Politica
Decaro a Roma per guidare la delegazione di 200 sindaci italiani dal Papa
Il presidente Anci: «Sindaci indicheranno la strada giusta con la guida del Pontefice»
Bari - domenica 1 ottobre 2017
10.15
Decaro e i 200 sindaci a Roma: sembra il titolo di un film di Asterix e Obelix, ma in realtà si tratta solo dell'udienza a cui hanno partecipato ieri mattina i primi cittadini provenienti da tutta Italia presso le sale pontificie, per incontrare Papa Francesco e affrontare i temi dell'accoglienza e della solidarietà che interrogano il nostro Paese.
Alla guida della delegazione composta dai 200 sindaci c'era ovviamente il sindaco di Bari, nonché presidente Anci Nazionale, Antonio Decaro, che dinanzi ha Francesco ha detto: «La città è la casa di tutti i cittadini. È il luogo dove ognuno prova a custodire radici e a coltivare speranze. Per noi sindaci la città è un luogo sacro, in cui portiamo avanti il compito, arduo e ambizioso, di determinare quel cambiamento di rotta necessario al bene comune attraverso piccole "azioni quotidiane", le sole che possono fare davvero la differenza nelle grandi sfide mondiali. Tra queste sicuramente c'è il fenomeno migratorio, su cui tanti sindaci stanno dando un esempio straordinario, mettendo in campo politiche di accoglienza, nel difficoltoso compito di costruire ponti e non muri, nel tendere mani e superare diffidenze».
Nel suo intervento, inoltre, Decaro ha richiamato alcuni passaggi fondamentali dell'enciclica "Laudato sì"- "sulla cura della casa comune" - che, secondo l'ermeneutica del sindaco barese, rendono meglio di altri discorsi vanagloriosi l'idea del lavoro che i sindaci svolgono e sono chiamati ogni giorno di più a svolgere nelle loro comunità e sui loro territori: «Noi sindaci siamo chiamati ad essere i nuovi artigiani della civiltà e dell'umanità, uomini e donne che costruiscono, con impegno civile e passione, parole nuove, nuove relazioni, storie di convivenza, di rispetto e di regole condivise. Mediatori, ci ha definiti il Papa - ha proseguito Decaro- perché quotidianamente impegnati a fare sintesi tra le diverse istanze, a trovare le risposte giuste su temi cruciali per la tenuta sociale, l'inclusione, il futuro stesso delle comunità. Infatti, I sindaci sono lì, ogni giorno, in mezzo alla gente, a cercare le soluzioni per tutti i problemi che gli vengono sottoposti. Un lavoro, ma anche una condizione spirituale».
I temi principali, come detto, dell'incontro erano quello dell'accoglienza e dell'integrazione, passaggi spinosi (ma necessari nell'era globale) che l'Italia vive con difficoltà e angoscia ma su cui la città di Bari può insegnare tantissimo a tutti. Il sindaco, infatti, ha proseguito nel suo discorso parlando a Francesco dell'esperienza di accoglienza incondizionata di cui il capoluogo pugliese si rese protagonista con l'arrivo della nave Vlora nel porto di Bari 26 anni fa. «Un Paese che accoglie, che non chiude le proprie porte alla speranza, è un Paese che genera vita e che guarda ed educa a guardare con speranza al futuro. Perché se l'egoismo, anche solo per calcolo elettoralistico, prevarrà sulla coesione, allora sì che dovremo temere per la tenuta morale e sociale del Paese. Le fragilità sociali non hanno colore, i sindaci lo sanno bene, non fanno differenze di cittadinanza, sesso o etnia, ma possono coinvolgere tutti noi, in qualsiasi fase della nostra vita. Per questi nostri figli, che arrivano da terra e da mare, e per tutti gli altri, noi sindaci abbiamo il dovere di guidare e sostenere quei piccoli passi del grande viaggio verso il cambiamento – conclude Decaro -. Spesso ci capita di avere paura. Spesso vorremmo tornare indietro. Soprattutto quando ci sentiamo soli».
Alla guida della delegazione composta dai 200 sindaci c'era ovviamente il sindaco di Bari, nonché presidente Anci Nazionale, Antonio Decaro, che dinanzi ha Francesco ha detto: «La città è la casa di tutti i cittadini. È il luogo dove ognuno prova a custodire radici e a coltivare speranze. Per noi sindaci la città è un luogo sacro, in cui portiamo avanti il compito, arduo e ambizioso, di determinare quel cambiamento di rotta necessario al bene comune attraverso piccole "azioni quotidiane", le sole che possono fare davvero la differenza nelle grandi sfide mondiali. Tra queste sicuramente c'è il fenomeno migratorio, su cui tanti sindaci stanno dando un esempio straordinario, mettendo in campo politiche di accoglienza, nel difficoltoso compito di costruire ponti e non muri, nel tendere mani e superare diffidenze».
Nel suo intervento, inoltre, Decaro ha richiamato alcuni passaggi fondamentali dell'enciclica "Laudato sì"- "sulla cura della casa comune" - che, secondo l'ermeneutica del sindaco barese, rendono meglio di altri discorsi vanagloriosi l'idea del lavoro che i sindaci svolgono e sono chiamati ogni giorno di più a svolgere nelle loro comunità e sui loro territori: «Noi sindaci siamo chiamati ad essere i nuovi artigiani della civiltà e dell'umanità, uomini e donne che costruiscono, con impegno civile e passione, parole nuove, nuove relazioni, storie di convivenza, di rispetto e di regole condivise. Mediatori, ci ha definiti il Papa - ha proseguito Decaro- perché quotidianamente impegnati a fare sintesi tra le diverse istanze, a trovare le risposte giuste su temi cruciali per la tenuta sociale, l'inclusione, il futuro stesso delle comunità. Infatti, I sindaci sono lì, ogni giorno, in mezzo alla gente, a cercare le soluzioni per tutti i problemi che gli vengono sottoposti. Un lavoro, ma anche una condizione spirituale».
I temi principali, come detto, dell'incontro erano quello dell'accoglienza e dell'integrazione, passaggi spinosi (ma necessari nell'era globale) che l'Italia vive con difficoltà e angoscia ma su cui la città di Bari può insegnare tantissimo a tutti. Il sindaco, infatti, ha proseguito nel suo discorso parlando a Francesco dell'esperienza di accoglienza incondizionata di cui il capoluogo pugliese si rese protagonista con l'arrivo della nave Vlora nel porto di Bari 26 anni fa. «Un Paese che accoglie, che non chiude le proprie porte alla speranza, è un Paese che genera vita e che guarda ed educa a guardare con speranza al futuro. Perché se l'egoismo, anche solo per calcolo elettoralistico, prevarrà sulla coesione, allora sì che dovremo temere per la tenuta morale e sociale del Paese. Le fragilità sociali non hanno colore, i sindaci lo sanno bene, non fanno differenze di cittadinanza, sesso o etnia, ma possono coinvolgere tutti noi, in qualsiasi fase della nostra vita. Per questi nostri figli, che arrivano da terra e da mare, e per tutti gli altri, noi sindaci abbiamo il dovere di guidare e sostenere quei piccoli passi del grande viaggio verso il cambiamento – conclude Decaro -. Spesso ci capita di avere paura. Spesso vorremmo tornare indietro. Soprattutto quando ci sentiamo soli».