Attualità
Conte proroga il lock down, da martedì però le prime riaperture
Cartolibrerie e librerie potranno ricominciare a lavorare già dalla prossima settimana, da maggio via alla fase 2
Italia - venerdì 10 aprile 2020
19.16
Continua il lock down in Italia fino al 3 maggio, anche se da martedì alcune attività potranno riaprire i battenti. Principalmente si tratta di cartolibrerie e librerie, queste ultime protagoniste nei giorni scorsi di un accorato appello al Governo per poter ricominciare davvero a lavorare, per loro era consentita la sola consegna a domicilio da qualche giorno. Oltre a loro anche negozi che vendono vestiti per neonati e bambini, e alcune altre attività che saranno elencate nel nuovo DPCM.
Il lock down continua su tutto il territorio in quanto le misure messe in atto hanno permesso di contenere il contagio dell'epidemia da COVID-19, ma non è ancora il momento di mollare, rischiando di vanificare il lavoro fatto fino a questo momento. Tutto perché non possiamo permetterci un nuovo aumento del contagio, al momento ridotto ma non ancora al di sotto del valore che ci permetta di stare in sicurezza.
«Proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio - ha dichiarato il presidente del Consiglio - decisione difficile ma necessaria e di cui mi prendo tutta la responsabilità politica. Decisione presa dopo una serie di incontri. Il comitato tecnico scientifico dice che i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti, le misure attuate stanno funzionando, e abbiamo avuto riconoscimenti a livello europeo. Se cedessimo adesso, rischieremmo di perdere i risultati positivi ottenuti fino a questo momento con grande frustrazione da parte di tutti. Siamo tutti impazienti di ripartire. L'auspicio è che dopo il 3 maggio si possa gradualmente ripartire, ma questo dipenderà dal nostro comportamento».
«La proroga vale anche per le attività produttive - aggiunge Conte - perché mettiamo la tutela della salute al primo posto, ponderando però tutti gli interessi in campo. La nostra determinazione è allentare prima possibile le misure per le attività produttive, per far ripartire il motore del nostro paese a pieno regime. Vi posso promettere che, se si verificassero le condizioni necessarie prima del 3 maggio, ci comporteremo di conseguenza».
«Dal 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie, negozi per bambini, silvicoltura e varie attività forestali con ponderazione - sottolinea il premier - Il lavoro per la fase 2 è partito, non possiamo infatti sperare che il virus scompaia, ma dobbiamo capire come conviverci. Ci avvarremo, in questa fase, di un gruppo di esperti, che dialogherà con il comitato tecnico scientifico, in modo da avere la possibilità di modificare anche le logiche dell'organizzazione del lavoro fin qui radicate. Dobbiamo inventarci modelli organizzativi più innovativi, che tengano conto anche della qualità della vita».
Per quanto riguarda l'Europa si sottolinea come per superare questa emergenza siano necessari 1.500 miliardi, cifre mai viste in tempo di pace. «Le proposte messe sul tavolo ieri - sottolinea il premier - vanno considerate un primo passo, che però il Governo italiano ritiene insufficiente. Principale battaglia è quella per un fondo con condivisione economica dello sforzo, come ad esempio con gli Eurobond, che deve avere una potenza proporzionata alla necessità e deve essere disponibile subito. Se arriveremo tardi sarà insufficiente».
«Sul Mes inoltre si è elevato un dibattito che ritengo legittimo - conclude - ma vi assicuro che il Governo troverà il modo per interloquire in merito con tutti i rappresentanti del popolo in Parlamento, ma ci tengo a fare delle precisazioni in merito ad alcune falsità. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri. Su richiesta di alcuni Stati membri, non dell'Italia, l'Eurogruppo ha lavorato a questa proposta, ovvero una nuova linea di credito diversa da quelle già esistenti. Inoltre l'Italia non ha firmato nessuna attivazione del Mes, in quanto non ne ha bisogno, ritenendolo uno strumento inadeguato all'emergenza che stiamo vivendo».
Il lock down continua su tutto il territorio in quanto le misure messe in atto hanno permesso di contenere il contagio dell'epidemia da COVID-19, ma non è ancora il momento di mollare, rischiando di vanificare il lavoro fatto fino a questo momento. Tutto perché non possiamo permetterci un nuovo aumento del contagio, al momento ridotto ma non ancora al di sotto del valore che ci permetta di stare in sicurezza.
«Proroghiamo le misure restrittive fino al 3 maggio - ha dichiarato il presidente del Consiglio - decisione difficile ma necessaria e di cui mi prendo tutta la responsabilità politica. Decisione presa dopo una serie di incontri. Il comitato tecnico scientifico dice che i segnali della curva epidemiologica sono incoraggianti, le misure attuate stanno funzionando, e abbiamo avuto riconoscimenti a livello europeo. Se cedessimo adesso, rischieremmo di perdere i risultati positivi ottenuti fino a questo momento con grande frustrazione da parte di tutti. Siamo tutti impazienti di ripartire. L'auspicio è che dopo il 3 maggio si possa gradualmente ripartire, ma questo dipenderà dal nostro comportamento».
«La proroga vale anche per le attività produttive - aggiunge Conte - perché mettiamo la tutela della salute al primo posto, ponderando però tutti gli interessi in campo. La nostra determinazione è allentare prima possibile le misure per le attività produttive, per far ripartire il motore del nostro paese a pieno regime. Vi posso promettere che, se si verificassero le condizioni necessarie prima del 3 maggio, ci comporteremo di conseguenza».
«Dal 14 aprile riapriamo cartolibrerie, librerie, negozi per bambini, silvicoltura e varie attività forestali con ponderazione - sottolinea il premier - Il lavoro per la fase 2 è partito, non possiamo infatti sperare che il virus scompaia, ma dobbiamo capire come conviverci. Ci avvarremo, in questa fase, di un gruppo di esperti, che dialogherà con il comitato tecnico scientifico, in modo da avere la possibilità di modificare anche le logiche dell'organizzazione del lavoro fin qui radicate. Dobbiamo inventarci modelli organizzativi più innovativi, che tengano conto anche della qualità della vita».
Per quanto riguarda l'Europa si sottolinea come per superare questa emergenza siano necessari 1.500 miliardi, cifre mai viste in tempo di pace. «Le proposte messe sul tavolo ieri - sottolinea il premier - vanno considerate un primo passo, che però il Governo italiano ritiene insufficiente. Principale battaglia è quella per un fondo con condivisione economica dello sforzo, come ad esempio con gli Eurobond, che deve avere una potenza proporzionata alla necessità e deve essere disponibile subito. Se arriveremo tardi sarà insufficiente».
«Sul Mes inoltre si è elevato un dibattito che ritengo legittimo - conclude - ma vi assicuro che il Governo troverà il modo per interloquire in merito con tutti i rappresentanti del popolo in Parlamento, ma ci tengo a fare delle precisazioni in merito ad alcune falsità. Il Mes esiste dal 2012, non è stato istituito ieri. Su richiesta di alcuni Stati membri, non dell'Italia, l'Eurogruppo ha lavorato a questa proposta, ovvero una nuova linea di credito diversa da quelle già esistenti. Inoltre l'Italia non ha firmato nessuna attivazione del Mes, in quanto non ne ha bisogno, ritenendolo uno strumento inadeguato all'emergenza che stiamo vivendo».