Cronaca
Bari, condannati all'ergastolo per omicidio ora sono liberi
La Cassazione ha ribaltato la sentenza della Corte d'appello nei confronti di due baresi vicini al clan Strisciuglio
Bari - giovedì 7 novembre 2019
9.56
Erano stati accusati di aver ammazzato il 29enne Vito Napoli a Bitonto, nel tentativo di eliminare il boss Mimmo Conte - rimasto solo ferito - e di aver poi ucciso a sangue freddo il presunto complice, Giuseppe Dellino, il cui cadavere fu gettato in un pozzo e ritrovato solo 6 anni dopo, ma il processo a loro carico, che aveva portato alla condanna in secondo grado, è tutto da rifare. Possono festeggiare la libertà ritrovata il 30enne bitontino Giuseppe Di Giacomantonio e il barese 33enne Salvatore Ficarelli, dopo la decisione della Corte di Cassazione che ha annullato il processo a loro carico perchè la sentenza di secondo grado si sarebbe limitata a confermare le affermazioni di quella di primo grado senza, sempre secondo i giudici di Cassazione, aver offerto alle parti una vera occasione di discussione.
Per i due pregiudicati, dunque, condannati in primo e secondo grado all'ergastolo e per il 38enne Giosuè Perrelli, che resta in carcere per altri reati di droga, condannato a 30 anni, il processo ricomincia da capo. Secondo quanto accertato dai carabinieri, Di Giacomantonio e Ficarelli il 20 luglio del 2007 avrebbero partecipato, insieme a Giuseppe Ladisa (che si è suicidato in carcere nel 2009) e Giuseppe Dellino all'uccisione di Vito Napoli, anche se il vero obiettivo del raid era Mimmo Conte, colpito solo a una mano. Il timore di Dellino, alla guida della sua auto durante la spedizione, di essere scoperti fu la causa della sua condanna a morte, eseguita, secondo i Carabinieri, proprio dai suoi presunti complici che l'avrebbero prima tenuto nascosto alcuni giorni in una casa tra Triggiano e Noicattaro, poi trasferito in un casolare nelle campagne di Bitonto e qui ucciso con un colpo alla testa. Il suo cadavere, occultato in un pozzo, verrà ritrovato fortuitamente solo il 13 luglio del 2013, in rustico abbandonato nei pressi della chiesa della Madonna delle Grazie sulla via per Palombaio.
I responsabili furono arrestati nel 2013 per ordine della DIA, processati e condannati in primo grado nel 2016 e in secondo nel 2018, dopo che furono individuati anche i moventi e i mandanti, tutti legati al clan Strisciuglio di Bari.
Adesso però si riparte da zero.
Per i due pregiudicati, dunque, condannati in primo e secondo grado all'ergastolo e per il 38enne Giosuè Perrelli, che resta in carcere per altri reati di droga, condannato a 30 anni, il processo ricomincia da capo. Secondo quanto accertato dai carabinieri, Di Giacomantonio e Ficarelli il 20 luglio del 2007 avrebbero partecipato, insieme a Giuseppe Ladisa (che si è suicidato in carcere nel 2009) e Giuseppe Dellino all'uccisione di Vito Napoli, anche se il vero obiettivo del raid era Mimmo Conte, colpito solo a una mano. Il timore di Dellino, alla guida della sua auto durante la spedizione, di essere scoperti fu la causa della sua condanna a morte, eseguita, secondo i Carabinieri, proprio dai suoi presunti complici che l'avrebbero prima tenuto nascosto alcuni giorni in una casa tra Triggiano e Noicattaro, poi trasferito in un casolare nelle campagne di Bitonto e qui ucciso con un colpo alla testa. Il suo cadavere, occultato in un pozzo, verrà ritrovato fortuitamente solo il 13 luglio del 2013, in rustico abbandonato nei pressi della chiesa della Madonna delle Grazie sulla via per Palombaio.
I responsabili furono arrestati nel 2013 per ordine della DIA, processati e condannati in primo grado nel 2016 e in secondo nel 2018, dopo che furono individuati anche i moventi e i mandanti, tutti legati al clan Strisciuglio di Bari.
Adesso però si riparte da zero.