Attualità
Covid, Confesercenti Bari: "Chiudere le attività non è la soluzione"
La presidente Raffaella Altamura: "Non è nei negozi, nei bar e nei ristoranti che cresce il contagio”
Bari - giovedì 11 marzo 2021
12.57 Comunicato Stampa
A seguito dell'ordinanza del sindaco di Bari, Antonio Decaro, con cui si determina il divieto di asporto di cibi e bevande dalle 18 e la sospensione delle attività di vendita al dettaglio dalle 19, la presidente di Confesercenti Bari, Raffaella Altamura, fa appello al buon senso e chiede misure differenti dalla "semplice" chiusura delle attività commerciali e, comunque, ristori immediati che aiutino le imprese quantomeno a sopravvivere.
"È un anno che le misure di contenimento del fenomeno epidemiologico messe in atto dai Sindaci – afferma Altamura - passano unicamente dalla limitazione delle attività commerciali, che siano di ristorazione, di somministrazione o no food, limitandone la tipologia di azione o di orario apertura e chiusura. Finora non abbiamo ottenuto nessun risultato in termini di contenimento. Anzi, oggi ci ritroviamo di fronte a una terza ondata e non possiamo affrontarla con la stessa metodologia fin qui adottata. Non è nei negozi di abbigliamento e calzature, nei bar e nei ristoranti che si determina il contagio. Quest'ultimo si determina nei luoghi di assembramento che avvengono puntualmente in determinate zone delle città ben conosciute dai sindaci. La mappatura è chiara ed in tal senso potrebbe essere agevolmente gestibile con serie azioni di controllo e repressione delle violazioni. D'altronde è evidente a tutti che soprattutto nei weekend gli assembramenti (specie quelli nelle vicinanze di bar e ristoranti) avvengono puntualmente in orari mattutini e pomeridiani che, di fatto, da queste ordinanze non vengono intaccati.
Del resto sarebbe interessante capire perché si chiudono i negozi, ma tutti gli uffici pubblici restano aperti, con percentuali di smart working irrisorie e con inevitabili conseguenze sugli affollamenti di autobus e treni; poche persone che frequentano un negozio per poche ore creano assembramento, mentre centinaia di persone negli uffici per tante ore al giorno possono stare tranquillamente.
Di fatto assistiamo ad una dichiarazione di resa da parte dei Sindaci e della Prefettura rispetto all'attività di controllo del territorio e, pertanto, l'unico provvedimento che si è in grado di fare è quello di chiudere i negozi. A cosa giova poi tutto questo a pochissimi giorni, a quanto sembra, dal già annunciato divenire zona rossa della provincia di Bari?
Dopo un anno, - conclude Altamura - permettetemi di sostenere con forza che la soluzione non può consistere solo nel far chiudere o limitare le attività che, cosa essenziale, non avranno alcun ristoro; la soluzione è controllare che tutti gli esercenti applichino rigorosamente le regole che sono state impartite a tutti i livelli con i protocolli per la riapertura dei negozi in sicurezza (massimi affollamenti, distanziamenti, misurazioni temperature e igienizzazione delle mani); le politiche delle restrizioni non ha portato ad alcun risultato sanitario, ma solo all'impoverimento delle nostre città sempre più con saracinesche abbassate ed insegne spente"
"È un anno che le misure di contenimento del fenomeno epidemiologico messe in atto dai Sindaci – afferma Altamura - passano unicamente dalla limitazione delle attività commerciali, che siano di ristorazione, di somministrazione o no food, limitandone la tipologia di azione o di orario apertura e chiusura. Finora non abbiamo ottenuto nessun risultato in termini di contenimento. Anzi, oggi ci ritroviamo di fronte a una terza ondata e non possiamo affrontarla con la stessa metodologia fin qui adottata. Non è nei negozi di abbigliamento e calzature, nei bar e nei ristoranti che si determina il contagio. Quest'ultimo si determina nei luoghi di assembramento che avvengono puntualmente in determinate zone delle città ben conosciute dai sindaci. La mappatura è chiara ed in tal senso potrebbe essere agevolmente gestibile con serie azioni di controllo e repressione delle violazioni. D'altronde è evidente a tutti che soprattutto nei weekend gli assembramenti (specie quelli nelle vicinanze di bar e ristoranti) avvengono puntualmente in orari mattutini e pomeridiani che, di fatto, da queste ordinanze non vengono intaccati.
Del resto sarebbe interessante capire perché si chiudono i negozi, ma tutti gli uffici pubblici restano aperti, con percentuali di smart working irrisorie e con inevitabili conseguenze sugli affollamenti di autobus e treni; poche persone che frequentano un negozio per poche ore creano assembramento, mentre centinaia di persone negli uffici per tante ore al giorno possono stare tranquillamente.
Di fatto assistiamo ad una dichiarazione di resa da parte dei Sindaci e della Prefettura rispetto all'attività di controllo del territorio e, pertanto, l'unico provvedimento che si è in grado di fare è quello di chiudere i negozi. A cosa giova poi tutto questo a pochissimi giorni, a quanto sembra, dal già annunciato divenire zona rossa della provincia di Bari?
Dopo un anno, - conclude Altamura - permettetemi di sostenere con forza che la soluzione non può consistere solo nel far chiudere o limitare le attività che, cosa essenziale, non avranno alcun ristoro; la soluzione è controllare che tutti gli esercenti applichino rigorosamente le regole che sono state impartite a tutti i livelli con i protocolli per la riapertura dei negozi in sicurezza (massimi affollamenti, distanziamenti, misurazioni temperature e igienizzazione delle mani); le politiche delle restrizioni non ha portato ad alcun risultato sanitario, ma solo all'impoverimento delle nostre città sempre più con saracinesche abbassate ed insegne spente"