Le indagini dei Carabinieri
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Cronaca

Dogna conosceva il suo assassino? Attesa per l'autopsia di oggi

Si continua a scavare nella vita del 63enne morto a Santo Spirito. I vicini hanno confermato la lite

Lo conosceva. Non è entrato di soppiatto nell'abitazione di Francesco Dogna, il 63enne trovato morto mercoledì mattina nella sua casa del quartiere Santo Spirito di Bari. Non è sgattaiolato nel buio, forse è stato immortalato da una telecamera che si trova proprio sull'isolato, a pochi metri dall'ingresso del civico 14 di via Torino in cui viveva la vittima, dipendente della multinazionale Exprivia di Molfetta.

Forse, c'era qualche conto in sospeso. Ma probabilmente non pensava che sarebbe arrivato a tanto. Così tanto. Colpendolo e non lasciando tregua, fino al suo ultimo respiro in salotto, al piano superiore. Così, al suo cospetto, ha aperto la porta, ma ha trovato la morte. Sul corpo dell'uomo, che in quell'abitazione viveva da solo, sarà il medico legale Davide Ferorelli, dell'istituto di medicina legale del Policlinico di Bari, a svolgere l'autopsia nella giornata di oggi.

Non ci sono novità di rilievo, mentre gli inquirenti stanno passando al setaccio gli ultimi contatti, messaggi e telefonate dell'uomo, sul delitto in cui ha perso la vita in maniera indicibile, probabilmente nella notte fra martedì e mercoledì, a Santo Spirito, non lontano dal lungomare Cristoforo Colombo, l'impiegato trovato in una pozza di sangue dalla sorella e da un suo amico. Ma le prime ricostruzioni sulla dinamica del fatto di sangue, il primo del nuovo anno a Bari - il pubblico ministero della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, Carla Spagnuolo, indaga per omicidio -, forniscono una certezza, al di là del movente: il dipendente della società molfettese di informatica che lavorava in smart working conosceva l'uomo che lo avrebbe ammazzato colpendolo al torace e all'addome. Senza alcuna pietà.

Il 63enne, che a Santo Spirito ci viveva dal 2018 quando si era trasferito da Cassano delle Murge, «era un uomo troppo buono, mite e affabile», ha detto chi lo conosceva, aveva la passione per le barche e la pesca, ma anche la buona cucina. Un uomo senza macchie apparenti nella vita. Così è stato descritto da chi aveva contatti. Da Nicola, ad esempio, uno dei suoi amici del rione a nord del capoluogo pugliese: «Prendevamo tutti i giorni il caffè, ma mercoledì non si era presentato e non mi rispondeva». Forse Dogna, «che non era in conflitto con nessuno - ha raccontato un altro vicino -, ci sembrava tanto una persona garbata e solare», era perseguitato da qualcuno. Qualcuno che, per motivi ancora poco chiari, riteneva di aver subito un torto.
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