Cronaca
Detenuto dà fuoco alla cella, tragedia sfiorata nel carcere di Bari
La denuncia del Sappe: «Coraggio e professionalità dei poliziotti determinanti in questo marasma»
Bari - mercoledì 27 aprile 2022
15.28
Poteva finire in tragedia l'episodio accaduto all'alba di oggi nel carcere di Bari a causa di un detenuto locale, di circa 40 anni con problemi psichiatrici, il quale prima ha iniziato a rompere le suppellettili presenti nella stanza, e poi ha dato fuoco alla cella, compreso il materasso che, oltre alle fiamme, ha generato molto fumo che ha invaso rapidamente non solo il piano in cui era detenuto, ma l'intera seconda sezione composta da tre piani.
Fortunatamente, il dramma è stata evitato grazie al pronto intervento dell'unico addetto della sezione che prontamente ha dato l'allarme facendo confluire sul posto tutti i poliziotti in servizio nel turno di notte, circa una dozzina di unità, nonché attivato l'estintore per cercare di spegnere le fiamme. Alla vista del fumo tutti i detenuti ristretti nella seconda sezione si sono svegliati e hanno iniziato a gridare e battere le stoviglie sulle inferriate.
«In questo marasma la professionalità ed il coraggio dei poliziotti sono stati determinanti, poiché una parte di loro si è preoccupata di aprire le stanze e portare i detenuti (circa 130) all'aperto, mentre gli altri sfidando il fumo e l'intossicazione, hanno portato in salvo il detenuto incendiario che si era chiuso nel bagno della stanza sbarrando la porta». La denuncia arriva dal Sappe - Sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
Nell'operazione sono stati utilizzati 2 estintori e un idrante . «Ancora una volta tutto finisce bene - prosegue la denuncia del Sappe - ma alcune domande necessitano di risposte immediate poiché eventi simili potrebbero accadere in ogni momento nel carcere di Bari, con risultati disastrosi per tutti». Il sindacato chiede polemicamente perché i detenuti con problemi psichiatrici presenti a Bai vengano «Distribuiti nelle varie sezioni detentive abbandonati a se stessi con i poliziotti che nelle ore serali e notturne non possono nemmeno controllarli in maniera adeguata poiché devono gestire più piani contemporaneamente, invece di ospitarli nel centro clinico ove verrebbero controllati da un punto di vista sanitario in maniera più adeguata?».
«È possibile - prosegue la nota - che per controllare la sicurezza del carcere di Bari che ospita circa 430 detenuti, molti dei quali appartenenti a pericolosi clan del territorio, nel turno notturno vengano impiegati circa una dozzina di poliziotti? Ed in caso di eventi critici in più reparti cosa accadrebbe? Una ecatombe? Perché il carcere di Bari, che potrebbe ospitare non più di 260 detenuti (capienza regolamentare), ne contiene di 430 (+160% contro il 110% a livello nazionale), mentre l'organico della polizia penitenziaria è rimasto lo stesso previsto per gestire i 260 detenuti?».
Il sindacato continua: «Perché si continua a tenere in una zona semicentrale di Bari, densamente abitata, un ecomostro che crea enormi disagi, insicurezze e paure tra i cittadini? Avrà qualche rimorso l'ex presidente della regione Vendola che anni fa rinunciò ai 45 milioni di euro stanziati dal governo per un nuovo carcere fuori dalle mura cittadine, fondi che poi sono finiti al nord, per costruire un carcere nel nulla a San Vito al Tagliamento? Il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene che la cittadinanza dovrebbe ringraziare questi oscuri lavoratori che in silenzio con coraggio e professionalità fanno un lavoro reso maledettamente difficile, per volontà politiche e del Dap, e che vengono alla ribalta esclusivamente per situazioni negative che ne offendono la dignità e la correttezza».
Fortunatamente, il dramma è stata evitato grazie al pronto intervento dell'unico addetto della sezione che prontamente ha dato l'allarme facendo confluire sul posto tutti i poliziotti in servizio nel turno di notte, circa una dozzina di unità, nonché attivato l'estintore per cercare di spegnere le fiamme. Alla vista del fumo tutti i detenuti ristretti nella seconda sezione si sono svegliati e hanno iniziato a gridare e battere le stoviglie sulle inferriate.
«In questo marasma la professionalità ed il coraggio dei poliziotti sono stati determinanti, poiché una parte di loro si è preoccupata di aprire le stanze e portare i detenuti (circa 130) all'aperto, mentre gli altri sfidando il fumo e l'intossicazione, hanno portato in salvo il detenuto incendiario che si era chiuso nel bagno della stanza sbarrando la porta». La denuncia arriva dal Sappe - Sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
Nell'operazione sono stati utilizzati 2 estintori e un idrante . «Ancora una volta tutto finisce bene - prosegue la denuncia del Sappe - ma alcune domande necessitano di risposte immediate poiché eventi simili potrebbero accadere in ogni momento nel carcere di Bari, con risultati disastrosi per tutti». Il sindacato chiede polemicamente perché i detenuti con problemi psichiatrici presenti a Bai vengano «Distribuiti nelle varie sezioni detentive abbandonati a se stessi con i poliziotti che nelle ore serali e notturne non possono nemmeno controllarli in maniera adeguata poiché devono gestire più piani contemporaneamente, invece di ospitarli nel centro clinico ove verrebbero controllati da un punto di vista sanitario in maniera più adeguata?».
«È possibile - prosegue la nota - che per controllare la sicurezza del carcere di Bari che ospita circa 430 detenuti, molti dei quali appartenenti a pericolosi clan del territorio, nel turno notturno vengano impiegati circa una dozzina di poliziotti? Ed in caso di eventi critici in più reparti cosa accadrebbe? Una ecatombe? Perché il carcere di Bari, che potrebbe ospitare non più di 260 detenuti (capienza regolamentare), ne contiene di 430 (+160% contro il 110% a livello nazionale), mentre l'organico della polizia penitenziaria è rimasto lo stesso previsto per gestire i 260 detenuti?».
Il sindacato continua: «Perché si continua a tenere in una zona semicentrale di Bari, densamente abitata, un ecomostro che crea enormi disagi, insicurezze e paure tra i cittadini? Avrà qualche rimorso l'ex presidente della regione Vendola che anni fa rinunciò ai 45 milioni di euro stanziati dal governo per un nuovo carcere fuori dalle mura cittadine, fondi che poi sono finiti al nord, per costruire un carcere nel nulla a San Vito al Tagliamento? Il Sappe, sindacato autonomo polizia penitenziaria, ritiene che la cittadinanza dovrebbe ringraziare questi oscuri lavoratori che in silenzio con coraggio e professionalità fanno un lavoro reso maledettamente difficile, per volontà politiche e del Dap, e che vengono alla ribalta esclusivamente per situazioni negative che ne offendono la dignità e la correttezza».