Cronaca
Blitz a Bari Vecchia: quattro arrestati, anche il figlio di Domenico Capriati
Il 27enne Giuseppe Capriati è il nipote di Raffaele, ucciso a Pasquetta a Torre a Mare. Sequestrati droga e un revolver Magnum 357
Bari - martedì 7 maggio 2024
22.24 Comunicato Stampa
Gli agenti della Squadra Mobile di Bari, proprio alla vigilia della festa di San Nicola, hanno arrestato quattro presunti esponenti del clan Capriati con le accuse di concorso in detenzione finalizzata allo spaccio di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente e concorso in detenzione e di porto illegale d'arma da fuoco.
Si tratta di Giuseppe Capriati, di 27 anni, figlio di Domenico, ucciso nel 2018 a 49 anni in un agguato in via Archimede, di Onofrio Lorusso, di 28 anni, cognato di Raffaele Capriati, assassinato a Torre a Mare la sera di Pasquetta, di Vito Lucarelli, di 21 anni, e di Michele Schiavone, di 20 anni, tutti volti già noti. Ai quattro, lo scorso venerdì, è stata notificata una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Rosa Caramia.
L'indagine, per cui in mattinata i quattro indagati saranno sottoposti all'interrogatorio di garanzia, trae origine dal sequestro di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente e di una pistola, avvenuto in piazzetta 62 Marinai, nel borgo antico di Bari, il 29 settembre 2023. In un locale in disuso furono rinvenuti 475 grammi di cocaina, 716 grammi di hashish e 2.640 grammi di marijuana, oltre ad un revolver Smith & Wesson calibro 357 magnum contenente 6 proiettili nel tamburo.
Gli investigatori sono riusciti a risalire ai quattro indagati grazie alle impronte digitali individuate e esaminate dagli esperti del Gabinetto Interregionale di Polizia scientifica sui contenitori delle sostanze stupefacenti. Nella cupa di via piazzetta 62 Marinai sono state trovate tracce che hanno consentito di risalire a Capriati, Lorusso e Lucarelli, mentre nella cassetta del contatore le impronte di Schiavone a cui non sono stati contestati i reati di ricettazione e di detenzione dell'arma.
Il luogo del ritrovamento è ritenuto un covo del clan mafioso Capriati che, nelle ultime settimane, è salito ancora «alla ribalta delle cronache cittadine - spiega una nota della Questura - in quanto i loro capi ed i sodali sono stati coinvolti in una rinnovata belligeranza tra le famiglie mafiose di Bari, sfociata in alcuni episodi di violenza e in ultimo nell'agguato mortale ai danni di un esponente di spicco del sodalizio mafioso (Raffaele Capriati), commesso la sera dello scorso 1 aprile».
La misura cautelare in carcere è stata invocata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Savina Toscani. Questa mattina, intanto, si terranno gli interrogatori di garanzia davanti al gip Caramia e alla presenza dell'avvocato difensore Donato Colucci che assiste i quattro arrestati, tutti rinchiusi in carcere.
Si tratta di Giuseppe Capriati, di 27 anni, figlio di Domenico, ucciso nel 2018 a 49 anni in un agguato in via Archimede, di Onofrio Lorusso, di 28 anni, cognato di Raffaele Capriati, assassinato a Torre a Mare la sera di Pasquetta, di Vito Lucarelli, di 21 anni, e di Michele Schiavone, di 20 anni, tutti volti già noti. Ai quattro, lo scorso venerdì, è stata notificata una misura di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bari, Rosa Caramia.
L'indagine, per cui in mattinata i quattro indagati saranno sottoposti all'interrogatorio di garanzia, trae origine dal sequestro di un ingente quantitativo di sostanza stupefacente e di una pistola, avvenuto in piazzetta 62 Marinai, nel borgo antico di Bari, il 29 settembre 2023. In un locale in disuso furono rinvenuti 475 grammi di cocaina, 716 grammi di hashish e 2.640 grammi di marijuana, oltre ad un revolver Smith & Wesson calibro 357 magnum contenente 6 proiettili nel tamburo.
Gli investigatori sono riusciti a risalire ai quattro indagati grazie alle impronte digitali individuate e esaminate dagli esperti del Gabinetto Interregionale di Polizia scientifica sui contenitori delle sostanze stupefacenti. Nella cupa di via piazzetta 62 Marinai sono state trovate tracce che hanno consentito di risalire a Capriati, Lorusso e Lucarelli, mentre nella cassetta del contatore le impronte di Schiavone a cui non sono stati contestati i reati di ricettazione e di detenzione dell'arma.
Il luogo del ritrovamento è ritenuto un covo del clan mafioso Capriati che, nelle ultime settimane, è salito ancora «alla ribalta delle cronache cittadine - spiega una nota della Questura - in quanto i loro capi ed i sodali sono stati coinvolti in una rinnovata belligeranza tra le famiglie mafiose di Bari, sfociata in alcuni episodi di violenza e in ultimo nell'agguato mortale ai danni di un esponente di spicco del sodalizio mafioso (Raffaele Capriati), commesso la sera dello scorso 1 aprile».
La misura cautelare in carcere è stata invocata dal pubblico ministero della Procura della Repubblica di Bari, Savina Toscani. Questa mattina, intanto, si terranno gli interrogatori di garanzia davanti al gip Caramia e alla presenza dell'avvocato difensore Donato Colucci che assiste i quattro arrestati, tutti rinchiusi in carcere.