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Vita di città

Bari ricorda Benedetto Petrone, centri sociali manifestano contro il fascismo

Ieri il corteo fino in piazza Libertà. Presentato a Palazzo di Città il volume “Benedetto Petrone, gli anni ‘70 e la città di Bari”

Quarantuno anni sono passati dal 28 novembre 1977, quando Benedetto Petrone, giovane militante comunista di Bari vecchia, venne barbaramente ucciso per mano di una squadraccia fascista mentre tornava a casa da una manifestazione. Bari non ha dimenticato quel suo figlio morto nel cuore degli anni di piombo: ieri, in occasione dell'anniversario, i centri sociali hanno organizzato un corteo dalla ex Caserma Rossani fino in piazza Libertà, sotto la lapide commemorativa di Benedetto Petrone. In tanti hanno sfilato per ricordare Benni e per dire no ai fascismi e alla violenza, all'indomani dei fatti verificatisi nel rione Libertà, quando un gruppo di manifestanti subì un attacco nei pressi della sede di un gruppo neofascista.

Ieri mattina, invece, a Palazzo di Città è stato presentato il volume che raccoglie gli atti del seminario di studi "Benedetto Petrone, gli anni '70 e la città di Bari", che raccoglie gli atti delle attività realizzate, su impulso dell'assessorato alle Culture del Comune di Bari, dalla Fondazione Gramsci di Puglia e dall'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, in occasione 40° anniversario dell'uccisione di Benedetto Petrone. Accanto agli atti del seminario di studi tenutosi presso il Palazzo ex Poste il 28 novembre 2017, il libro contiene il catalogo della mostra documentaria inaugurata il giorno precedente negli spazi dell'Ateneo.

Questo lavoro editoriale si pone come contributo alla costruzione di una memoria ampia e plurale di quegli avvenimenti, della vicenda umana e politica di Petrone, della diffusa partecipazione democratica che, opposta dalla città di Bari alla violenza neofascista, può continuare a parlare alle giovani generazioni. Alla presentazione sono intervenuti l'assessore alle Culture Silvio Maselli, Porzia Petrone, Franco Intranò e due dei tre curatori del volume, Annabella De Robertis e Lucio Nicola Fiore, ricercatori della Fondazione Gramsci. All'incontro hanno partecipato anche Luigi Masella, direttore della Fondazione Gramsci di Puglia, Vito Antonio Leuzzi, direttore dell'Istituto pugliese per la storia dell'antifascismo e dell'Italia contemporanea, Ferdinando Pappalardo, presidente ANPI oltre a diversi esponenti del Comitato XXIV Novembre e del Coordinamento provinciale antifascista.

«Diceva il grande italianista Mario Sansone - ha osservato Silvio Maselli - che Bari è una città "senza ironia, né malinconia", protesa verso i commerci e il futuro ma incapace di riflettere su se stessa, di produrre memoria collettiva. La vicenda drammatica di Benedetto Petrone non è mai stata solo una vicenda privata, e la straordinaria volontà di sua sorella Porzia e dei compagni e degli amici di Benedetto è stata sempre quella di rendere quella una grande storia di antifascismo e di democrazia a Bari, nel più ampio contesto degli anni '70 italiani. Per questo pubblicare gli atti del convegno del quarantennale ci è sembrato tanto doveroso quanto necessario: lasciare una traccia formale nella storia cittadina, coinvolgere giovani ricercatori storiografici, rendere la vicenda politica di una generazione, l'atto di nascita e di trasmissione di una coscienza collettiva che coinvolga l'intera cittadinanza».

Porzia Petrone si è detta onorata della pubblicazione di questo volume, come di tutte le iniziative che nel tempo sono state dedicate alla vita di militante di suo fratello e al ricordo del suo omicidio. «La morte di Benedetto - ha detto - mi ha cambiato la vita. Da allora ho spezzato molte barriere, ho iniziato a leggere, a informarmi, a fare politica, a parlare: cose che in quegli anni da donna di Bari vecchia non avrei mai pensato di poter fare». Ha ricordato anche l'emozione di essere nominata socia onoraria dell'ANPI, «In nome dell'antifascismo e degli ideali per i quali Benedetto ha vissuto ed è stato ucciso».

Franco Intranò, che quella sera del 28 novembre del 1977 era insieme a lui, ha ricordato come Benedetto rappresenti un presidio della democrazia nella nostra città, sia nel nome della sua figura sia degli ideali di cui era portatore: «In modo diretto o indiretto Benedetto ci ha lasciato un bagaglio immateriale di cose che fisicamente tu non noti ma ti crescono dentro: valori, ideali e principi valori. Di questi tempi convulsi, segnati dall'utilità immediata, riuscire a mantenere a 41 anni di distanza, grazie anche alle sensibilità delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni democratiche - sebbene non tutte abbiano fatto il loro dovere - il ricordo e la tutela della verità della storia è una cosa straordinaria. Chi crede negli ideali non ha paura delle difficoltà: l'impegno individuale e collettivo deve essere quello di non accettare emendamenti sull'antifascismo».

Annabella De Robertis e Lucio Nicola Fiore, che insieme a Francesco Altamura hanno curato la pubblicazione del volume, hanno illustrato il lavoro di ricerca e di ricostruzione che ha condotto alla pubblicazione degli atti del seminario di studi. Una ricerca accurata che è passata per lo studio di fonti documentali ed archivistiche e che ha riguardato anche la raccolta degli articoli di stampa del tempo.

«La storia di Benedetto Petrone, sebbene sia nato nel 1959, è la storia di un ragazzo della nostra generazione - ha commentato Annabella de Robertis. La sua è la storia di un'intera città».

Il volume "Benedetto Petrone, gli anni '70 e la città di Bari", è in vendita presso le Edizioni dal Sud.
12 fotoQuarantunesimo anniversario della morte di Benedetto Petrone
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