Attualità
Bari pride 2022, in 10mila scendono in strada per rivendicare diritti e libertà
Oggi pomeriggio la manifestazione in centro. La voce unanime: «Subito legge regionale anti omo-bi-transfobia»
Bari - sabato 2 luglio 2022
17.52
La comunità Lgbtqia+ torna a scendere in piazza alla conclusione del "pride month", per chiedere diritti, inclusione e libertà di espressione e di vita. Oggi pomeriggio erano in 10mila per il Bari pride 2022, manifestazione partito da piazza Umberto per arrivare in largo Giannella, passando per corso Vittorio Emanuele II attraversando il Libertà. La manifestazione, nelle scorse ore, ha raccolto anche illustri segnali di sostegno: dalla fascia arcobaleno postata sui social dal sindaco Antonio Decaro, alla cresta "rainbow" sul logo della SSC Bari, la squadra di calcio cittadina.
«Scendiamo in piazza con un documento politico richieste da parte della nostra comunità - dice Asia Iurlo, portavoce del Bari pride. Innanzitutto, la legge regionale contro l'omo-bi-transfobia. Al netto del fallimento del Del Zan, si tratta di uno strumento che chiediamo da anni e molto utile per l'attuazione di una serie di diritti contigui alle esigenze specifiche del nostro territorio, in materia soprattutto di salute, lavoro e formazione».
«È al vaglio delle commissioni tecniche della Regione Puglia - fa eco Leoluca Armigero, portavoce del Bari pride - una proposta di legge regionale contro l'omo-lesbo-bi-transfobia. Questo strumento ci permetterebbe di entrare nelle scuole per parlare con i ragazzi di qualcosa di cui loro vogliono parlare: dalla decontrazione degli stereotipi di genere, all'educazione sessuale e affettiva. I contagi delle malattie sessualmente trasmissibili sono in crescita, e oggi i ragazzi cercano le informazioni di cui hanno bisogno sui siti pornografici perché il panorama è sempre più bigotto e si fa fatica di entrare nel merito di temi centrali per la vita di tutt3».
Altro tema portante del Bari pride 2022 è quello dell'identità di genere e dei diritti delle persone trans. «Rivendichiamo degli strumenti territoriali per, ad esempio, riconoscere l'identità di genere delle persone trans - dice Armigero. Questo è il punto su cui si è scontrata l'opinione pubblica italiana, inquinata da una retorica di destra che se la prende sempre con i più deboli. Noi, invece, sulla falsariga di quello che è successo a Milano, puntiamo moltissimo sulla possibilità del Comune di Bari di riconoscere l'identità di genere prima che intervenga una sentenza del giudice. A oggi in Italia è in vigore ancora una legge del 1984, che non si presta più a descrivere le esigenze della comunità trans».
«Chiediamo la possibilità dell'affermazione di genere - prosegue Iurlo. Parliamo delle persone in transizione di genere, che però non vedono ancora riconosciuta la propria identità dall'anagrafe; con una serie di strumenti territoriali, simili alle carriere "alias" in scuola e università, avrebbero la possibilità di essere chiamati con il loro nome e riconosciuti con la loro identità. La carriera alias è stata approvata al Giulio Cesare, dopo il successo l'anno scorso al liceo Scacchi, grazie all'Unione degli studenti - specifica Iurlo - che ha aiutato la scuola a trovare un regolamento che potesse essere approvato. Spesso non basta la buona volontà di docenti e dirigenti scolastici, ma serve un sostegno amministrativo per individuare dei testi effettivamente applicabili nei singoli istituti».
Questo pomeriggio il capoluogo ha accolto manifestanti da tutta la Puglia, una terra che sul tema dell'inclusione ha a più riprese rappresentato un punto di riferimento nazionale. «Bari e la Puglia, nel panorama internazionale, sono stati sempre dei poli importanti per l'elaborazione - ricorda Iurlo. Qui è stato espresso il primo parlamentare dichiaratamente omosessuale, poi abbiamo avuto Nichi Vendola presidente della Regione. La Puglia è state sede di momenti nazionali aggregativi tra gli anni '70 e '90 per la comunità omosessuale italiana. Noi, però, oggi dobbiamo uscire dalla dimensione della "vacanza": non dobbiamo essere luogo accogliente solo per i turisti, ma dobbiamo ricordarci che ci sono ragazzi e ragazze che qui vivono tutto l'anno. Ci sono persone adulte con famiglia, e non tutti hanno gli strumenti economici per far valere i propri diritti; dobbiamo garantire l'accesso agli strumenti materiali, facendo leva sul lavoro e l'inclusività, soprattutto per le persone trans che spesso si vedono addirittura negate il diritto a sostenere dei colloqui di lavoro».
Nel 2003 il primo Pride a Bari, nel 2019 l'ultimo; qualcosa è cambiato nel tessuto sociale e culturale italiano, ma non abbastanza. «Nell'arco dei vent'anni c'è stato un piccolo avanzamento sul piano culturale, soprattutto nella rappresentazione cinematografica - spiega Armigero. C'è stata la legge Cirinnà, che è stata una vittoria piccolissima: molte famiglie arcobaleno non hanno riconoscimento, molti bambini hanno due papà o due mamme ma purtroppo la legge italiana preferisce voltarsi dall'altra parte e riconoscere solo un genitore come biologico, mentre il genitore sociale rimane nell'incertezza. Sarebbe il caso di parlare di famiglie, non più di famiglia, e di formazioni sociali dove si riesce a essere se stessi, a prescindere dai legami di sangue».
Nel 2023 in Italia si andrà a votare per le politiche, e il Paese sembra (stando almeno a sondaggi e rilevazioni) pronto a svoltare verso destra, in direzione di una compagine politica che ha - dichiaratamente - fatto della lotta ai diritti Lgbtqia+ un manifesto politico. «Certi diritti che altrove sono stati messi in discussione in maniera più esplicita sono, in realtà, in discussione anche in Italia - il punto di vista di Armigero. Dall'aborto alla retorica delle femministe contro le donne trans. C'è una proposta di legge per rendere la maternità surrogata un reato universale. C'è un attacco a questi diritti, ma questo non ci spaventa: chi se la prende con noi è sempre da solo rispetto al fiume umano che c'è qui oggi».
Per questo nel Pride confluiscono anche altre rivendicazioni, da parte di chi è vittima di discriminazioni più o meno palesi: «La base delle discriminazione omo-lesbo-bi-transfobiche è la stessa delle discriminazioni di genere o verso i migranti - conclude Iurlo. Chi viene percepito come diverso viene additato, per giustificare una sottrazione di diritti. Noi parliamo sempre di affermazione di diritti sociali per far valere i diritti civili: se non c'è casa per tutti3, lavoro per tutt3 sarà più difficile avere una piena inclusione di tutte quelle persone che, per un pregiudizio, vengono percepite come differenti».
Una parata Pride che torna a Bari dopo tre anni (l'ultima volta nel 2019, prima del Covid), all'indomani dei 200 arresti in Turchia per l'analoga manifestazione di Istanbul, ma anche del violento attentato in un locale gay a Oslo la settimana scorsa, che ha portato all'annullamento del Pride nella capitale norvegese. Ma anche in Italia i diritti della comunità Lgbtqia+ non godono di ottima salute: a ottobre è fallito il tentativo di una legge nazionale contro l'omo-lesbo-bi-transfobia portato in Parlamento dal Ddl Zan, lasciando l'Italia sprovvista di uno strumento a integrazione della legge Mancino, che disciplina le pene per i fatti di violenza discriminatoria. Ecco, quindi, che torna l'esigenza di rivolgersi a strumenti territoriali, innanzitutto per dare un segno al Paese, ma anche per incidere concretamente sulla qualità della vita di persone che - a parità di doveri - godono di molti meno diritti.«Scendiamo in piazza con un documento politico richieste da parte della nostra comunità - dice Asia Iurlo, portavoce del Bari pride. Innanzitutto, la legge regionale contro l'omo-bi-transfobia. Al netto del fallimento del Del Zan, si tratta di uno strumento che chiediamo da anni e molto utile per l'attuazione di una serie di diritti contigui alle esigenze specifiche del nostro territorio, in materia soprattutto di salute, lavoro e formazione».
«È al vaglio delle commissioni tecniche della Regione Puglia - fa eco Leoluca Armigero, portavoce del Bari pride - una proposta di legge regionale contro l'omo-lesbo-bi-transfobia. Questo strumento ci permetterebbe di entrare nelle scuole per parlare con i ragazzi di qualcosa di cui loro vogliono parlare: dalla decontrazione degli stereotipi di genere, all'educazione sessuale e affettiva. I contagi delle malattie sessualmente trasmissibili sono in crescita, e oggi i ragazzi cercano le informazioni di cui hanno bisogno sui siti pornografici perché il panorama è sempre più bigotto e si fa fatica di entrare nel merito di temi centrali per la vita di tutt3».
Altro tema portante del Bari pride 2022 è quello dell'identità di genere e dei diritti delle persone trans. «Rivendichiamo degli strumenti territoriali per, ad esempio, riconoscere l'identità di genere delle persone trans - dice Armigero. Questo è il punto su cui si è scontrata l'opinione pubblica italiana, inquinata da una retorica di destra che se la prende sempre con i più deboli. Noi, invece, sulla falsariga di quello che è successo a Milano, puntiamo moltissimo sulla possibilità del Comune di Bari di riconoscere l'identità di genere prima che intervenga una sentenza del giudice. A oggi in Italia è in vigore ancora una legge del 1984, che non si presta più a descrivere le esigenze della comunità trans».
«Chiediamo la possibilità dell'affermazione di genere - prosegue Iurlo. Parliamo delle persone in transizione di genere, che però non vedono ancora riconosciuta la propria identità dall'anagrafe; con una serie di strumenti territoriali, simili alle carriere "alias" in scuola e università, avrebbero la possibilità di essere chiamati con il loro nome e riconosciuti con la loro identità. La carriera alias è stata approvata al Giulio Cesare, dopo il successo l'anno scorso al liceo Scacchi, grazie all'Unione degli studenti - specifica Iurlo - che ha aiutato la scuola a trovare un regolamento che potesse essere approvato. Spesso non basta la buona volontà di docenti e dirigenti scolastici, ma serve un sostegno amministrativo per individuare dei testi effettivamente applicabili nei singoli istituti».
Questo pomeriggio il capoluogo ha accolto manifestanti da tutta la Puglia, una terra che sul tema dell'inclusione ha a più riprese rappresentato un punto di riferimento nazionale. «Bari e la Puglia, nel panorama internazionale, sono stati sempre dei poli importanti per l'elaborazione - ricorda Iurlo. Qui è stato espresso il primo parlamentare dichiaratamente omosessuale, poi abbiamo avuto Nichi Vendola presidente della Regione. La Puglia è state sede di momenti nazionali aggregativi tra gli anni '70 e '90 per la comunità omosessuale italiana. Noi, però, oggi dobbiamo uscire dalla dimensione della "vacanza": non dobbiamo essere luogo accogliente solo per i turisti, ma dobbiamo ricordarci che ci sono ragazzi e ragazze che qui vivono tutto l'anno. Ci sono persone adulte con famiglia, e non tutti hanno gli strumenti economici per far valere i propri diritti; dobbiamo garantire l'accesso agli strumenti materiali, facendo leva sul lavoro e l'inclusività, soprattutto per le persone trans che spesso si vedono addirittura negate il diritto a sostenere dei colloqui di lavoro».
Nel 2003 il primo Pride a Bari, nel 2019 l'ultimo; qualcosa è cambiato nel tessuto sociale e culturale italiano, ma non abbastanza. «Nell'arco dei vent'anni c'è stato un piccolo avanzamento sul piano culturale, soprattutto nella rappresentazione cinematografica - spiega Armigero. C'è stata la legge Cirinnà, che è stata una vittoria piccolissima: molte famiglie arcobaleno non hanno riconoscimento, molti bambini hanno due papà o due mamme ma purtroppo la legge italiana preferisce voltarsi dall'altra parte e riconoscere solo un genitore come biologico, mentre il genitore sociale rimane nell'incertezza. Sarebbe il caso di parlare di famiglie, non più di famiglia, e di formazioni sociali dove si riesce a essere se stessi, a prescindere dai legami di sangue».
Nel 2023 in Italia si andrà a votare per le politiche, e il Paese sembra (stando almeno a sondaggi e rilevazioni) pronto a svoltare verso destra, in direzione di una compagine politica che ha - dichiaratamente - fatto della lotta ai diritti Lgbtqia+ un manifesto politico. «Certi diritti che altrove sono stati messi in discussione in maniera più esplicita sono, in realtà, in discussione anche in Italia - il punto di vista di Armigero. Dall'aborto alla retorica delle femministe contro le donne trans. C'è una proposta di legge per rendere la maternità surrogata un reato universale. C'è un attacco a questi diritti, ma questo non ci spaventa: chi se la prende con noi è sempre da solo rispetto al fiume umano che c'è qui oggi».
Per questo nel Pride confluiscono anche altre rivendicazioni, da parte di chi è vittima di discriminazioni più o meno palesi: «La base delle discriminazione omo-lesbo-bi-transfobiche è la stessa delle discriminazioni di genere o verso i migranti - conclude Iurlo. Chi viene percepito come diverso viene additato, per giustificare una sottrazione di diritti. Noi parliamo sempre di affermazione di diritti sociali per far valere i diritti civili: se non c'è casa per tutti3, lavoro per tutt3 sarà più difficile avere una piena inclusione di tutte quelle persone che, per un pregiudizio, vengono percepite come differenti».