Attualità
B&b e affitti brevi: pro e contro di un mercato a Bari e provincia
Il punto della situazione degli ultimi anni e i possibili punti di congiunzione tra due esigenze contrapposte ma fondamentali
Bari - martedì 20 agosto 2024
15.15
Affitti brevi e bed and breakfast. È la nuova tendenza che negli ultimi anni sta spopolando in Puglia e nel capoluogo di provincia. Facciamo il punto della situazione partendo dagli aspetti positivi legati al mercato e al turismo, passando poi a quelli negativi che riguardano gli sfratti e l'emergenza abitativa. Per fornire ai lettori un quadro il più possibile concreto abbiamo analizzato i dati Istat e intervistato Andrea Rubino, presidente del gruppo Rubino Immobiliare, e Angelo Garofoli, segretario Sunia - Federazione provinciale Bari – Bat.
Secondo i dati dell'Istat il turismo rappresenta una componente fondamentale dell'economia pugliese. Basti pensare che nel solo 2022, la Puglia ha registrato oltre 15 milioni di presenze turistiche, con una crescita del 20% rispetto all'anno precedente. Questo incremento ha portato un significativo contributo al Pil regionale, stimato intorno ai 4,5 miliardi di euro, pari al 12% del Pil complessivo della regione.
E a Bari?
"Il capoluogo ha beneficiato enormemente di questo flusso turistico. La città infatti ha visto un aumento del 25% nelle presenze turistiche nel solo 2022, con un contributo al Pil locale di circa 1 miliardo di euro".
Dal punto di vista dell'economia locale cosa comporta?
"Il settore turistico, inclusi gli affitti brevi e i B&B, ha creato migliaia di posti di lavoro. Si pensi al personale per l'accoglienza, la registrazione degli ospiti, la pulizia e il riordino delle camere. Tutto questo ha indubbiamente contribuito alla riduzione del tasso di disoccupazione locale".
Perché secondo lei non bisogna affossare la formula dei B&B e degli affitti brevi?
"Perché l'aumento negli ultimi anni degli affitti brevi e dei B&B sono il risultato diretto degli ingenti investimenti fatti dalle istituzioni locali per promuovere la regione in chiave turistica. In sintesi non bisogna affossarla perché rappresenta un pezzo di un comparto molto importante per l'economia locale, ovvero il turismo".
Ci può dare più dettagli?
"Il dibattito in corso tra operatori dei diversi settori e opinione pubblica da un lato evidenzia che questa crescita ha portato benefici economici significativi, dall'altro non nasconde che abbia creato anche un problema non trascurabile: la difficoltà per i residenti di trovare alloggi a prezzi accessibili. Tuttavia, la Puglia ha investito molto nel settore turistico, trasformando la regione in una delle mete più ambite d'Italia. La promozione delle bellezze naturali, del patrimonio storico-culturale e della gastronomia locale ha attirato milioni di visitatori. Bari, con il centro storico, le chiese romaniche e il lungomare, è diventata una tappa obbligata per chi visita la regione. Gli investimenti hanno riguardato infrastrutture, eventi culturali e campagne di marketing mirate, che hanno significativamente aumentato l'attrattiva del territorio".
Ma una fetta di popolazione lamenta l'impossibilità di trovare alloggi per viverci.
"La risposta a un'esigenza abitativa non significa bloccare il fenomeno degli affitti brevi perché significherebbe, in pratica, fermare l'intero settore turistico, una mossa che avrebbe conseguenze economiche devastanti. Il turismo rappresenta una fonte primaria di reddito e occupazione, sostenendo numerosi settori collaterali come la ristorazione, il commercio al dettaglio e i servizi di trasporto".
Quale potrebbe essere, per lei, una possibile soluzione?
"La soluzione al problema richiede un approccio equilibrato che tuteli sia il turismo sia il diritto dei residenti a trovare alloggi accessibili. Non affossiamo il turismo sperando così di avere più case da affittare perché saremmo fuori strada".
Da un lato il turismo e le sue opportunità dall'altro un profondo disagio avvertito da numerose famiglie baresi.
A Bari città, scrivono sul sito sunia.puglia.it, il mercato delle locazioni ad uso abitativo a lungo termine è in via di estinzione. Le famiglie non trovano alloggi in locazione.
Cosa sta succedendo con l'aumento di Beb e affitti brevi?
"In città si sta ripresentando il fenomeno dell'emigrazione urbanistica perché le famiglie baresi, non trovando alloggi in locazione, sono costrette a trasferirsi in località vicine. Questo è uno dei tasselli che compongono "l'emergenza abitativa". Noi non possiamo permetterci la diffusione della residenza turistica a discapito del mercato delle locazioni".
L'emergenza abitativa è in crescita?
"Si. Tale emergenza è in forte aumento negli ultimi anni e si è accentuata da quando si sono azzerati i Fondi a sostegno delle famiglie in locazione o soggette a morosità incolpevole".
Il fenomeno riguarda solo il centro della città?
"Purtroppo no, riguarda l'intero territorio cittadino. Nessuna eccezione, tutti i quartieri sono coinvolti".
Perché si parla di "emergenza" e cosa la determina?
"In primo luogo il declino dell'edilizia pubblica. C'è da dire che negli ultimi anni il Comune di Bari ha assegnato centinaia di alloggi ERP, ma a quanto pare non basta".
Ci spieghi meglio.
"L'ultimo bando di case popolari tenutosi quest'anno ha visto la partecipazione di circa 2000 famiglie. Registriamo un nuovo fenomeno. Il ceto medio in grave difficoltà ha partecipato al bando ERP. Notizia di non poco conto. Ciò dimostra che non vi sono più alloggi in locazione nel libero mercato, basta guardare le vetrine delle agenzie immobiliari. Il fenomeno distruttivo delle locazioni brevi turistiche comunque denominato".
Ci sta dicendo che sono sempre meno le case in cui trasferirsi per viverci?
"Si è rilevato che nel capoluogo pugliese, come nelle città a grande attrazione turistica vi sia una vistosa carenza di alloggi in locazione ad uso abitativo. A Bari si sta ripresentando il fenomeno di emigrazione urbanistica che costringe i cittadini che non trovano alloggi in locazione a trasferirsi altrove".
Cosa si potrebbe fare per arginare il fenomeno?
"Nel disegno di legge regionale sul turismo, occorre adottare un regolamento che disciplini l'offerta di immobili per la residenza turistica anche a tutela del mercato immobiliare di alloggi per le famiglie".
Ci faccia un esempio.
"Ad esempio si potrebbe prevedere la facoltà di intervento da parte dei Comuni grazie alla modifica di destinazione d'uso ai fini urbanistici. Questo significherebbe permettere ai Comuni di distinguere, in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l'uso residenziale proprio da quello a fini ricettivo extra-alberghiera".
Secondo i dati dell'Istat il turismo rappresenta una componente fondamentale dell'economia pugliese. Basti pensare che nel solo 2022, la Puglia ha registrato oltre 15 milioni di presenze turistiche, con una crescita del 20% rispetto all'anno precedente. Questo incremento ha portato un significativo contributo al Pil regionale, stimato intorno ai 4,5 miliardi di euro, pari al 12% del Pil complessivo della regione.
E a Bari?
"Il capoluogo ha beneficiato enormemente di questo flusso turistico. La città infatti ha visto un aumento del 25% nelle presenze turistiche nel solo 2022, con un contributo al Pil locale di circa 1 miliardo di euro".
Dal punto di vista dell'economia locale cosa comporta?
"Il settore turistico, inclusi gli affitti brevi e i B&B, ha creato migliaia di posti di lavoro. Si pensi al personale per l'accoglienza, la registrazione degli ospiti, la pulizia e il riordino delle camere. Tutto questo ha indubbiamente contribuito alla riduzione del tasso di disoccupazione locale".
Perché secondo lei non bisogna affossare la formula dei B&B e degli affitti brevi?
"Perché l'aumento negli ultimi anni degli affitti brevi e dei B&B sono il risultato diretto degli ingenti investimenti fatti dalle istituzioni locali per promuovere la regione in chiave turistica. In sintesi non bisogna affossarla perché rappresenta un pezzo di un comparto molto importante per l'economia locale, ovvero il turismo".
Ci può dare più dettagli?
"Il dibattito in corso tra operatori dei diversi settori e opinione pubblica da un lato evidenzia che questa crescita ha portato benefici economici significativi, dall'altro non nasconde che abbia creato anche un problema non trascurabile: la difficoltà per i residenti di trovare alloggi a prezzi accessibili. Tuttavia, la Puglia ha investito molto nel settore turistico, trasformando la regione in una delle mete più ambite d'Italia. La promozione delle bellezze naturali, del patrimonio storico-culturale e della gastronomia locale ha attirato milioni di visitatori. Bari, con il centro storico, le chiese romaniche e il lungomare, è diventata una tappa obbligata per chi visita la regione. Gli investimenti hanno riguardato infrastrutture, eventi culturali e campagne di marketing mirate, che hanno significativamente aumentato l'attrattiva del territorio".
Ma una fetta di popolazione lamenta l'impossibilità di trovare alloggi per viverci.
"La risposta a un'esigenza abitativa non significa bloccare il fenomeno degli affitti brevi perché significherebbe, in pratica, fermare l'intero settore turistico, una mossa che avrebbe conseguenze economiche devastanti. Il turismo rappresenta una fonte primaria di reddito e occupazione, sostenendo numerosi settori collaterali come la ristorazione, il commercio al dettaglio e i servizi di trasporto".
Quale potrebbe essere, per lei, una possibile soluzione?
"La soluzione al problema richiede un approccio equilibrato che tuteli sia il turismo sia il diritto dei residenti a trovare alloggi accessibili. Non affossiamo il turismo sperando così di avere più case da affittare perché saremmo fuori strada".
Da un lato il turismo e le sue opportunità dall'altro un profondo disagio avvertito da numerose famiglie baresi.
A Bari città, scrivono sul sito sunia.puglia.it, il mercato delle locazioni ad uso abitativo a lungo termine è in via di estinzione. Le famiglie non trovano alloggi in locazione.
Cosa sta succedendo con l'aumento di Beb e affitti brevi?
"In città si sta ripresentando il fenomeno dell'emigrazione urbanistica perché le famiglie baresi, non trovando alloggi in locazione, sono costrette a trasferirsi in località vicine. Questo è uno dei tasselli che compongono "l'emergenza abitativa". Noi non possiamo permetterci la diffusione della residenza turistica a discapito del mercato delle locazioni".
L'emergenza abitativa è in crescita?
"Si. Tale emergenza è in forte aumento negli ultimi anni e si è accentuata da quando si sono azzerati i Fondi a sostegno delle famiglie in locazione o soggette a morosità incolpevole".
Il fenomeno riguarda solo il centro della città?
"Purtroppo no, riguarda l'intero territorio cittadino. Nessuna eccezione, tutti i quartieri sono coinvolti".
Perché si parla di "emergenza" e cosa la determina?
"In primo luogo il declino dell'edilizia pubblica. C'è da dire che negli ultimi anni il Comune di Bari ha assegnato centinaia di alloggi ERP, ma a quanto pare non basta".
Ci spieghi meglio.
"L'ultimo bando di case popolari tenutosi quest'anno ha visto la partecipazione di circa 2000 famiglie. Registriamo un nuovo fenomeno. Il ceto medio in grave difficoltà ha partecipato al bando ERP. Notizia di non poco conto. Ciò dimostra che non vi sono più alloggi in locazione nel libero mercato, basta guardare le vetrine delle agenzie immobiliari. Il fenomeno distruttivo delle locazioni brevi turistiche comunque denominato".
Ci sta dicendo che sono sempre meno le case in cui trasferirsi per viverci?
"Si è rilevato che nel capoluogo pugliese, come nelle città a grande attrazione turistica vi sia una vistosa carenza di alloggi in locazione ad uso abitativo. A Bari si sta ripresentando il fenomeno di emigrazione urbanistica che costringe i cittadini che non trovano alloggi in locazione a trasferirsi altrove".
Cosa si potrebbe fare per arginare il fenomeno?
"Nel disegno di legge regionale sul turismo, occorre adottare un regolamento che disciplini l'offerta di immobili per la residenza turistica anche a tutela del mercato immobiliare di alloggi per le famiglie".
Ci faccia un esempio.
"Ad esempio si potrebbe prevedere la facoltà di intervento da parte dei Comuni grazie alla modifica di destinazione d'uso ai fini urbanistici. Questo significherebbe permettere ai Comuni di distinguere, in tutto il proprio ambito territoriale e senza automatismi di passaggio, l'uso residenziale proprio da quello a fini ricettivo extra-alberghiera".