Decaro alla mensa di Palese coi bambini
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Scuola e Lavoro

Bari, "Prima la pasta al sugo e poi il cous cous", ma sarà davvero così?

Dopo le polemiche legate al nuovo menù delle mense scolastiche cittadine, il Comune si è riunito con gli organi di controllo per fare chiarezza

"Il cous cous non piace. Prima la pasta al sugo e poi il cibo di chissà quali Paesi lontani. I piatti aperti tornano alla ditta e vengono distrutti. Le verdure le mangiano a casa. La ricotta bio? Meglio quella a chilometro zero ma senza tracciabilità". Queste le 'chiacchiere da bar' che nelle ultime settimane si sono intrecciate sui social, nelle chat delle mamme e persino su articoli di giornali. Per fare chiarezza sul sistema che 'governa' la distribuzione e i controlli sul cibo delle mense scolastiche della città di Bari abbiamo intervistato il presidente della Commissione Mensa, Francesco Fiorella, che la settimana scorsa si è riunito in Comune con la giunta commissione mensa per discutere delle eventuali correzioni suggerite dopo le polemiche sul cous cous. Innanzitutto è bene spiegare com'è strutturato il servizio di refezione scolastica per il quale molti genitori pagano anche 5 euro al giorno.
Pasta e lenticchie, purè di fave o bietole non sono frutto dell'idea della nutrizionista del Comune, che pure sottintende al meccanismo di scelta, ma corrisponde a quanto dettato dalle linee guida nazionali e regionali sulla refezione scolastica, tiene conto delle raccomandazioni condivise a livello mondiale dall'OMS (organizzazione mondiale della sanità), viene vagliato e approvato dal Sian (servizio igiene alimentazione e nutrizione dell' ASL). Dopo la redazione del menù ci sono i vari controlli, dalla ditta stessa, la Ladisa in questo caso, dalla Giunta Mensa, dalle Commissioni mensa delle varie scuole, sino al gruppo assaggio, composto dai genitori stessi, che in diverse scuole vanno giornalmente a 'toccare con mano' quello che i propri figli mangiano a scuola.
"Mi sembra assurdo - spiega Francesco Fiorella - che dopo un solo mese di mensa si giunga a queste conclusioni. Io stesso il cous cous del menù invernale l'ho mangiato in mensa ed era ottimo e buona parte dei bambini lo ha mangiato. Di una cosa sono certo e non penso che qualcuno mi possa far cambiare idea: il lavoro fin qui fatto da parte mia e di tutti i genitori assaggiatori per migliorare la mensa dei nostri figli non lo butto via. Il menù si può ancora migliorare, modificare e siamo qui per questo, anche perché rappresenta una novità ma, di sicuro, non si torna indietro alla sola pasta al sugo, carne, prosciutto cotto e bastoncini di pesce".
Ma oltre la questione gradimento del menù le critiche sul sistema sono state anche avanzate sugli sprechi. "Che ci sia dello spreco è indubbio - prosegue Fiorella - ma c'era anche prima. Quello che i bambini gradiscono meno è ovviamente la verdura, ma i contorni rappresentano un punto obbligato. Ci devono essere per legge e vanno bilanciati con il resto delle portate, ci sono tabelle nutrizionali ed equilibri che vanno rispettati. Per andare incontro al gradimento dei bambini basta poco. Basta abbondare con la pasta, eliminare cereali integrali e cous cous, eliminare le verdure, eliminare un po' di legumi e pesce e aggiungere un po' più di carne (possibilmente cotoletta) e prosciutto cotto, magari con patate fritte e frutta estera. Quello che non si capisce è che i nostri figli mangiano per otto anni in mensa e sono gli anni più importanti per la loro crescita".

Intanto durante la riunione della Giunta commissione mensa tenutasi martedì scorso presso la ripartizione Pegl del Comune sono stati messi alcuni 'puntini sulle i'. Sul menù resta salvo l'ormai famoso cous cous, che dall'analisi dei verbali degli assaggi è risultato comunque gradito. I contorni ci devono essere per forza e con quella varietà. L'unica novità riguarda la riduzione degli sprechi. La ditta farà arrivare nei refettori la quantità prevista di contorno ma le porzioni saranno dimezzate di grammatura in modo che se dovessero avanzare vassoi di contorno integri, questi potranno essere destinati ad associazioni di volontariato.

"Questo menù come da appalto - conclude Fiorella - dovrà durare almeno 5 anni. Siamo solo al primo mese di utilizzo per cui il Comune non potrà mai accogliere proposte così precoci o proporle lui stesso senza un'evidenza chiara e costante di un eventuale basso gradimento e considerata la piena convinzione da parte degli organi istituzionali che hanno scritto l'appalto e il relativo menù, dell'ottima qualità di quest'ultimo, il menù per ora non si può cambiare".
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