Eventi e cultura
Bif&st 2017, Dario Argento e la sua passione per il fantastico
Il regista racconta i suoi inizi e i film più celebri, tra cui "Suspiria"
Bari - sabato 29 aprile 2017
Comunicato Stampa
Dario Argento ha raccontato i suoi inizi, le sue influenze, il suo rapporto con gli attori e i suoi film più celebri in un'affollata Masterclass al Teatro Petruzzelli, preceduta dalla proiezione di "Suspiria".
«Suspiria è stato un film molto importante per la mia carriera, soprattutto a livello internazionale, ha avuto una grande risonanza in tutto il mondo e tuttora è il mio film più famoso all'estero, mentre in Italia lo è 'Profondo rosso'. Pensate che in Giappone lo acquistò la Sony che lo fece proiettare in uno stadio, con un sonoro altissimo… Quando poi, sulla scia del successo, fu distribuito anche 'Profondo rosso', lo intitolarono 'Suspiria 2"». Proprio "Suspiria" è stato il titolo scelto dal Bif&st 2017 per precedere la Masterclass di Dario Argento, stimolato dalle domande del critico Maurizio De Rienzo, sul palco del Teatro Petruzzelli e poi quelle del pubblico, accorso numerosissimo ad ascoltare le storie e i ricordi di un regista molto amato prima di tutti proprio dagli spettatori.
Sui suoi inizi: «Mio padre era produttore e quindi a casa si parlava sempre di cinema, a cena venivano spesso attori, registi, autori, critici. Mia madre invece era fotografa, specializzata in ritratti di donne e anche questo mi ha molto influenzato, sia perché ho sempre riservato molta attenzione ai personaggi femminili sia perché ho imparato da mia madre l'utilizzo della luce. Però io ho iniziato a lavorare come giornalista, passando poi a fare il critico cinematografico, in perenne disaccordo con il mio direttore che contestava la mia predilezione per il cinema di genere. In seguito passai a scrivere sceneggiatura, tra le altre quella di 'C'era una volta il West' insieme a Bernardo Bertolucci, un'esperienza molto importante. Da Sergio Leone, infatti, ho capito cos'è il cinema, scoprii la tecnica, le possibilità della macchina da presa. A un certo punto scrissi la sceneggiatura di 'L'uccello della piume di cristallo' e mi venne l'idea di dirigerlo io stesso. Fu un grande successo, anche negli Stati Uniti andò molto bene e quindi proseguii con quella che venne poi chiamata la 'trilogia degli animali'».
Sul rapporto con gli attori: «La maggior parte delle volte mi sono trovato molto bene a lavorare con gli attori e le attrici, anche giovanissime come Jennifer Connelly con cui feci 'Phenomena' o mia figlia Asia, che ha debuttato con un film prodotto da me e che ho poi diretto cinque volte. Ricordo anche un rapporto meraviglioso, tra gli altri, con Harvey Keitel che ho diretto in un episodio di 'Due occhi diabolici', un vero fenomeno. Però ci sono le eccezioni: sul set di 'L'uccello dalle piume di cristallo' ebbi un pessimo rapporto con Tony Musante, fin dal primo ciak. Lui sapeva che ero un debuttante e quindi pensava di decidere tutto lui, non gli stavano mai bene le mie indicazioni. Alla fine della lavorazione arrivò a farsi dare il mio indirizzo e si presentò alla porta di casa mia prendendola a pugni e calci. Feci finta di non essere in casa e dopo un po' fortunatamente se ne andò. Un altro rapporto conflittuale l'ho avuto con Cristina Marsillach, che avevo scelto personalmente per 'Opera' ma che si rivelò capricciosa e polemica anche lei fin dall'inizio. Litigammo per diversi giorni finché, da un certo punto in poi, iniziai a comunicare con lei solo attraverso il mio aiuto regista, Michele Soavi, poverino».
Sulla scelta di attrici 'agèe' come Clara Calamai, Joan Bennett e Alida Valli: «Clara Calamai l'ho diretta in 'Inferno' perché volevo una attrice del cinema italiano del passato, con quel tipo di esperienza, con un modo antico di recitare. Era molto ricca ma accettò la parte. Quando andai a proporgliela, sorseggiava continuamente vodka con il peperoncino. Era un'ubriacona. Joan Bennett la scelsi per 'Suspiria' anche perché era stata la donna di Fritz Lang, uno dei miei miti cinematografici e speravo che mi raccontasse qualcosa di lui. Ma lei rimandava sempre finché non finimmo le riprese e ancora lei non mi aveva detto nulla. Alida Valli, sempre per 'Suspiria' la scelsi per il suo ghigno da nazista e fu davvero stupenda, educata, gentile. E soprattutto non beveva».
A partire dagli anni '80, Dario Argento è stato molto attivo anche come produttore, lanciando le carriere di diversi registi come Michele Soavi, Lamberto Bava e Sergio Stivaletti. «Avevo messo su una vera 'factory' ed è stato molto bello veder crescere questi nuovi talenti che ho lasciato sempre liberi, mantenendomi anche lontano dai loro set. A un certo punto, però, diventò sempre più difficile trovare finanziamenti, il cinema aveva già preso la strada della commedia influenzata dalla comicità televisiva, quella della risata stupida, insensata. Mi è rimasto il rimpianto di non aver potuto produrre un film di Lucio Fulci, che mi fece arrabbiare quando fece 'Zombi 2", seguito apocrifo del film che avevo prodotto per George Romero ma con il quale mi ero riappacificato. È morto due settimane prima l'inizio delle riprese».
Sulle sue influenze: «Il già citato Fritz Lang, l'espressionismo tedesco, il primo cinema danese, Bergman, la nouvelle vague, Fellini, Hitchcock che considero il mio mentore anche se non l'ho mai conosciuto. E Sergio Leone, la cui carriera mi è sembrata simile alla mia, anche lui a lungo trascurato dalla critica che l'ha riscoperto solo alla fine, dopo 'C'era una volta in America».
Sulla sua scelta di dedicarsi al giallo e all'horror: «Tutto ha inizio quando da ragazzino vidi 'Il fantasma dell'opera' di Arthur Lubin. Mi fece scoprire un mondo, quello del fantastico, che non conoscevo e che mi prese da subito. Passai quindi a leggere i libri di Edgard Allan Poe, Bram Stoker e a rendermi conto di quanto il cinema fantastico mi dava, più di ogni altro, delle emozioni particolari».
Sulla censura: «L'ho subita una volta sola quando i distributori americani tagliarono ben 20 minuti di 'Opera', tra l'altro le scene più belle. Poi, però, mi sono preso la rivincita. Avendo conservato la copia originale, ho potuto far rimontare il film come lo avevo concepito per farlo poi riuscire in home video nella versione integrale».
Tra i progetti di Dario Argento vi è una serie televisiva tratta da "Suspiria de Profundis", l'opera di Thomas De Quincey che ispirò "Suspiria" ("sono coinvolti vari registi, io sono supervisore e girerò un paio di episodi ma la lavorazione va un po' per le lunghe, penso che sarà pronta per il prossimo anno") e un film "The Sandman", protagonista la rockstar Iggy Pop ("Sono coinvolti produttori di varie nazionalità, non riescono a mettersi d'accordo, è un po' di tempo che non ne so più nulla). Intanto, sta per uscire sugli schermi il remake di "Suspiria", diretto da Luca Guadagnino. «All'inizio non mi ha contattato nessuno per chiedermi nulla, solo dopo un po' di tempo si è fatto vivo Guadagnino, che peraltro è mio amico, per invitarmi sul set. Ma del mio 'Suspiria', da quello che ho potuto capire, c'è solo il titolo, acquistato da chi ne deteneva i diritti. E dunque non ci sono andato».
«Suspiria è stato un film molto importante per la mia carriera, soprattutto a livello internazionale, ha avuto una grande risonanza in tutto il mondo e tuttora è il mio film più famoso all'estero, mentre in Italia lo è 'Profondo rosso'. Pensate che in Giappone lo acquistò la Sony che lo fece proiettare in uno stadio, con un sonoro altissimo… Quando poi, sulla scia del successo, fu distribuito anche 'Profondo rosso', lo intitolarono 'Suspiria 2"». Proprio "Suspiria" è stato il titolo scelto dal Bif&st 2017 per precedere la Masterclass di Dario Argento, stimolato dalle domande del critico Maurizio De Rienzo, sul palco del Teatro Petruzzelli e poi quelle del pubblico, accorso numerosissimo ad ascoltare le storie e i ricordi di un regista molto amato prima di tutti proprio dagli spettatori.
Sui suoi inizi: «Mio padre era produttore e quindi a casa si parlava sempre di cinema, a cena venivano spesso attori, registi, autori, critici. Mia madre invece era fotografa, specializzata in ritratti di donne e anche questo mi ha molto influenzato, sia perché ho sempre riservato molta attenzione ai personaggi femminili sia perché ho imparato da mia madre l'utilizzo della luce. Però io ho iniziato a lavorare come giornalista, passando poi a fare il critico cinematografico, in perenne disaccordo con il mio direttore che contestava la mia predilezione per il cinema di genere. In seguito passai a scrivere sceneggiatura, tra le altre quella di 'C'era una volta il West' insieme a Bernardo Bertolucci, un'esperienza molto importante. Da Sergio Leone, infatti, ho capito cos'è il cinema, scoprii la tecnica, le possibilità della macchina da presa. A un certo punto scrissi la sceneggiatura di 'L'uccello della piume di cristallo' e mi venne l'idea di dirigerlo io stesso. Fu un grande successo, anche negli Stati Uniti andò molto bene e quindi proseguii con quella che venne poi chiamata la 'trilogia degli animali'».
Sul rapporto con gli attori: «La maggior parte delle volte mi sono trovato molto bene a lavorare con gli attori e le attrici, anche giovanissime come Jennifer Connelly con cui feci 'Phenomena' o mia figlia Asia, che ha debuttato con un film prodotto da me e che ho poi diretto cinque volte. Ricordo anche un rapporto meraviglioso, tra gli altri, con Harvey Keitel che ho diretto in un episodio di 'Due occhi diabolici', un vero fenomeno. Però ci sono le eccezioni: sul set di 'L'uccello dalle piume di cristallo' ebbi un pessimo rapporto con Tony Musante, fin dal primo ciak. Lui sapeva che ero un debuttante e quindi pensava di decidere tutto lui, non gli stavano mai bene le mie indicazioni. Alla fine della lavorazione arrivò a farsi dare il mio indirizzo e si presentò alla porta di casa mia prendendola a pugni e calci. Feci finta di non essere in casa e dopo un po' fortunatamente se ne andò. Un altro rapporto conflittuale l'ho avuto con Cristina Marsillach, che avevo scelto personalmente per 'Opera' ma che si rivelò capricciosa e polemica anche lei fin dall'inizio. Litigammo per diversi giorni finché, da un certo punto in poi, iniziai a comunicare con lei solo attraverso il mio aiuto regista, Michele Soavi, poverino».
Sulla scelta di attrici 'agèe' come Clara Calamai, Joan Bennett e Alida Valli: «Clara Calamai l'ho diretta in 'Inferno' perché volevo una attrice del cinema italiano del passato, con quel tipo di esperienza, con un modo antico di recitare. Era molto ricca ma accettò la parte. Quando andai a proporgliela, sorseggiava continuamente vodka con il peperoncino. Era un'ubriacona. Joan Bennett la scelsi per 'Suspiria' anche perché era stata la donna di Fritz Lang, uno dei miei miti cinematografici e speravo che mi raccontasse qualcosa di lui. Ma lei rimandava sempre finché non finimmo le riprese e ancora lei non mi aveva detto nulla. Alida Valli, sempre per 'Suspiria' la scelsi per il suo ghigno da nazista e fu davvero stupenda, educata, gentile. E soprattutto non beveva».
A partire dagli anni '80, Dario Argento è stato molto attivo anche come produttore, lanciando le carriere di diversi registi come Michele Soavi, Lamberto Bava e Sergio Stivaletti. «Avevo messo su una vera 'factory' ed è stato molto bello veder crescere questi nuovi talenti che ho lasciato sempre liberi, mantenendomi anche lontano dai loro set. A un certo punto, però, diventò sempre più difficile trovare finanziamenti, il cinema aveva già preso la strada della commedia influenzata dalla comicità televisiva, quella della risata stupida, insensata. Mi è rimasto il rimpianto di non aver potuto produrre un film di Lucio Fulci, che mi fece arrabbiare quando fece 'Zombi 2", seguito apocrifo del film che avevo prodotto per George Romero ma con il quale mi ero riappacificato. È morto due settimane prima l'inizio delle riprese».
Sulle sue influenze: «Il già citato Fritz Lang, l'espressionismo tedesco, il primo cinema danese, Bergman, la nouvelle vague, Fellini, Hitchcock che considero il mio mentore anche se non l'ho mai conosciuto. E Sergio Leone, la cui carriera mi è sembrata simile alla mia, anche lui a lungo trascurato dalla critica che l'ha riscoperto solo alla fine, dopo 'C'era una volta in America».
Sulla sua scelta di dedicarsi al giallo e all'horror: «Tutto ha inizio quando da ragazzino vidi 'Il fantasma dell'opera' di Arthur Lubin. Mi fece scoprire un mondo, quello del fantastico, che non conoscevo e che mi prese da subito. Passai quindi a leggere i libri di Edgard Allan Poe, Bram Stoker e a rendermi conto di quanto il cinema fantastico mi dava, più di ogni altro, delle emozioni particolari».
Sulla censura: «L'ho subita una volta sola quando i distributori americani tagliarono ben 20 minuti di 'Opera', tra l'altro le scene più belle. Poi, però, mi sono preso la rivincita. Avendo conservato la copia originale, ho potuto far rimontare il film come lo avevo concepito per farlo poi riuscire in home video nella versione integrale».
Tra i progetti di Dario Argento vi è una serie televisiva tratta da "Suspiria de Profundis", l'opera di Thomas De Quincey che ispirò "Suspiria" ("sono coinvolti vari registi, io sono supervisore e girerò un paio di episodi ma la lavorazione va un po' per le lunghe, penso che sarà pronta per il prossimo anno") e un film "The Sandman", protagonista la rockstar Iggy Pop ("Sono coinvolti produttori di varie nazionalità, non riescono a mettersi d'accordo, è un po' di tempo che non ne so più nulla). Intanto, sta per uscire sugli schermi il remake di "Suspiria", diretto da Luca Guadagnino. «All'inizio non mi ha contattato nessuno per chiedermi nulla, solo dopo un po' di tempo si è fatto vivo Guadagnino, che peraltro è mio amico, per invitarmi sul set. Ma del mio 'Suspiria', da quello che ho potuto capire, c'è solo il titolo, acquistato da chi ne deteneva i diritti. E dunque non ci sono andato».