Speciale
Bari, la casa di cura fantasma e i misteri intorno alla figura di "Cicci" Cavallari
La "Santa Lucia" in via Fanelli è uno dei tanti immobili mai nati davvero, e dietro il suo scheletro se ne nascondono molti altri
Bari - sabato 6 aprile 2019
23.35
Una casa di cura mai terminata, o meglio lo scheletro di quella che avrebbe dovuto essere un centro di eccellenza a Bari, immobilizzata nel tempo. Ferma al 1995, quando l'"Operazione Speranza" portò all'arresto di colui che all'epoca veniva definito il re della sanità barese, Francesco Cavallari, detto "Cicci" dagli amici. La storia di questo imponente fantasma su via Fanelli, che il tempo ha logorato senza cancellarlo, si intreccia a doppio filo con quella del suo proprietario dell'epoca, e con le tante storie che si sono rincorse in questi anni su vicende mai del tutto chiarite.
Ma procediamo con ordine, cercando di riassumere vicende complesse e non ancora giunte a termine e che forse non arriveranno mai a vedere la parola fine. Siamo a cavallo tra gli anni '80 e i '90 e Francesco Cavallari, ex rappresentante farmaceutico, possiede un impero a Bari e non solo. Sono tante però le voci che girano intorno a lui e al suo enorme patrimonio, costituito dalle Case di Cura Riunite (10 cliniche sul territorio più la nostra in costruzione), oltre ad una serie di società collegate quali Oncohospital, Magida, Immobil D, Immobil M, Immobil Ag, Immobilgero, Gerohospital, Cardiohospital, diversi appartamenti e la maestosa villa in corso Alcide De Gasperi.
Arriva poi la magistratura, ad indagare su presunte collusioni mafiose tra Cavallari e i boss Savino Parisi e Antonio, Mario e Giuseppe Capriati. L'accusa per l'imprenditore è associazione mafiosa, Cavallari patteggia una condanna a 22 anni e se ne va a Casa de Campo, nella Repubblica Domenicana, dove possiede un bar gelateria. Del grande impero non rimane più nulla, tutto sottoposto a sequestro. Ma il tempo alcuni dicono sia galantuomo, altri che permetta di vedere le cose con più lucidità, fatto sta che di quella "Operazione Speranza" rimane poco o nulla, e l'unico condannato è proprio Cavallari. Al punto che nel 2013 chiede la revisione del processo, e solo di pochi giorni fa è la notizia che la terza sezione penale della Corte d'appello di Bari ha assolto "perché il fatto non sussiste" l'ex manager barese delle Case di cura riunite (Ccr), Paolo Biallo, e il boss mafioso barese Savino Parisi. Sentenza che riapre completamente la vicenda.
E della nostra clinica "Santa Lucia" ormai divenuta negli anni un luogo di svago per giovani e writer, come testimoniano le diverse bombolette spray e i tanti disegni che ormai colorano le mura un tempo candide di quello che sarebbe dovuto essere un'asettico ospedale, che ne sarà? Ormai i baresi ci hanno fatto l'abitudine, molti non ci fanno più nemmeno caso, e quei cartelli con scritto "Vietato l'accesso lavori in corso" impediscono ancora a tanti di capire che dietro quelle recinzioni c'è un enorme cantiere bloccato nel tempo, a far da cornice ad un passato che, forse, tanto passato non è ancora.
Ma procediamo con ordine, cercando di riassumere vicende complesse e non ancora giunte a termine e che forse non arriveranno mai a vedere la parola fine. Siamo a cavallo tra gli anni '80 e i '90 e Francesco Cavallari, ex rappresentante farmaceutico, possiede un impero a Bari e non solo. Sono tante però le voci che girano intorno a lui e al suo enorme patrimonio, costituito dalle Case di Cura Riunite (10 cliniche sul territorio più la nostra in costruzione), oltre ad una serie di società collegate quali Oncohospital, Magida, Immobil D, Immobil M, Immobil Ag, Immobilgero, Gerohospital, Cardiohospital, diversi appartamenti e la maestosa villa in corso Alcide De Gasperi.
Arriva poi la magistratura, ad indagare su presunte collusioni mafiose tra Cavallari e i boss Savino Parisi e Antonio, Mario e Giuseppe Capriati. L'accusa per l'imprenditore è associazione mafiosa, Cavallari patteggia una condanna a 22 anni e se ne va a Casa de Campo, nella Repubblica Domenicana, dove possiede un bar gelateria. Del grande impero non rimane più nulla, tutto sottoposto a sequestro. Ma il tempo alcuni dicono sia galantuomo, altri che permetta di vedere le cose con più lucidità, fatto sta che di quella "Operazione Speranza" rimane poco o nulla, e l'unico condannato è proprio Cavallari. Al punto che nel 2013 chiede la revisione del processo, e solo di pochi giorni fa è la notizia che la terza sezione penale della Corte d'appello di Bari ha assolto "perché il fatto non sussiste" l'ex manager barese delle Case di cura riunite (Ccr), Paolo Biallo, e il boss mafioso barese Savino Parisi. Sentenza che riapre completamente la vicenda.
E della nostra clinica "Santa Lucia" ormai divenuta negli anni un luogo di svago per giovani e writer, come testimoniano le diverse bombolette spray e i tanti disegni che ormai colorano le mura un tempo candide di quello che sarebbe dovuto essere un'asettico ospedale, che ne sarà? Ormai i baresi ci hanno fatto l'abitudine, molti non ci fanno più nemmeno caso, e quei cartelli con scritto "Vietato l'accesso lavori in corso" impediscono ancora a tanti di capire che dietro quelle recinzioni c'è un enorme cantiere bloccato nel tempo, a far da cornice ad un passato che, forse, tanto passato non è ancora.