Scuola e Lavoro
Bosch di Bari, l'addio al diesel dell'Europa licenzia 650 dipendenti
L'azienda in una riunione in Germania ha confermato i tagli in tutte le sue filiali, domani si sciopera
Bari - mercoledì 27 novembre 2019
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Una situazione sempre più tesa alla Bosch di Bari. L'azienda ha comunicato tagli in tutte le sue filiali in tutto il mondo, tranne che in est Europa, a causa della decisione dell'Unione Europea di dire stop al diesel e ai motori Euro 7 a partire dal 2023. E a Bari si procede con lo sciopero di domani, già annunciato sulla base di voci divenute ora delle certezze, e che si svolgerà in contemporanea con un incontro a Roma al Mise per discutere della questione tra le parti.
«L'accordo sottoscritto nel 2017 ha messo in sicurezza i lavoratori fino al 2022 - dichiara Riccardo Falcetta di Uilm - ma ora il problema vero è dovuto alla politica europea che dal 2023 vuole bandire i motori a combustione. Audi e Bmw hanno dichiarato 3 mila esuberi, la Bosch in tutti i vari siti nel mondo ha parlato di tagli al personale, se ovviamente l'Unione Europea non dovesse fare marcia indietro».
«I problema ora è anche che l'azienda non si espone ancora su investimenti futuri su elettrico o idrogeno - sottolinea Falcetta - l'azienda sta aspettando di capire dove andrà il mercato, prima di riconvertire gli stabilimenti, d'altronde a Bari ha portato l'e-bike ma al momento non è stato un successo».
«Noi vogliamo che Bosch mantenga l'accordo firmato - ribadisce - i nuovi prodotti arrivati non sono in grado di soddisfare la reale esigenze della platea di Bari. Chiederemo, inoltre, al Ministero di rallentare queste scelte governative a livello nazionale sul diesel, perché così si mette in discussione tutto il comparto automobile non solo la componentistica. Chiediamo che tutti i prodotti che vengono ricercati e sviluppati al centro ricerche e sviluppo presente a Bari debbano avere una ricaduta occupazionale sullo stabilimento locale».
Contrari allo sciopero, indetto da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, sono però da Ugl Metalmeccanici, i quali sottolineano la loro già espressa contrarietà agli accordi sottoscritti nel 2017, i quali obbligano solo i dipendenti a riduzioni dello stipendio: «Non aderiremo allo sciopero in quanto i lavoratori sono stati finora obbligati a subire questi sacrifici per via degli accordi che altri hanno firmato, e non è giusto che perdano anche l'ennesima giornata di lavoro per uno sciopero indetto perché i firmatari sono stati incapaci di farsi garantire un piano industriale dignitoso dall'azienda».
«L'accordo sottoscritto nel 2017 ha messo in sicurezza i lavoratori fino al 2022 - dichiara Riccardo Falcetta di Uilm - ma ora il problema vero è dovuto alla politica europea che dal 2023 vuole bandire i motori a combustione. Audi e Bmw hanno dichiarato 3 mila esuberi, la Bosch in tutti i vari siti nel mondo ha parlato di tagli al personale, se ovviamente l'Unione Europea non dovesse fare marcia indietro».
«I problema ora è anche che l'azienda non si espone ancora su investimenti futuri su elettrico o idrogeno - sottolinea Falcetta - l'azienda sta aspettando di capire dove andrà il mercato, prima di riconvertire gli stabilimenti, d'altronde a Bari ha portato l'e-bike ma al momento non è stato un successo».
«Noi vogliamo che Bosch mantenga l'accordo firmato - ribadisce - i nuovi prodotti arrivati non sono in grado di soddisfare la reale esigenze della platea di Bari. Chiederemo, inoltre, al Ministero di rallentare queste scelte governative a livello nazionale sul diesel, perché così si mette in discussione tutto il comparto automobile non solo la componentistica. Chiediamo che tutti i prodotti che vengono ricercati e sviluppati al centro ricerche e sviluppo presente a Bari debbano avere una ricaduta occupazionale sullo stabilimento locale».
Contrari allo sciopero, indetto da Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm, sono però da Ugl Metalmeccanici, i quali sottolineano la loro già espressa contrarietà agli accordi sottoscritti nel 2017, i quali obbligano solo i dipendenti a riduzioni dello stipendio: «Non aderiremo allo sciopero in quanto i lavoratori sono stati finora obbligati a subire questi sacrifici per via degli accordi che altri hanno firmato, e non è giusto che perdano anche l'ennesima giornata di lavoro per uno sciopero indetto perché i firmatari sono stati incapaci di farsi garantire un piano industriale dignitoso dall'azienda».