai vecchi azionisti di godere di eventuali attività latenti o plusvalenze di prossima realizzazione (penso alle famose DTA da convertire in credito di imposta o ai crediti deteriorati);
iii) la creazione di una banca del Mezzogiorno con un forte nucleo di stabilità anche con l'apporto di capitale pubblico nazionale e regionale (se possibile) e con adeguata rappresentatività del territorio; il capitale di tale Banca potrebbe essere sottoscritto anche dalle due Popolari pugliesi nonché dalle altre Popolari centro meridionali, eventualmente assegnando ai soci di queste ultime le azioni assegnate alle banche conferenti con appropriati meccanismi giuridici;
iv) una gestione attenta ma non penalizzante dei crediti in carico alla Banca evitando di mortificare le imprese fino ad ora finanziate e provocarne la crisi o il dissesto.
Grato per l'attenzione, La saluto cordialmente»