Scuola e Lavoro
Bosch, l'incontro al Mise spazza via le incertezze sul futuro. Restano gli esuberi
L'azienda cambia prospettiva, garantendo la riconversione dello stabilimento. Prossimo incontro tra un mese
Bari - martedì 22 marzo 2022
15.40
Incontro al ministero dello Sviluppo Economico questa mattina per discutere della vertenza che non sta facendo dormire i dipendenti della Bosch, per i quali l'azienda ha comunicato in gennaio 700 esuberi.
L'azienda che ad oggi conta ben 1.700 dipendenti e 248 milioni di euro di fatturato, è a rischio a causa della messa al bando del motore endotermico imposta dalla UE entro il 2035. La produzione, infatti, è ancora in gran parte incentrata su due pompe per motori di automobili ad alimentazione diesel, pur essendo iniziato un processo di diversificazione, suggellato con l'accordo sindacale del 2017, grazie al quale sono arrivati ulteriori 7 prodotti non legati al diesel. Tuttavia i componenti non diesel, fra cui spicca la e-bike, producono una quota relativamente modesta di ore lavoro, occupano appena 350 persone, a cui si aggiungeranno altri 100 nel prossimo futuro.
L'approccio dell'azienda all'incontro, a cui hanno partecipato i sindacati, e in cui c'era anche Leo Caroli presidente della task force regionale sulle crisi occupazionali della Puglia, è stato completamente diverso rispetto all'incontro avuto in gennaio. Il punto di partenza è stato la certezza da parte della multinazionale di voler mantenere aperto il sito barese. da capire ora il piano verso la riconversione e quali prodotti si deciderà di produrre qui a Bari.
«Rispetto all'incontro scorso di gennaio sono venuti al ministero con un approccio diverso - dichiara Riccardo Falcetta di Uilm Bari - e hanno dichiarato che non intendono chiudere lo stabilimento. Ora il problema è capire come vivrà lo stabilimento da oggi in poi».
«Noi come Uilm - prosegue Falcetta - abbiamo detto che, senza una missione produttiva, non siamo disponibili a fare nessun tipo di accordo. Loro ci hanno detto di avere in pancia diversi prodotti, ma noi abbiamo bisogno di capire di che cosa si parla. È importante che abbiano cambiato approccio, perché mentre a gennaio loro parlavano solo dei 700 esuberi, oggi sono partiti da un'altra prospettiva. Dobbiamo però entrare nel merito e capire cosa la Bosch ha nel portafogli. Ora, dobbiamo capire se questo approccio avuto oggi corrisponde a verità».
«Il problema esubero purtroppo non scompare - sottolinea il segretario -. Dobbiamo quindi fare un percorso di medio e lungo termine, indirizzato alla riconversione e diversificazione per garantire un futuro allo stabilimento. Noi non siamo affezionati al prodotto tecnologicamente avanzato, come è stato nel passato con il common rail che poteva dare lavoro a tutta quella gente. Se riusciamo ad avere dieci prodotti che danno lavoro a 100 dipendenti a prodotto, raggiungiamo lo stesso obiettivo».
«Sono stati programmati una serie di incontri anche in sede ministeriale (il prossimo dovrebbe esserci tra un mese, ndr) - conclude -, e la Regione si è resa disponibile a condividere un percorso finalizzato ad un contratto di sviluppo. Verrà inoltre ripresa da capo la collaborazione, che negli ultimi anni era depotenziata, con il centro ricerche e sviluppo proprio anche per produrre all'interno del sito di Bari».
«Occorre che l'azienda formalizzi quanto annunciato in un documento che racchiuda un nuovo piano industriale che definisca gli investimenti e che individui i nuovi indirizzi produttivi che compensino la diminuzione delle attività legate ai motori diesel - aggiunge Leo Caroli -. La Regione è pronta a sostenere gli investimenti, anche attraverso il cofinanziamento nazionale di un contratto di sviluppo. Siamo pronti a discutere anche con il Ministero del Lavoro il ricorso a nuovi ammortizzatori sociali per mettere in sicurezza i lavoratori. La Regione, infine, potrà agevolare un piano formativo dei lavoratori che dovranno essere addestrati alle nuove mansioni».
L'azienda che ad oggi conta ben 1.700 dipendenti e 248 milioni di euro di fatturato, è a rischio a causa della messa al bando del motore endotermico imposta dalla UE entro il 2035. La produzione, infatti, è ancora in gran parte incentrata su due pompe per motori di automobili ad alimentazione diesel, pur essendo iniziato un processo di diversificazione, suggellato con l'accordo sindacale del 2017, grazie al quale sono arrivati ulteriori 7 prodotti non legati al diesel. Tuttavia i componenti non diesel, fra cui spicca la e-bike, producono una quota relativamente modesta di ore lavoro, occupano appena 350 persone, a cui si aggiungeranno altri 100 nel prossimo futuro.
L'approccio dell'azienda all'incontro, a cui hanno partecipato i sindacati, e in cui c'era anche Leo Caroli presidente della task force regionale sulle crisi occupazionali della Puglia, è stato completamente diverso rispetto all'incontro avuto in gennaio. Il punto di partenza è stato la certezza da parte della multinazionale di voler mantenere aperto il sito barese. da capire ora il piano verso la riconversione e quali prodotti si deciderà di produrre qui a Bari.
«Rispetto all'incontro scorso di gennaio sono venuti al ministero con un approccio diverso - dichiara Riccardo Falcetta di Uilm Bari - e hanno dichiarato che non intendono chiudere lo stabilimento. Ora il problema è capire come vivrà lo stabilimento da oggi in poi».
«Noi come Uilm - prosegue Falcetta - abbiamo detto che, senza una missione produttiva, non siamo disponibili a fare nessun tipo di accordo. Loro ci hanno detto di avere in pancia diversi prodotti, ma noi abbiamo bisogno di capire di che cosa si parla. È importante che abbiano cambiato approccio, perché mentre a gennaio loro parlavano solo dei 700 esuberi, oggi sono partiti da un'altra prospettiva. Dobbiamo però entrare nel merito e capire cosa la Bosch ha nel portafogli. Ora, dobbiamo capire se questo approccio avuto oggi corrisponde a verità».
«Il problema esubero purtroppo non scompare - sottolinea il segretario -. Dobbiamo quindi fare un percorso di medio e lungo termine, indirizzato alla riconversione e diversificazione per garantire un futuro allo stabilimento. Noi non siamo affezionati al prodotto tecnologicamente avanzato, come è stato nel passato con il common rail che poteva dare lavoro a tutta quella gente. Se riusciamo ad avere dieci prodotti che danno lavoro a 100 dipendenti a prodotto, raggiungiamo lo stesso obiettivo».
«Sono stati programmati una serie di incontri anche in sede ministeriale (il prossimo dovrebbe esserci tra un mese, ndr) - conclude -, e la Regione si è resa disponibile a condividere un percorso finalizzato ad un contratto di sviluppo. Verrà inoltre ripresa da capo la collaborazione, che negli ultimi anni era depotenziata, con il centro ricerche e sviluppo proprio anche per produrre all'interno del sito di Bari».
«Occorre che l'azienda formalizzi quanto annunciato in un documento che racchiuda un nuovo piano industriale che definisca gli investimenti e che individui i nuovi indirizzi produttivi che compensino la diminuzione delle attività legate ai motori diesel - aggiunge Leo Caroli -. La Regione è pronta a sostenere gli investimenti, anche attraverso il cofinanziamento nazionale di un contratto di sviluppo. Siamo pronti a discutere anche con il Ministero del Lavoro il ricorso a nuovi ammortizzatori sociali per mettere in sicurezza i lavoratori. La Regione, infine, potrà agevolare un piano formativo dei lavoratori che dovranno essere addestrati alle nuove mansioni».