Cronaca
Bari, arresti e sequestri per traffico di armi e droga tra Italia e Albania
L'organizzazione criminale è stata arrestata dopo due anni di indagini
Bari - giovedì 12 dicembre 2019
11.35
Sono 20 i soggetti responsabili di molteplici reati commessi in Puglia tra: traffico di sostanze stupefacenti, produzione e detenzione di droga, cessione, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, furto e ricettazione. Con sequestri di 5,3 tonnellate di marijuana, 10 pistole semiautomatiche e 2 fucili mitragliatori kalashnikov, 8 gommoni utilizzati per il trasporto dello stupefacente dalle coste albanesi a quelle del litorale a sud di Bari. I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Bari hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. di Bari, perché hanno scoperto dopo due anni di indagini, da dicembre 2015 a febbraio 2017, traffici di armi e droga nelle zone di Bari, Mola di Bari, Polignano a Mare, Cellamare, Molfetta, Bisceglie ed anche nelle province di Brindisi e Lecce grazie all'operazione DET. Gli arresti all'alba di questa mattina rappresentano l'epilogo di una lunga e complessa indagine svolta dagli specialisti del G.O.A. (Grandi Operazioni Antidroga), articolazione del Gruppo di Investigazione Criminalità Organizzata, diretti dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un'organizzazione criminale composta da italiani - tra cui personaggi contigui al clan "STRISCIUGLIO" di Bari – ed albanesi.
L'operazione di polizia ha visto l'impiego di più di 100 finanzieri e di 4 unità cinofile, con l'ausilio di un elicottero AW 139 del Reparto Operativo Aeronavale di Bari. Al termine della fase investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, ha emesso l'ordinanza applicativa di misure cautelari personali eseguita oggi, nonché un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli indagati. L'organizzazione criminale italo-albanese è stata protagonista di numerosi reati predatori, spesso strumentali alla commissione degli illeciti principali. In particolare, i natanti utilizzati per il traffico di droga dalle coste albanesi a quelle pugliesi - gommoni transoceanici dotati di potenti motori fuoribordo - erano spesso provento di furto e successivamente venivano modificati per il trasporto di grandi quantità di marijuana, rimuovendo gli arredi nautici, ampliando la capacità dei serbatoi e potenziando le motorizzazioni. Le investigazioni, consistenti in intercettazioni telefoniche e ambientali corredate da attività di osservazione, controllo e pedinamento svolte in contesti territoriali difficili perché fortemente presidiati dalla criminalità, hanno consentito di ricostruire in maniera capillare la fitta rete di trafficanti internazionali di droga pugliesi ed albanesi, in grado di movimentare ingenti quantità di narcotico. Non si esclude che le armi sequestrate potessero servire ad affermare e consolidare la propria egemonia criminale nel territorio barese, in cui operano plurimi gruppi delinquenziali spesso frammentati, in conflitto tra loro per la spartizione delle zone in cui esercitare le proprie attività illecite, tra cui spicca il traffico di marijuana proveniente dalla sponda opposta dell'Adriatico.
In parallelo alle attività "classiche" di polizia giudiziaria, necessarie ad acquisire i riscontri finalizzati a corroborare il quadro accusatorio nei confronti degli indagati, sono state altresì condotte sofisticate investigazioni economico-finanziarie tese a ricostruire tutte le posizioni economico patrimoniali riferibili ai soggetti indagati e ad altri che fungevano da prestanome per i negozi giuridici relativi ai beni indirettamente posseduti dagli indagati. Ciò ha permesso di sottoporre a sequestro beni risultati nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, consistenti in 6 immobili e 27 rapporti finanziari.
L'operazione di polizia ha visto l'impiego di più di 100 finanzieri e di 4 unità cinofile, con l'ausilio di un elicottero AW 139 del Reparto Operativo Aeronavale di Bari. Al termine della fase investigativa, il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bari, accogliendo la richiesta formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Bari, ha emesso l'ordinanza applicativa di misure cautelari personali eseguita oggi, nonché un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli indagati. L'organizzazione criminale italo-albanese è stata protagonista di numerosi reati predatori, spesso strumentali alla commissione degli illeciti principali. In particolare, i natanti utilizzati per il traffico di droga dalle coste albanesi a quelle pugliesi - gommoni transoceanici dotati di potenti motori fuoribordo - erano spesso provento di furto e successivamente venivano modificati per il trasporto di grandi quantità di marijuana, rimuovendo gli arredi nautici, ampliando la capacità dei serbatoi e potenziando le motorizzazioni. Le investigazioni, consistenti in intercettazioni telefoniche e ambientali corredate da attività di osservazione, controllo e pedinamento svolte in contesti territoriali difficili perché fortemente presidiati dalla criminalità, hanno consentito di ricostruire in maniera capillare la fitta rete di trafficanti internazionali di droga pugliesi ed albanesi, in grado di movimentare ingenti quantità di narcotico. Non si esclude che le armi sequestrate potessero servire ad affermare e consolidare la propria egemonia criminale nel territorio barese, in cui operano plurimi gruppi delinquenziali spesso frammentati, in conflitto tra loro per la spartizione delle zone in cui esercitare le proprie attività illecite, tra cui spicca il traffico di marijuana proveniente dalla sponda opposta dell'Adriatico.
In parallelo alle attività "classiche" di polizia giudiziaria, necessarie ad acquisire i riscontri finalizzati a corroborare il quadro accusatorio nei confronti degli indagati, sono state altresì condotte sofisticate investigazioni economico-finanziarie tese a ricostruire tutte le posizioni economico patrimoniali riferibili ai soggetti indagati e ad altri che fungevano da prestanome per i negozi giuridici relativi ai beni indirettamente posseduti dagli indagati. Ciò ha permesso di sottoporre a sequestro beni risultati nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, consistenti in 6 immobili e 27 rapporti finanziari.