Attualità
Coronavirus, il racconto di una barese a Madrid: «La Spagna ha imparato dall'Italia»
Paola Alba, restauratrice di beni culturali: «Seguo la situazione della Puglia, importante non abbassare la guardia»
Italia - sabato 18 aprile 2020
0.27
Da focolai "isolati" a pandemia. Il Coronavirus Covid-19 ha ben presto smesso di essere un problema cinese prima e italiano poi, diventando in tempi rapidi un'emergenza mondiale che sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari ed economici internazionali. In Europa, il primo paese a essere interessato da una rapida doffusione del virus dopo l'Italia è stata la Spagna. Il regno iberico, come il nostro Paese, sta pian piano cercando di uscire dalla fase critica, ma i livelli di guardia restano alti; il ricordo del picco di contagio è ancora molto fresco, e l'emergenza non è affatto passata, lì come qui. Ne abbiamo parlato con una barese che vive a Madrid, Paola Alba, restauratrice di beni culturali abilitata alla professione e Ph.D. student in Conservazione e restauro dei beni culturali dell'Universitat Politècnica de València.
Come stai vivendo la quarantena "a distanza" con i tuoi familiari e amici in Italia e a Bari?
Questa situazione mi ha paradossalmente avvicinata di più alle persone lontane. Sto chiamando molto più spesso i miei genitori, ma anche tutti i parenti e gli amici più stretti. Diciamo che ci è voluta la quarantena per dissotterrare il profilo di Skype e passare le serate con la compagnia virtuale dei miei cari, magari facendo apertivi "insieme" e chiacchierando del più e del meno come se fossimo seduti in un pub.
Dopo l'esplosione dell'epidemia in Italia, la Spagna è stato il primo paese europeo ad adottare misure simili a quelle italiane. Cosa ha deciso il governo spagnolo?
Qui la quarantena è cominciata una settimana dopo rispetto all'Italia, e le misure sono praticamente uguali a quelle italiane. All'inizio il governo non pensava che il virus si potesse diffondere così in fretta e sono stati commessi parecchi errori, ma dopo hanno cercato di recuperare adottando misure restrittive. Per fortuna, non come in altri paesi.
In Italia non tutti hanno recepito fin da subito l'importanza di sottoporsi all'isolamento domiciliare per contrastare la diffusione del virus. Stessa cosa anche lì?
No. Prima che venisse indetta la quarantena pochi avevano capito la gravità della situazione e la gente ha continuato a uscire, a partecipare a eventi e manifestazioni. Poi, come in Italia, si è verificato l'esodo dalle grandi città (soprattutto Madrid) verso le case-vacanza o verso i paesi di origine; i supermercati sono stati praticamente saccheggiati (per un paio di settimane è stato difficile trovare la carta igienica). Tuttavia, da quando è cominciata la quarantena la popolazione si è comportata in maniera responsabile. Nel nostro quartiere a Madrid non si vede quasi nessuno per strada. Lo stesso mi hanno raccontato amici che vivono a Valencia e in Almeria.
Segui gli aggiornamenti dall'Italia e dalla Puglia? Sei preoccupata?
Sì, cerco di tenermi informata il più possibile. Sono certamente preoccupata e dispiaciuta per la situazione italiana, però mi consola vedere che in Puglia i casi non sono molto aumentati. Sono più tranquilla sapendo che i miei genitori non sono nel pieno di un focolaio di Coronavirus. Adesso spero che la gente non abbassi la guardia e cominci a comportarsi con incoscienza. Mi rasserena sapere che a Bari il sindaco Decaro abbia deciso di chiudere tutti i supermercati a Pasqua e Pasquetta per evitare che si ripetesse quanto successo nelle domeniche precedenti.
Madrid è il principale focolaio del contagio spagnolo. Come sta reagendo la sanità?
Non è facile dare una risposta oggettiva. La sanità sta cercando di reagire nel miglior modo possibile, ma ovviamente siamo in momento di estrema emergenza. Qualche settimana fa il sistema sanitario a Madrid era vicino al collasso, adesso sembra che la situazione sia migliorata. Qui hanno organizzato un ospedale da campo all'interno della Fiera. Alcuni ospedali privati, seguendo direttive preesistenti, hanno dovuto mettere a disposizione una parte delle loro strutture. Nonostante la scarsità di Dpi, gli operatori sanitari cercano di fare del loro meglio e purtroppo sono molti quelli che sono stati contagiati.
Smart working e didattica a distanza. Come procede l'adattamento in Spagna?
Nella mia università le lezioni si tenevano in parte online già da prima, soprattutto i corsi di aggiornamento per noi dottorandi. Adesso si fa tutto online ed è stato organizzato un sistema di servizio a domicilio per poter consultare alcuni libri della biblioteca. Io sto finendo di scrivere la tesi; avendo già portato a termine la parte sperimentale, la chiusura dell'università al momento non è un problema. A ogni modo il Ministero non ha ancora deciso esattamente come intervenire. Al momento gli esami sono rimandati e le scadenze per la consegna delle tesi posticipate.
Come stai vivendo la quarantena "a distanza" con i tuoi familiari e amici in Italia e a Bari?
Questa situazione mi ha paradossalmente avvicinata di più alle persone lontane. Sto chiamando molto più spesso i miei genitori, ma anche tutti i parenti e gli amici più stretti. Diciamo che ci è voluta la quarantena per dissotterrare il profilo di Skype e passare le serate con la compagnia virtuale dei miei cari, magari facendo apertivi "insieme" e chiacchierando del più e del meno come se fossimo seduti in un pub.
Dopo l'esplosione dell'epidemia in Italia, la Spagna è stato il primo paese europeo ad adottare misure simili a quelle italiane. Cosa ha deciso il governo spagnolo?
Qui la quarantena è cominciata una settimana dopo rispetto all'Italia, e le misure sono praticamente uguali a quelle italiane. All'inizio il governo non pensava che il virus si potesse diffondere così in fretta e sono stati commessi parecchi errori, ma dopo hanno cercato di recuperare adottando misure restrittive. Per fortuna, non come in altri paesi.
In Italia non tutti hanno recepito fin da subito l'importanza di sottoporsi all'isolamento domiciliare per contrastare la diffusione del virus. Stessa cosa anche lì?
No. Prima che venisse indetta la quarantena pochi avevano capito la gravità della situazione e la gente ha continuato a uscire, a partecipare a eventi e manifestazioni. Poi, come in Italia, si è verificato l'esodo dalle grandi città (soprattutto Madrid) verso le case-vacanza o verso i paesi di origine; i supermercati sono stati praticamente saccheggiati (per un paio di settimane è stato difficile trovare la carta igienica). Tuttavia, da quando è cominciata la quarantena la popolazione si è comportata in maniera responsabile. Nel nostro quartiere a Madrid non si vede quasi nessuno per strada. Lo stesso mi hanno raccontato amici che vivono a Valencia e in Almeria.
Segui gli aggiornamenti dall'Italia e dalla Puglia? Sei preoccupata?
Sì, cerco di tenermi informata il più possibile. Sono certamente preoccupata e dispiaciuta per la situazione italiana, però mi consola vedere che in Puglia i casi non sono molto aumentati. Sono più tranquilla sapendo che i miei genitori non sono nel pieno di un focolaio di Coronavirus. Adesso spero che la gente non abbassi la guardia e cominci a comportarsi con incoscienza. Mi rasserena sapere che a Bari il sindaco Decaro abbia deciso di chiudere tutti i supermercati a Pasqua e Pasquetta per evitare che si ripetesse quanto successo nelle domeniche precedenti.
Madrid è il principale focolaio del contagio spagnolo. Come sta reagendo la sanità?
Non è facile dare una risposta oggettiva. La sanità sta cercando di reagire nel miglior modo possibile, ma ovviamente siamo in momento di estrema emergenza. Qualche settimana fa il sistema sanitario a Madrid era vicino al collasso, adesso sembra che la situazione sia migliorata. Qui hanno organizzato un ospedale da campo all'interno della Fiera. Alcuni ospedali privati, seguendo direttive preesistenti, hanno dovuto mettere a disposizione una parte delle loro strutture. Nonostante la scarsità di Dpi, gli operatori sanitari cercano di fare del loro meglio e purtroppo sono molti quelli che sono stati contagiati.
Smart working e didattica a distanza. Come procede l'adattamento in Spagna?
Nella mia università le lezioni si tenevano in parte online già da prima, soprattutto i corsi di aggiornamento per noi dottorandi. Adesso si fa tutto online ed è stato organizzato un sistema di servizio a domicilio per poter consultare alcuni libri della biblioteca. Io sto finendo di scrivere la tesi; avendo già portato a termine la parte sperimentale, la chiusura dell'università al momento non è un problema. A ogni modo il Ministero non ha ancora deciso esattamente come intervenire. Al momento gli esami sono rimandati e le scadenze per la consegna delle tesi posticipate.