Scuola e Lavoro
Bari, il Politecnico 'scopre' sotterranei inediti del Castello di Otranto
Il progetto di restauro è stato presentato da alcuni ex studenti in Architettura
Bari - domenica 7 ottobre 2018
9.07
Dalla fase analitica fino alla elaborazione progettuale. Gli studenti, adesso dottori in architettura, hanno affrontato un iter metodologico complesso e presentato il loro primo progetto di restauro del Castello e del sistema fortificato del Centro Storico di Otranto. Un progetto per la sua conservazione e valorizzazione. Lo stato attuale di conservazione generale è buono. Ma attraverso gli strumenti del rilievo della ricerca storica e dalle analisi dirette ai materiali, alle tecniche costruttive e alle forme di degrado, è stato possibile studiare le soluzioni alle problematiche riscontrate, durante lo studio, dai sei neo laureati in architettura: Baldassarre Viviana, Borrelli Alessia, Carbonara Domenico, Galanto Carla, Giaquinto Alessia e Mastandrea Erica.
Il laboratorio di tesi è iniziato con le ricerche archivistiche e quindi le indagini storiche, le fasi di costruzioni e le trasformazioni nel tempo. Un viaggio nella storia del castello, danneggiato nella battaglia del 1480. Otranto, fu conquistata dai Turchi di Maometto II, ma l'anno dopo, tornò nuovamente agli Aragonesi e alle truppe di Ferdinando II del Reame di Napoli. Furono avviate delle opere di potenziamento del sistema difensivo del castello e nel 1492 la città venne chiusa da un circuito continuo di murature sopraelevate. E La porta di accesso alla città, la Porta Alfonsina, venne rafforzata. Sul finire del cinquecento la fortificazione subì un'ulteriore potenziamento e da allora ad oggi la struttura è rimasta inalterata. Attraverso le ricerche archivistiche, svolte non solo ad Otranto ma anche all'archivio di stato di Napoli, è stato possibile dare risposta a questioni tecniche rimaste irrisolte in passato, alcune risolte in maniera dettagliata ed altre ancora da approfondire. Però tutte sono state importati e propedeutiche per i neo laureati, che hanno affrontato con cognizione tecnica e consapevolezza critica il progetto di restauro. Sotto la super visione della professoressa Rossella de Cadilhac, relatrice e docente di restauro al Politecnico di Bari, diverse sono state le soluzioni riguardo al rapporto tra il castello e il tessuto urbano della città. Il progetto, prevede un museo emozionale, proprio per riscattare il castello dal suo stato di parziale sottoutilizzo e per coinvolgere attivamente gli abitanti, che non devono perdere un patrimonio artistico, storico e culturale. È stata fatta anche una analisi socio-economica, utile per individuare i bisogni e le aspettative della collettività locale. Attualmente però si ricercano canali di finanziamento utili a riscattare il Castello da questa sua condizione di parziale utilizzo, con l'obiettivo di restituirla integralmente alla propria comunità. «Durante le operazioni di rilievo, per la prima volta - spiega Alessia Giaquinto - sono stati rilevati i sotterranei del castello nella loro interezza. Quindi abbiamo una restituzione al 100% del patrimonio. Questo è un progetto pensato anche per riqualificare e valorizzare la Chiesa dell'Immacolata, del '600, che adesso è un rudere, in uno stato critico».
«È necessario curare questi patrimoni - spiega De Cadilhac - perché sono simboli della nostra memoria, testimonianze di arte e di storia. E per questo vanno conservati e salvaguardati. L'auspicio è che l'ente proprietario, l'amministrazione comunale di Otranto, accolga questa prima proiezione progettuale».
Il laboratorio di tesi è iniziato con le ricerche archivistiche e quindi le indagini storiche, le fasi di costruzioni e le trasformazioni nel tempo. Un viaggio nella storia del castello, danneggiato nella battaglia del 1480. Otranto, fu conquistata dai Turchi di Maometto II, ma l'anno dopo, tornò nuovamente agli Aragonesi e alle truppe di Ferdinando II del Reame di Napoli. Furono avviate delle opere di potenziamento del sistema difensivo del castello e nel 1492 la città venne chiusa da un circuito continuo di murature sopraelevate. E La porta di accesso alla città, la Porta Alfonsina, venne rafforzata. Sul finire del cinquecento la fortificazione subì un'ulteriore potenziamento e da allora ad oggi la struttura è rimasta inalterata. Attraverso le ricerche archivistiche, svolte non solo ad Otranto ma anche all'archivio di stato di Napoli, è stato possibile dare risposta a questioni tecniche rimaste irrisolte in passato, alcune risolte in maniera dettagliata ed altre ancora da approfondire. Però tutte sono state importati e propedeutiche per i neo laureati, che hanno affrontato con cognizione tecnica e consapevolezza critica il progetto di restauro. Sotto la super visione della professoressa Rossella de Cadilhac, relatrice e docente di restauro al Politecnico di Bari, diverse sono state le soluzioni riguardo al rapporto tra il castello e il tessuto urbano della città. Il progetto, prevede un museo emozionale, proprio per riscattare il castello dal suo stato di parziale sottoutilizzo e per coinvolgere attivamente gli abitanti, che non devono perdere un patrimonio artistico, storico e culturale. È stata fatta anche una analisi socio-economica, utile per individuare i bisogni e le aspettative della collettività locale. Attualmente però si ricercano canali di finanziamento utili a riscattare il Castello da questa sua condizione di parziale utilizzo, con l'obiettivo di restituirla integralmente alla propria comunità. «Durante le operazioni di rilievo, per la prima volta - spiega Alessia Giaquinto - sono stati rilevati i sotterranei del castello nella loro interezza. Quindi abbiamo una restituzione al 100% del patrimonio. Questo è un progetto pensato anche per riqualificare e valorizzare la Chiesa dell'Immacolata, del '600, che adesso è un rudere, in uno stato critico».
«È necessario curare questi patrimoni - spiega De Cadilhac - perché sono simboli della nostra memoria, testimonianze di arte e di storia. E per questo vanno conservati e salvaguardati. L'auspicio è che l'ente proprietario, l'amministrazione comunale di Otranto, accolga questa prima proiezione progettuale».