Cronaca
Bari, dà alla luce la figlia mentre è positiva al Covid: "Non l'ho ancora abbracciata"
La storia di Monia, neomamma di Turi, che è finita in Rianimazione dopo aver partorito prematuramente la sua bambina
Bari - lunedì 22 marzo 2021
16.00
"Mi sono ammalata di Covid quando ero alla 34esima settimana di gravidanza". Comincia così il racconto su Facebook di Monia, una neomamma di Turi che ha lottato in piena gravidanza con il virus, dando alla luce prematuramente la sua bambina e finendo in Rianimazione.
Oggi Monia è a casa, ma "questo virus bastardo non ha ancora finito di presentarmi il suo conto: sono finalmente tra le braccia di mio marito, sto bene, posso parlare, ridere e respirare contemporaneamente, ma non possiamo ancora stringere a noi la nostra piccolina, perché siamo ancora positivi".
"È un virus bastardo - scrive - che ti manda il conto dei suoi sintomi ogni giorno: un attimo prima riesci a respirare e pensi di essere una delle tante asintomatiche, un attimo dopo cominci a sentire una leggera difficoltà mentre parli, finché non mi sono ritrovata nella zona rossa di ginecologia del Policlinico con due tubicini di ossigeno nel naso, per aiutarmi a respirare, per non far soffrire la mia piccolina".
Dopo il cesareo d'urgenza, Monia è stata per qualche giorno nel reparto di Rianimazione Covid. "Non credo che dimenticherò mai quello che ho visto attorno a me - racconta -. Ho sentito l'ultima chiamata di una nonna, di una zia, di una mamma, alla sua famiglia, prima del suo ultimo respiro. Ero accanto a lei quando chiedeva aiuto perché non riusciva a respirare, quando ha fatto quell'ultima chiamata, quando l'hanno portata via. Il virus è ancora tra noi e la gente sta morendo, improvvisamente e in solitudine. Abbiamo il dovere morale, soprattutto nei riguardi di chi non ce l'ha fatta e di chi sta soffrendo per una prematura scomparsa, di proteggerci e di proteggere i nostri cari dal contagio".
E poi ricorda i "medici ed infermieri fenomenali" che assistono i pazienti, "persone meravigliose, professionisti instancabili, che lavorano all'inferno da un anno, eppure ti donano in ogni momento il loro sorriso, la loro umanità, una parola di conforto, una carezza. Di molti di loro non ricordo il nome e non conosco i loro volti, ma ricorderò i loro occhi, i loro sguardi teneri e orgogliosi, che mi hanno dato coraggio e forza in uno dei momenti più tristi e difficili della mia vita. Li definiscono angeli".
"Non sottovalutate l'importanza di quell'attimo di distrazione, da cui tutto può partire e tutto può cambiare - conclude la neomamma - non sottovalutate questo virus perché può essere un bastardo anche con chi é forte e giovane fisicamente e moralmente. Facciamo un po' di silenzio, asteniamoci dal lamentarci, ringraziamo di più per il dono della salute, diciamoci quanto ci vogliamo bene e quanto siamo grati alla vita, andiamo avanti con coraggio e orgoglio, indossiamo la mascherina, manteniamo le distanze, rispettiamo le regole. Anche questa é vita. È solo per un altro po'".
Oggi Monia è a casa, ma "questo virus bastardo non ha ancora finito di presentarmi il suo conto: sono finalmente tra le braccia di mio marito, sto bene, posso parlare, ridere e respirare contemporaneamente, ma non possiamo ancora stringere a noi la nostra piccolina, perché siamo ancora positivi".
"È un virus bastardo - scrive - che ti manda il conto dei suoi sintomi ogni giorno: un attimo prima riesci a respirare e pensi di essere una delle tante asintomatiche, un attimo dopo cominci a sentire una leggera difficoltà mentre parli, finché non mi sono ritrovata nella zona rossa di ginecologia del Policlinico con due tubicini di ossigeno nel naso, per aiutarmi a respirare, per non far soffrire la mia piccolina".
Dopo il cesareo d'urgenza, Monia è stata per qualche giorno nel reparto di Rianimazione Covid. "Non credo che dimenticherò mai quello che ho visto attorno a me - racconta -. Ho sentito l'ultima chiamata di una nonna, di una zia, di una mamma, alla sua famiglia, prima del suo ultimo respiro. Ero accanto a lei quando chiedeva aiuto perché non riusciva a respirare, quando ha fatto quell'ultima chiamata, quando l'hanno portata via. Il virus è ancora tra noi e la gente sta morendo, improvvisamente e in solitudine. Abbiamo il dovere morale, soprattutto nei riguardi di chi non ce l'ha fatta e di chi sta soffrendo per una prematura scomparsa, di proteggerci e di proteggere i nostri cari dal contagio".
E poi ricorda i "medici ed infermieri fenomenali" che assistono i pazienti, "persone meravigliose, professionisti instancabili, che lavorano all'inferno da un anno, eppure ti donano in ogni momento il loro sorriso, la loro umanità, una parola di conforto, una carezza. Di molti di loro non ricordo il nome e non conosco i loro volti, ma ricorderò i loro occhi, i loro sguardi teneri e orgogliosi, che mi hanno dato coraggio e forza in uno dei momenti più tristi e difficili della mia vita. Li definiscono angeli".
"Non sottovalutate l'importanza di quell'attimo di distrazione, da cui tutto può partire e tutto può cambiare - conclude la neomamma - non sottovalutate questo virus perché può essere un bastardo anche con chi é forte e giovane fisicamente e moralmente. Facciamo un po' di silenzio, asteniamoci dal lamentarci, ringraziamo di più per il dono della salute, diciamoci quanto ci vogliamo bene e quanto siamo grati alla vita, andiamo avanti con coraggio e orgoglio, indossiamo la mascherina, manteniamo le distanze, rispettiamo le regole. Anche questa é vita. È solo per un altro po'".