Scuola e Lavoro
Bosch di Bari, in seicento a rischio e il 28 novembre sarà sciopero
Pochi giorni fa approvato un ordine del giorno alla Camera presentato da Galantino per tenere alta l'attenzione sulla situazione
Bari - martedì 5 novembre 2019
Comunicato Stampa
Il 29 ottobre durante l'evento di aggiornamento aziendale degli associati, tenuto nella sede centrale di Shillerhohe, Volkamar Denner, CEO di Bosch, ha annunciato ampie misure di contenimento dei costi partendo dalla riduzione di posti di lavoro.
Nel 2019 la Bosch prevede di chiudere le entrate per oltre 77 miliardi di euro, in linea con i valori dell'anno precedente, ciò nonostante si prevede una riduzione degli utili di circa la metà rispetto allo scorso anno. Il settore a soffrire di più è quello della componentistica dell'auto con la produzione delle tecnologie diesel in forte calo per effetto della pesante riduzione delle immatricolazioni sul mercato Europeo e Indiano, sebbene si siano ottenute commesse per 13 miliardi nella mobilità elettrica. Denner ha però voluto precisare che la riduzione di personale, che riguarderà tutte le divisioni, verrà fatta nel "modo Bosch" ovvero il più socialmente accettabile.
Per FIM, FIOM e UILM non esiste nessuna modalità che preveda licenziamenti che sia più o meno accettabile, tanto meno quella che vorrebbe intraprendere Bosch. Stiamo chiedendo da tempo un piano industriale vero che deve affrontare la delicata fase della transizione portando negli stabilimenti italiani la produzione di nuove tecnologie, che pure ci sono in casa Bosch, in grado di saturare i livelli produttivi e garantire la piena occupazione. L'unica modalità di affrontare la crisi è quella di aprire un tavolo con FIM, FIOM e UILM e con le Istituzioni, non ci sono alternative, per questo sollecitiamo il Ministero dello sviluppo economico a convocare al più presto il tavolo aziendale più volte chiesto dalle Organizzazioni Sindacali.
Il 28 novembre ci sarà la giornata di sciopero e mobilitazione dello stabilimento di Bari, ma se l'azienda conferma quanto annunciato senza cercare soluzioni alternative la mobilitazione continuerà a livello nazionale.
Solo di pochi giorni fa l'approvazione alla Camera dell'ordine del giorno presentato dal deputato di Fratelli d'Italia, Davide Galantino con cui si chiedeva al Governo di impegnarsi ad adottate misure idonee a fare chiarezza sulle strategie aziendali di Bosch, con particolare riferimento al futuro dei lavoratori dello stabilimento di Bari, territorio notoriamente in difficoltà sul piano economico e sociale e a mettere in campo iniziative concrete di competenza idonee a fronteggiare la grave e inesorabile crisi occupazionale che rischia di compromettere la vita di tante famiglie.
«Anche Bosch, come accaduto per Whirlpool, ha annunciato 620 esuberi nello stabilimento di Bari-Modugno - sottolinea Galantino - 620 lavoratori italiani che rischiano di rimanere a casa. La vertenza dei lavoratori va avanti da anni e i dipendenti sono in contratto di solidarietà da mesi. La seconda industria pugliese per numero di occupati, seconda solo all'ex Ilva di Taranto, mette a rischio un terzo dei 1840 dipendenti del sito, circa un decimo della forza lavoro complessiva di Bosch Italia. Ora quindi il Governo si impegni, non restino parole».
Nel 2019 la Bosch prevede di chiudere le entrate per oltre 77 miliardi di euro, in linea con i valori dell'anno precedente, ciò nonostante si prevede una riduzione degli utili di circa la metà rispetto allo scorso anno. Il settore a soffrire di più è quello della componentistica dell'auto con la produzione delle tecnologie diesel in forte calo per effetto della pesante riduzione delle immatricolazioni sul mercato Europeo e Indiano, sebbene si siano ottenute commesse per 13 miliardi nella mobilità elettrica. Denner ha però voluto precisare che la riduzione di personale, che riguarderà tutte le divisioni, verrà fatta nel "modo Bosch" ovvero il più socialmente accettabile.
Per FIM, FIOM e UILM non esiste nessuna modalità che preveda licenziamenti che sia più o meno accettabile, tanto meno quella che vorrebbe intraprendere Bosch. Stiamo chiedendo da tempo un piano industriale vero che deve affrontare la delicata fase della transizione portando negli stabilimenti italiani la produzione di nuove tecnologie, che pure ci sono in casa Bosch, in grado di saturare i livelli produttivi e garantire la piena occupazione. L'unica modalità di affrontare la crisi è quella di aprire un tavolo con FIM, FIOM e UILM e con le Istituzioni, non ci sono alternative, per questo sollecitiamo il Ministero dello sviluppo economico a convocare al più presto il tavolo aziendale più volte chiesto dalle Organizzazioni Sindacali.
Il 28 novembre ci sarà la giornata di sciopero e mobilitazione dello stabilimento di Bari, ma se l'azienda conferma quanto annunciato senza cercare soluzioni alternative la mobilitazione continuerà a livello nazionale.
Solo di pochi giorni fa l'approvazione alla Camera dell'ordine del giorno presentato dal deputato di Fratelli d'Italia, Davide Galantino con cui si chiedeva al Governo di impegnarsi ad adottate misure idonee a fare chiarezza sulle strategie aziendali di Bosch, con particolare riferimento al futuro dei lavoratori dello stabilimento di Bari, territorio notoriamente in difficoltà sul piano economico e sociale e a mettere in campo iniziative concrete di competenza idonee a fronteggiare la grave e inesorabile crisi occupazionale che rischia di compromettere la vita di tante famiglie.
«Anche Bosch, come accaduto per Whirlpool, ha annunciato 620 esuberi nello stabilimento di Bari-Modugno - sottolinea Galantino - 620 lavoratori italiani che rischiano di rimanere a casa. La vertenza dei lavoratori va avanti da anni e i dipendenti sono in contratto di solidarietà da mesi. La seconda industria pugliese per numero di occupati, seconda solo all'ex Ilva di Taranto, mette a rischio un terzo dei 1840 dipendenti del sito, circa un decimo della forza lavoro complessiva di Bosch Italia. Ora quindi il Governo si impegni, non restino parole».