Parrucchiere estetista
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Bari, Nicola un parrucchiere ed Annarita un'estetista: «Fateci aprire, o siamo finiti»

I centri di servizi alla persona gli ultimi a tornare al lavoro a giugno, intanto si è tenuto un incontro in Regione per perorare la causa

«Siamo pronti a riorganizzare il lavoro, accogliere meno gente di prima con una tempistica minima per ogni cliente, in modo tale che tra uno e l'altro venga igienizzata tutta la postazione, compresi i servizi igienici. Ma abbiamo bisogno di tornare a lavorare, e possiamo farlo prima dell'1 giugno».

Le parole di Annarita Magrino, titolare del centro estetico Paradise a Bari, sono il grido di un settore messo in ginocchio da due mesi di lockdown e che si trova, ora, ad essere tra gli ultimi a poter ricominciare, nella cosiddetta fase 2. Per centri estetici, parrucchieri e servizi alla persona la riapertura non è prevista prima di giugno, al contrario delle toiletterie per cani, per dirne una, ma loro non riescono più a tenere chiusa l'attività e sono pronti a reinventarsi.

«Sono stati due mesi di inferno - racconta Annarita - non potendo percepire alcun compenso, ma dovendo comunque affrontare le classiche spese: affitto del locale, bollette della luce, dell' acqua. Personalmente non ho ancora ricevuto nemmeno i famosi 600 euro. Inoltre, a parte la vendita online della mia azienda di prodotti cosmetici, purtroppo non sono riuscita ad inventarmi altro. Finora, inoltre, nonostante la richiesta di lavoro da parte delle mie clienti fosse assillante, sono stata contraria al lavoro a domicilio, soprattutto per motivi legati alle norme igieniche».

«Il nostro danno è stato doppio. Avevamo ristrutturato da poco e ci siamo dovuti fermare dopo solo un mese dall' inaugurazione». È Nicola a parlare, titolare con sua moglie di un parrucchiere a San Pasquale. «Tutta la mia famiglia lavora in negozio. Io, mia moglie e i miei due figli. Ognuno si è specializzato in qualcosa e ora siamo tutti a spasso. Abbiamo cercato di vendere qualche prodotto a domicilio per cercare di tamponare una situazione ormai disastrosa. Ora speravamo in una ripresa e invece niente. Saremo gli ultimi a riaprire e mi chiedo perché. Basterà far entrare un paio di clienti per volta e poi igenizzare tutto. Che differenza può esserci tra il 18, il 20 maggio o l'1 giugno? Nel frattempo noi continuiamo ad accumulare debiti. È una guerra tra poveri. Le librerie sono aperte da due settimane ormai».

Intanto nella giornata di giovedì si è tenuto un incontro in Regione Puglia con i rappresentanti del settore, per mettere sul tavolo le ipotesi possibili che potrebbero permettere, almeno nella nostra zona, una riapertura anticipata. Proposte che dovranno però comunque essere vagliate dal Governo.

«Ritengo - sottolinea Annarita su questo tema - che con tutte le opportune cautele e dispositivi di sicurezza (guanti, mascherine, caschi, copriscarpa, igienizzanti vari, monouso, sterilizzazione), che nel mio centro già utilizzavo, si possa aprire assolutamente prima del 1 giugno. E riaprire prima ci permetterebbe di recuperare parte della grave perdita che abbiamo subito, e sarebbe anche un modo per risollevare l'economia».

«Sapete cosa accadrà? - conclude Nicola - chi non ha un salone riprenderà a lavorare in nero e chi ha sempre rispettato le regole il 3 giugno avrà la saracinesca già abbassata».
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