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Scuola e Lavoro

Crisi ex Om, Micchetti (Fim Cisl): «Continueremo a lavorare sulla reindustrializzazione»

In vista dell'incontro con Emiliano, BariViva ha intervistato il segretario del sindacato cittadino per fare il punto

La crisi della ex Om Carrelli continua a tenere banco in questi giorni prenatalizi. Di ieri la notizia della nomina del curatore fallimentare della Tua Industries, e la convocazione di un incontro tra le parti per venerdì fatta dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Questa notte, invece, finalmente è giunta la buona notizia della proroga della cassa integrazione in deroga per altri 12 mesi, grazie alla lotta della regione per far approvare un apposito emendamento alla legge di stabilità. Per capire meglio l'attuale situazione dei 190 lavoratori ex Om, BariViva ha intervistato per voi il segretario della Fim Cisl di Bari, Gianfranco Micchetti, una delle sigle sindacali che sta lottando da quasi 7 anni al fianco degli operai dell'ex azienda di carrelli elevatori.

La situazione dei lavoratori della ex Om in questo momento non è sicuramente facile, e venerdì voi dovrete portare le loro ragioni davanti al presidente Emiliano. Qual è la vostra posizione, come sindacato, in questo momento e che cosa direte ad Emiliano in quel frangente?

«Noi prima di tutto negli ultimi tempi abbiamo pressato tutti quelli che erano i nostri canali di condizionamento verso la politica, affinché venisse approvata la cassa integrazione in deroga, in modo tale che in questo modo i lavoratori possono contare su un altro anno di respiro, di copertura sociale anche se minima. In questo modo abbiamo davanti a noi un altro anno per continuare a pressare le istituzioni e le società di scouting, mentre attendiamo una convocazione al Ministero dello Sviluppo Economico, perché ad oggi l'obiettivo è continuare a puntare sulla reindustrializzazione. La ricollocazione dei lavoratori è una seconda opzione che consideriamo, in quanto dopo 7 anni di martirio sono stanchi e demotivati psicologicamente. Questi ultimi avvenimenti sono stati i peggiori, è stata molto più dura rispetto alle passate esperienze e allo stesso annuncio della chiusura della attività produttiva avvenuto nel lontano 5 luglio del 2011. Il fatto è che, mentre lo scorso anno nello stesso periodo si stava festeggiando il nuovo contratto, oggi dopo un anno ci troviamo a navigare nel guado. Questo doveva essere l'anno in cui la reindustrializzazione avrebbe davvero preso corpo, si credeva in una serie di adempimenti che avrebbero permesso di avere finanziamenti pubblici, che invece in questa situazione non sono stati erogati. Ci troviamo con i primi investitori americani che se ne sono andati, e non sappiamo nemmeno le motivazioni dietro alla loro rinuncia, che speriamo di avere dal Ministero che era l'ente ad avere legami con tali investitori; mentre gli ultimi investitori russi, con cui siamo stati in trattativa per circa due mesi con diversi incontri sia a Milano che a Zurigo, dove c'è la loro sede, hanno motivato l'abbandono in quanto l'investimento non era adeguato alle loro aspettative. Come sindacato continueremo, senza illudere i lavoratori, a lavorare sulla reindustrializzazione. Ci dispiace, perché in questo progetto avevamo creduto tutti, noi sindacati, la Regione, i lavoratori, e anche una serie di fornitori che si trovano ora a non essere nemmeno stati pagati. L'azienda in questo momento è sotto curatela fallimentare, ieri mattina è stato nominato il curatore fallimentare».

Questa che ci ha descritto è l'attuale situazione e il punto in cui è arrivata la vertenza ex Om dopo 7 anni di lotte e di tentativi di reindustrializzazione. A questo punto, i lavoratori, invece, che cosa vogliono? Cosa chiedono che si faccia per loro?

I lavoratori vogliono solo lavorare, al settimo anno di ammortizzatori sociali sono stanchi loro e le loro famiglie. Vogliono disperatamente solo il lavoro. Sono partiti nel 2011 in 320, ne sono rimasti 190 che pretendono risposte da noi, ma le pretendono soprattutto dalle istituzioni. Anche perché, come già detto, gli ultimi avvenimenti li hanno provati molto dal punto di vista psicologico.

Cosa pensate che possa materialmente fare ora il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, per i lavoratori della ex Om? Come la Regione può essere d'aiuto in questo momento?

«La Regione ha fatto un ottimo lavoro, con la pressione sulla Commissione Bilancio, riuscendo ad ottenere la cassa integrazione in deroga. È chiaro che chiederemo alla Regione di continuare a perorare questa causa, di continuare con l'attività di scouting di nuovi investitori, noi continuiamo a spingere la Regione a risolvere una volta per tutte questa vertenza».

Per quanto riguarda i capannoni dell'azienda è notizia di pochi giorni fa che sono anche rimasti senza corrente elettrica, e che il guardiano rimasto lavora al buio. Può dirci qualcosa in merito?

«Purtroppo, sì i capannoni sono al buio perché nessuno sta più pagando per la corrente elettrica. Siamo riusciti solo attraverso la Regione a rinnovare il contratto con la guardiania, che almeno garantisce una sorveglianza, anche se non so per quanto tempo ancora sia stata fatta questa proroga. Per far lavorare in condizioni adeguate tale vigilanza stiamo cercando di ottenere, anche in questo caso con il supporto della Regione Puglia, la possibilità di avere un generatore di corrente che permetta di avere una seppur minima illuminazione. Anche perché stiamo parlando di 95 mila metri quadrati di superficie del capannone, che abbiamo visionato ieri, e che benché sia stato svuotato dato che si stava lavorando per adeguarlo alla produzione delle nuove auto, mantiene ancora attrattività, ci sono materiali all'interno che rischiano di essere trafugati».

Cosa ci dice sul fatto che, per quanto riguarda questo ultimo progetto che ha appena accennato relativo alla costruzione della prima auto elettrica made in Puglia, l'auto viene presentata in pompa magna durante la Fiera del Levante a settembre, quando gli investitori si erano già tirati indietro ad agosto (la notizia è del 4 agosto) e non c'erano i soldi per poter iniziare la produzione, ma in quell'occasione si dice a tutti che invece a dicembre si inizierà la produzione. Non è stata quella che i lavoratori dicono oggi una "presa in giro"?

«In realtà c'era un residuo di capitale versato inizialmente dai primi investitori americani, e a quel punto era necessario decidere che cosa fare. In quel momento l'azienda ha deciso di puntare sull'omologa e la presentazione dell'auto proprio per attirare capitali ed investitori. Il nuovo investitore è stato di fatto trovato, purtroppo all'ultimo momento si è tirato indietro. Il progetto è ancora valido, parliamo delle auto del futuro, il problema è solo quello di riuscire a trovare un investitore che abbia voglia di mettersi in gioco in questo progetto e rischiare».

Come sindacato parlate ancora di reindustrializzazione, cosa ne pensate invece di un progetto di ricollocamento dei lavoratori, considerando che sono persone qualificate e d'esperienza?

«Noi puntiamo ancora molto sulla reindustrializzazione, in quanto il capannone si predispone per quello, essendo stato per oltre 40 anni il luogo di produzione di carrelli elevatori ha un'impostazione molto simile a quelli in cui si costruiscono auto, magari piccole e di nicchia, è un capannone ex Fiat che nasce con questa impostazione. Ovvio che se non si riuscisse a far andare in porto il progetto opereremo in tutte le direzioni possibili, tra cui anche la ricollocazione presso altre aziende o altri enti. In questo caso però ci vuole la volontà politica di farlo. Una cosa però è certa, noi non abbandoneremo i lavoratori fino a che non riusciremo a risolvere la situazione. Purtroppo, viviamo in un paese molto bravo a gestire gli ammortizzatori sociali quando le aziende chiudono o sono in crisi, ma siamo molto inefficienti per quanto riguarda le politiche attive sul lavoro».

I lavoratori hanno protestato anche contro il sindaco di Bari, Antonio Decaro, hanno fatto un sit-in davanti alla ruota panoramica il giorno dell'inaugurazione. Cosa credete che possa fare lui in questo momento per la vostra causa?

«L'amministrazione comunale di Bari è sempre stata vicina fin dall'inizio di questa vertenza, ma è chiaro che quando le cose vano male i lavoratori se la prendono con tutti, mentre quando vanno bene riconoscono i meriti solo ad alcuni. Decaro è uno che in questa vertenza ci ha messo la faccia, è stato presente a quasi tutte le riunioni, alla Fiera del Levante, ovvio che si trovi ora tra coloro che vengono additati di avere delle responsabilità. In questo momento, non tanto come sindaco, ma come personaggio politico che ha i suoi legami con la politica romana, oltre che come presidente dell'Anci, può sicuramente aiutare. In queste vertenze, in fondo, si riesce ad ottenere un risultato quando succede grazie ad un'azione fatta di concerto tra le parti in causa, non c'è una singola persona a cui intestare il successo o il fallimento».
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