Vita di città
Bari ricorda la strage di via D'Amelio, Decaro: "Borsellino non girò la testa dall'altra parte"
Il sindaco alla cerimonia per il 26mo anniversario: "La sua voce resta in quella di magistrati e Forse dell'ordine"
Bari - giovedì 19 luglio 2018
12.04
Ventisei anni sono passati dal 19 luglio del 1992, quando in via D'Amelio a Palermo persero la vita in un attentato mafioso il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Stamattina, nel giorno del ventiseiesimo anniversario, anche Bari ha voluto ricordare quella strage, per mantenere vivo il ricordo di chi ha lottato, morendo, per tutelare la legge contro le organizzazioni criminali.
"Oggi ricordiamo il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, perché di sacrificio si è trattato - ha detto il sindaco Antonio Decaro durante la cerimonia. Quel giorno sia Paolo Borsellino sia le persone che lo accompagnavano sapevano a cosa andavano incontro, eppure non hanno girato la testa dall'altro lato. Lo sapevano perché, pochi giorni prima, era stato assassinato un altro magistrato, Giovanni Falcone, e assieme a lui sua moglie e gli uomini della sua scorta.
La voce di Paolo Borsellino non c'è più, ma momenti come questo servono a ricordare ciò che ha detto e, soprattutto, ciò che ha fatto, perché uomini come lui e come Giovani Falcone sono stati testimoni quotidiani di una straordinaria coerenza, fino alla fine.
Ed è anche grazie a queste manifestazioni, dedicate a quanti hanno sacrificato la loro vita per lo Stato e per far rispettare la legge all'interno del nostro Paese, che continuiamo a sentire risuonare la loro voce. Non è più Borsellino colui che parla ma possiamo ascoltarne la voce nelle parole di tanti magistrati, di agenti delle Forze dell'ordine e di tanti cittadini onesti che, anche a causa di quella tragica stagione di morte, hanno deciso di dire no alla mafia e alla criminalità organizzata assumendo un atteggiamento di dignità e di coraggio, scegliendo di tenere la schiena dritta.
Ieri ho incontrato il ministro della Pubblica istruzione e gli ho presentato un progetto di legge, sostenuto da tutti i sindaci italiani, che prevede l'introduzione non dell'ora di educazione civica ma dell'ora di educazione alla cittadinanza, attraverso la quale i nostri ragazzi potrebbero affrontare in modo diverso i temi legati al rispetto delle regole, al rispetto reciproco, al rispetto del bene comune e lo studio stesso della nostra Carta costituzionale. In questo modo potranno capire quali sono i loro diritti e i loro doveri e magari non avranno meno paura ma sceglieranno di non girare più la testa dall'altro lato, proprio come hanno fatto Borsellino e gli uomini della sua scorta o come fanno, fortunatamente, tutti i santi giorni, tantissimi cittadini nel nostro Paese.
L'incontro di ieri mi ha portato a pensare a tante donne e uomini che si battono ogni giorno per il rispetto delle regole e della legalità in Italia e che, con l'ora di educazione alla cittadinanza, potrebbero avere nuovi alleati.
Questa cerimonia è volutamente sobria, come chiedono i familiari di Paolo Borsellino, perché la sobrietà, la riservatezza, il lavoro duro e senza compromessi sono stati la cifra stessa dell'esistenza di Paolo Borsellino".
"Oggi ricordiamo il sacrificio del giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta, perché di sacrificio si è trattato - ha detto il sindaco Antonio Decaro durante la cerimonia. Quel giorno sia Paolo Borsellino sia le persone che lo accompagnavano sapevano a cosa andavano incontro, eppure non hanno girato la testa dall'altro lato. Lo sapevano perché, pochi giorni prima, era stato assassinato un altro magistrato, Giovanni Falcone, e assieme a lui sua moglie e gli uomini della sua scorta.
La voce di Paolo Borsellino non c'è più, ma momenti come questo servono a ricordare ciò che ha detto e, soprattutto, ciò che ha fatto, perché uomini come lui e come Giovani Falcone sono stati testimoni quotidiani di una straordinaria coerenza, fino alla fine.
Ed è anche grazie a queste manifestazioni, dedicate a quanti hanno sacrificato la loro vita per lo Stato e per far rispettare la legge all'interno del nostro Paese, che continuiamo a sentire risuonare la loro voce. Non è più Borsellino colui che parla ma possiamo ascoltarne la voce nelle parole di tanti magistrati, di agenti delle Forze dell'ordine e di tanti cittadini onesti che, anche a causa di quella tragica stagione di morte, hanno deciso di dire no alla mafia e alla criminalità organizzata assumendo un atteggiamento di dignità e di coraggio, scegliendo di tenere la schiena dritta.
Ieri ho incontrato il ministro della Pubblica istruzione e gli ho presentato un progetto di legge, sostenuto da tutti i sindaci italiani, che prevede l'introduzione non dell'ora di educazione civica ma dell'ora di educazione alla cittadinanza, attraverso la quale i nostri ragazzi potrebbero affrontare in modo diverso i temi legati al rispetto delle regole, al rispetto reciproco, al rispetto del bene comune e lo studio stesso della nostra Carta costituzionale. In questo modo potranno capire quali sono i loro diritti e i loro doveri e magari non avranno meno paura ma sceglieranno di non girare più la testa dall'altro lato, proprio come hanno fatto Borsellino e gli uomini della sua scorta o come fanno, fortunatamente, tutti i santi giorni, tantissimi cittadini nel nostro Paese.
L'incontro di ieri mi ha portato a pensare a tante donne e uomini che si battono ogni giorno per il rispetto delle regole e della legalità in Italia e che, con l'ora di educazione alla cittadinanza, potrebbero avere nuovi alleati.
Questa cerimonia è volutamente sobria, come chiedono i familiari di Paolo Borsellino, perché la sobrietà, la riservatezza, il lavoro duro e senza compromessi sono stati la cifra stessa dell'esistenza di Paolo Borsellino".