Vita di città
Bari orfana della sua tradizione, il centro è vuoto per la vigilia di Natale
Da via Sparano al lungomare: l'emergenza Covid toglie alla città il classico appuntamento con l'aperitivo
Bari - giovedì 24 dicembre 2020
14.19
Strade semivuote, poca gente in giro, una calma piatta. Sarebbe tutto in regola, se fosse un giovedì qualunque. Ma oggi un giovedì qualunque non è. Bari rimane orfana della sua tradizione profana più cara, il classico aperitivo della vigilia di Natale. Di quel momento di gioia e spensieratezza resta soltanto il sole tiepido che quasi ogni anno bacia la nostra città a poche ore dal via delle festività di fine anno.
Per il resto, è tutto secondo la norma, in un anno (il 2020) che di normale non ha avuto un bel nulla. Bari, la Puglia, l'Italia intera oggi si sono svegliate in zona rossa, l'ultimo provvedimento dalle autorità centrali e locali per contenere i contagi Covid-19 in questo anno semplicemente distopico. Stop all'asporto alle 11 per bar, pub e ristoranti, negozi di merce non indispensabile chiusi alle 13: così si creano le premesse per uno scenario quasi spettrale nelle vie del centro, dove un anno fa di oggi testimoniavamo quello che negli ultimi 10 mesi abbiamo imparato a chiamare un "maxi assembramento".
Questione di priorità, una scelta che - a ben vedere - scelta non era: la salute viene prima di qualsiasi altra cosa, e la pandemia di questo "annus horribilis" ce lo ha ricordato, ricorrendo alle "cattive". Comune, Regione e Governo hanno provato - non senza contraddizioni, passi falsi, incongruenze - a dare una piccola chance al commercio locale e nazionale, a lasciare qualche minimo margine alla socialità, ma l'immagine del centro di Bari semi deserto è la fotografia di questo Natale tragico, culmine di un periodo che dietro di sé lascerà tante macerie.
Da via Sparano a corso Vittorio Emanuele, dal lungomare umbertino a via Argiro, fino a corso Cavour: dove di solito per la vigilia di Natale c'era la vita, oggi c'è un'enorme desolazione. Qualche ritardatario si aggira con le confezioni per gli ultimi regali, qualcuno mangia un panzerotto, qualche altro si scambia gli auguri a un metro di distanza, altri ancora ordinatamente in fila aspettano il loro turno all'esterno di panifici e alimentari. È la nostra nuova normalità, quella con cui abbiamo imparato a convivere ma a cui nessuno può chiedere di affezionarci.
Nella letterina a Santa Claus, al nostro San Nicola, quest'anno affidiamo il più grande desiderio che si nasconde in fondo al cuore: cancellare questo anno da incubo per tornare in possesso delle nostre esistenze.
Per il resto, è tutto secondo la norma, in un anno (il 2020) che di normale non ha avuto un bel nulla. Bari, la Puglia, l'Italia intera oggi si sono svegliate in zona rossa, l'ultimo provvedimento dalle autorità centrali e locali per contenere i contagi Covid-19 in questo anno semplicemente distopico. Stop all'asporto alle 11 per bar, pub e ristoranti, negozi di merce non indispensabile chiusi alle 13: così si creano le premesse per uno scenario quasi spettrale nelle vie del centro, dove un anno fa di oggi testimoniavamo quello che negli ultimi 10 mesi abbiamo imparato a chiamare un "maxi assembramento".
Questione di priorità, una scelta che - a ben vedere - scelta non era: la salute viene prima di qualsiasi altra cosa, e la pandemia di questo "annus horribilis" ce lo ha ricordato, ricorrendo alle "cattive". Comune, Regione e Governo hanno provato - non senza contraddizioni, passi falsi, incongruenze - a dare una piccola chance al commercio locale e nazionale, a lasciare qualche minimo margine alla socialità, ma l'immagine del centro di Bari semi deserto è la fotografia di questo Natale tragico, culmine di un periodo che dietro di sé lascerà tante macerie.
Da via Sparano a corso Vittorio Emanuele, dal lungomare umbertino a via Argiro, fino a corso Cavour: dove di solito per la vigilia di Natale c'era la vita, oggi c'è un'enorme desolazione. Qualche ritardatario si aggira con le confezioni per gli ultimi regali, qualcuno mangia un panzerotto, qualche altro si scambia gli auguri a un metro di distanza, altri ancora ordinatamente in fila aspettano il loro turno all'esterno di panifici e alimentari. È la nostra nuova normalità, quella con cui abbiamo imparato a convivere ma a cui nessuno può chiedere di affezionarci.
Nella letterina a Santa Claus, al nostro San Nicola, quest'anno affidiamo il più grande desiderio che si nasconde in fondo al cuore: cancellare questo anno da incubo per tornare in possesso delle nostre esistenze.